Urbanistica INFORMAZIONI

Interscambio città-montagna. I servizi ecosistemici a supporto di nuove strategie territoriali nella Città metropolitana di Torino.

Introduzione

Il binomio conflittuale naturalità e marginalità che contraddistingue alcuni dei territori montani della penisola, ha condotto negli ultimi anni a porre maggiore attenzione allo sviluppo socio-economico di tali contesti. Recenti provvedimenti quali il Testo unico in materia di foreste e filiere forestali [1] e la Legge Salva Borghi [2] stanno ridando voce alla montagna, che nel caso della Città metropolitana di Torino ricopre quasi il 50% della sua superficie territoriale [3]. L’obiettivo di questi provvedimenti normativi è quello di investire all’interno dei contesti montani, non solo tramite la diffusione, ad esempio, della banda larga o altre reticolarità digitali e fisiche, ma agendo anche su temi come dissesto idrogeologico, riqualificazione del patrimonio immobiliare in abbandono e manutenzione del territorio, con priorità alla tutela dell’ambiente.
Nel 95,1% dei casi, i Comuni montani piemontesi hanno popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, nell’85% dei casi hanno meno di 2.500 abitanti, nel 65,4% dei casi meno di 1.000. Inoltre, il 68,6% dei Comuni piemontesi con meno di 500 abitanti sono Comuni di montagna, mentre quelli con meno di 1.000 abitanti sono il 49,9%. È una situazione che si traduce in un forte disincentivo al ripopolamento della montagna, che implica una minaccia al mantenimento delle attività esistenti e di quelle di controllo, salvaguardia e di presidio del territorio (Crescimanno et al. 2010). La frammentazione amministrativa che caratterizza il Piemonte assume nei territori montani il ruolo di ostacolo alla realizzazione di progetti integrati di area vasta e conduce piuttosto alla formazione di numerosi piccoli interventi che seguono una parcellizzazione degli interessi, non idonei a valorizzare e a mettere in rete le capacità di questi territori e di esprimerne il potenziale. Ripopolamento della montagna, nuovi posti di lavoro, servizi alla cittadinanza ed accessibilità sono i tasselli necessari al fine di accompagnare processi di “riscatto delle aree interne” (Perna 2016) e di “resistenza delle società locali” (Quaini et al. 2016) verso una nuova identità della montagna, quale luogo capace di offrire servizi ed opportunità nuove, all’interno di un sistema di relazioni tra territori montani e pianeggianti che assumono oggi nuove connotazioni.
A livello comunitario, sono state riconosciute alla montagna le proprie valenze in ambito economico, ambientale, energetico e culturale e quindi come riserva di risorse idriche, fonte di energia rinnovabile, e contenitore di biodiversità, oltre che come destinazione turistica. Questo ha condotto a riconoscere ed evidenziare la sensibilità di questi contesti alle trasformazioni indotte dai cambiamenti climatici (in montagna sono infatti presenti ecosistemi molto sensibili alle variazioni legate all’effetto serra, quali ad esempio i ghiacciai) che, seguendo uno schema circolare a catena, hanno conseguenze (alluvioni, periodi prolungati di siccità, ecc.) su tutto il territorio, fino ad interessare le zone di pianura (Crescimanno et al. 2010). In questo senso le terre alte smettono di configurarsi come territorio marginale e periferico, ma diventano parte di un più complesso organismo, denominato metro-montagna, una forma urbana, non più identificabile in un insediamento agglomerato e circoscritto, ma assemblaggio di parti di territorio. Una sorta di mosaico formato da tessere diversificate e interagenti tenute insieme da una molteplicità di circuiti e di scambi (Decandia 2018).
Tra questi ci sono gli scambi di servizi ecosistemici, i quali agiscono su equilibri essenziali per il benessere delle città, quali ad esempio servizi di approvvigionamento idrico e di regolazione delle acque erogati all’interno dei contesti di montagna. Strumenti e iniziative quali l’European Strategy For The Alpine Region (EUSALP) o l’Alpine Ecosystem Services - mapping, maintenance, management (AlpES) introducono i servizi ecosistemici quali paradigma con cui stimolare partnership e fenomeni di copianificazione transfrontaliera volte alla tutela ed alla valorizzazione dei contesti alpini che vadano aldilà dei limiti amministrativi locali o nazionali.
In questo senso l’articolo argomenta attorno ai servizi ecosistemici quali paradigma metodologico con cui interrogarsi, analizzare e valutare queste relazioni di scambi e di flussi tra montagna e pianura, individuandone nuove configurazioni e nuovi equilibri, con l’obiettivo di evidenziare il ruolo che le terre alte torinesi possiedono all’interno dell’intera area metropolitana torinese, fatta di interazioni reciproche tra più contesti.
Il primo paragrafo descrive la metodologia di lavoro e l’area di studio scelta mentre il secondo descrive e interpreta i risultati della valutazione ecosistemica. Quest’ultima mette a confronto qualità biofisiche dei contesti montani con quelli della pianura torinese, osservandone l’incidenza delle differenti composizioni e mosaicature degli usi del suolo all’interno dei due contesti. Per mezzo di un confronto con i valori biofisici riferiti all’intera Città metropolitana si evidenzia esplicitamente il valore biofisico dei contesti montani (e i connessi benefici diretti ed indiretti) in tale ambito, riprendendo tale argomentazione all’interno delle conclusioni.

Continua...

[1Decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34.

[2Legge 6 ottobre 2017, n. 158.

[3Elaborazione propria calcolata come incidenza percentuale delle aree che il Piano Paesaggistico Regionale classifica come montane (ovvero il sistema di terre formatosi a seguito dell’orogenesi alpino-appenninica e delle correlate dinamiche glaciali, componente strutturale del paesaggio piemontese e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile) e la superficie territoriale totale della Città metropolitana di Torino.

Data di pubblicazione: 8 giugno 2019