Urbanistica INFORMAZIONI

Sul riassetto istituzionale: le città metropolitane

Con le dimissioni del Governo Monti si è interrotta la prima fase di riassetto delle provincie e delle città metropolitane prevista dalla legge 135/2012 e dalla mancata conversione del Dl 188/2012. Tale fase è stata accompagnata da polemiche e varie amenità sull’identità delle comunità locali e sulla importanza delle provincie e per contro dell’inutilità delle città metropolitane.
In questo dibattito e sulle ragioni di questa riforma c’è stato un grande silenzio in merito alle opportunità che apre un ridisegno delle autonomie locali, per quanto riguarda la pianificazione di area vasta.
La sezione presenta alcune riflessioni accompagnate da una prima valutazione su quanto è avvenuto nelle proposte di perimetrazione e di funzioni attribuite nelle diverse città metropolitane,con la consapevolezza che tale ridisegno, prima o poi. dovrà essere portato a compimento.

Nello studio dell’Unione europea “Le città del futuro. Sfide, idee, anticipazioni”, Johannes Hahn, Membro della Commissione Europea responsabile per la Politica Regionale, nell’introduzione afferma “Più di due terzi della popolazione europea vive nelle aree urbane. Le città sono luoghi in cui emergono i problemi, ma dove si trovano anche soluzioni. Sono un terreno fertile per scienza e tecnologia, cultura e innovazione, per la creatività del singolo e della comunità. (…) È quindi necessario capire meglio le sfide che le varie città d’Europa dovranno affrontare negli anni a venire.” Una riflessione e una proposizione che indica come sia necessario, soprattutto in Europa affrontare ogni sfida, che sia di carattere sociale, economico o ambientale, in un ampio contesto territoriale.
Uno degli ostacoli per uno sviluppo territoriale armonioso dell’Europa, identificato nell’Agenda territoriale 2020, è l’espansione urbana incontrollata, ovvero la velocità con cui i terreni vengono occupati dal diffondersi di insediamenti a bassa densità. Nell’ambito della politica di coesione sono già state sviluppate strategie per il risanamento urbano, riconversione o riutilizzo delle zone abbandonate, in declino o non utilizzate. Queste possono svolgere un ruolo chiave in futuro al pari di altre strategie ambientali come la creazione di cinture e/o corridoi verdi e la promozione di città sempre più verdi, attente alle esigenze delle famiglie sia degli anziani e che dispongano di servizi e spazi pubblici per tutti, migliorando nel contempo la gestione dell’energia, delle risorse e dei flussi nelle città.
Questo nuovo approccio dell’Unione Europea, che mette le città al centro delle sue politiche (anche di sostegno economico) , pongono un problema al nostro Paese , nel quale le politiche indirizzate alle città sono sempre mancate. Inoltre non si può definire la città solo in base ai suoi confini amministrativi; il Parlamento europeo e il Comitato delle regioni hanno messo chiaramente in evidenza l’importanza di una governance a più livelli: le politiche europee, nazionali, regionali e locali devono essere strettamente legate le une alle altre.
La legge n. 135 del 7 agosto 2012 di conversione del decreto legge. 95/2012 sulla Spending Review, al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio, avvia un riordino delle province e propone in attuazione degli articoli 114 e 117 della Costituzione, per le Province di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria la soppressione delle relative Province e la contestuale istituzione della Città Metropolitane.
La legge 135/2012 ha quindi il merito di aver riaperto la discussione sulla Costituzione delle Città ma la sua attuazione nella prima fase ha avuto riflessi prevalentemente rispetto ai percorsi avviati dalle Regioni in relazione al riassetto delle perimetrazioni provinciali.
La mancata conversione del Dl 188/2012 (Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane) e la manovra “rimediale” effettuata attraverso la Legge di Stabilità 2013 (L. 228/2012, art. 1, comma 115) hanno però determinato un “congelamento” del processo di riforma, prevedendo la sospensione dell’applicazione dei dispositivi in materia fino al 31 dicembre 2013.
Lo slittamento di un anno del termine di adozione della nuova disciplina, con invarianza della data di nascita della nuova istituzione metropolitana, che rimane fissata per il 1° gennaio 2014, è foriera di conseguenze. In particolare, l’aver privato di una cornice normativa di riferimento la Conferenza metropolitana rischia di “inceppare” il processo istitutivo della Città metropolitana o, perlomeno, di avviarlo in condizioni di estrema difficoltà.
L’intreccio delle tematiche politiche, di governo dei processi e delle trasformazioni urbane, impone però di dare una risposta, all’importante processo di riordino amministrativo avviato con il ridisegno delle provincie e con l’istituzione delle città metropolitane, non solo sul versante amministrativo (l’adesione alla città metropolita e/o ad una provincia da parte dei Consigli Comunali come prevede la legge), ma di riconoscere nelle dinamiche socio economiche i processi di aggregazione e scomposizione territoriali, cosi come impone di leggere i processi di nuovi territori che le utilities disegnano a partire da una più razionale offerta di servizi ai cittadini e alle imprese.
Il tema dello stretto legame tra Pianificazione intercomunale e riassetto istituzionale, nonostante la legge attribuisca alle città metropolitane, oltre alle funzioni fondamentali delle province - e, in particolare, la pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali, la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, nonché l’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, la mobilità e viabilità, la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale -, non è stato certamente al centro del processo che visto impegnate le istituzioni nel corso del 2012.
Il resoconto e la lettura di come i territori hanno intrapreso - prima di essere interrotto - il percorso prefigurato dalla legge evidenzia come, al di là delle motivazioni che ne hanno dato l’origine e anche al di là dei criteri banali che ne hanno guidato l’avvio (numero di abitanti e superficie territoriali), gli attori pubblici, ma anche quelli privati (in primo luogo le associazioni industriali, le Camere di Commercio e le società erogatrici di servizi) hanno provato a discutere e sperimentare convergenze di governance territoriale. È forse questa l’eredità che ci lascia questo 2012, assieme ad un auspicio che il percorso interrotto possa riprendere mettendo al centro del riordino istituzionale e della creazione delle città metropolitane politiche e progettualità integrate volte al contenimento del consumo di suolo, alla rigenerazione urbana, al risparmio energetico, alla efficienza ed efficacia del sistema della mobilità, all’equilibrio ecologico ed ambientale.

Data di pubblicazione: 9 marzo 2013