Per me ed altri che già prestavano servizio nella PA e nelle articolazioni tecniche del Provveditorato alla OO.PP. e Genio Civile, interessate al trasferimento di competenze e del personale alle Regioni come previsto dalla Costituzione all’art.117, l’attenzione era desta almeno dal 1970-72 e fino da quando era stata data attuazione con una forma costitutiva provvisoria alle Regioni a Statuto ordinario.
La pubblicazione della legge costituzionale diede il via fra il personale e la dirigenza ad una serie di consultazioni con la allora Presidenza della Regione e le OO.SS. e valutazioni su aspirazioni e convenienze proprie e di gruppo nel "passaggio dallo Stato alla Regione" così come era previsto con il consenso della persona. Ne emersero slanci e prudenze individuali a fronte di visioni, interessi e scelte di opportunità.
Ma in generale il passaggio alla Regione fu visto come "progressista" e preferibile sul piano professionale e delle politiche amministrative attese anche perché la permanenza sul territorio regionale era ovviamente garantita.
Il contesto culturale e politico del rinnovo istituzionale che chiudeva 25 anni di attesa per l’attuazione del dettato costituzionale, si sovrapponeva oggettivamente con un periodo di forti tensioni politiche e di richiesta democratica che veniva così a trovare una risposta istituzionale.
Non va neppure dimenticato e con riferimenti all’oggi, appariva in crescita la costruzione dell’Europa, nella forma del CEE, che però prefigurava il passaggio dal Consiglio d’Europa del 1949 al primo parlamento eletto a suffragio universale, avvenuto però qualche anno dopo nel 1979.
Le Regioni apparivano quindi anche come un traguardo preliminare a nuove relazioni fra popoli in Europa passando per le autonomie locali inquadrate nei confini di un continente in pace.
In questo passaggio istituzionale, politico e culturale del paese incontrai (io dirigente pubblico e docente al Politecnico), presentato da amici, Giovanni Astengo, il "professore" dal fascino indiscusso. Per la sua sfortunata candidatura al Comune di Torino preparammo fra colleghi uno studio di fattibilità di una rete di tranvie, "rinforzato" anche da 4 lunghi sottopassi del centro storico, sostitutiva delle proposte in corso per la realizzazione di una metropolitana a Torino. Il progetto testimoniava la concezione integrata di Astengo della pianificazione urbanistica. La contestuale candidatura alle "regionali" ebbe invece successo.