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Paesaggio urbano: occasioni di riflessione

Dietro il sintetico titolo Paesaggio urbano della Biennale internazionale ‘Creare Paesaggi’ (iniziativa promossa il 16-19 ottobre 2014 da Fondazione OAT, Ente di Gestione delle Aree Protette del Po e della Collina Torinese e Regione Piemonte), si cela un tema di dibattito ben più ampio, declinato secondo diversi punti di vista.
L’intenzione alla base dell’evento torinese è stata quella di guardare al progetto di paesaggio al di fuori della sola scala urbana per aprire lo sguardo alla quanto mai attuale area metropolitana, con un focus specifico su quella torinese; un’attenzione rivolta ai diversi modi in cui è possibile agire concretamente sul paesaggio stesso mediante interventi di riqualificazione e rivalorizzazione territoriale fondati al contempo su approcci strategici di scala vasta (con un chiaro riferimento al Piano Strategico ‘Torino Metropoli 2025’ ed alla programmazione regionale piemontese in fase di definizione) e su politiche locali innescate anche dal basso.
La Biennale si è articolata in diversi momenti di dibattito, confronto e approfondimento: una giornata di tavole rotonde, un convegno internazionale e due giorni di tour guidati.
Le tavole rotonde si sono concentrate sul territorio metropolitano di Torino ed hanno chiamato a partecipare e ad avere un ruolo attivo nella discussione numerosi soggetti tra professionisti, rappresentanti di associazioni, esponenti politici, dirigenti degli enti locali e operatori della cultura.

Sotto il coordinamento di Claudia Cassatella e Giulia Carlone, la tavola dal titolo Il paesaggio metropolitano di Torino. Temi per un progetto collettivo ha rappresentato un momento di riflessione e di confronto utile alla messa a fuoco delle opportunità e delle prospettive inerenti il paesaggio urbano dell’area metropolitana torinese. Partendo dal presupposto che essa gode di un paesaggio urbano in grado di esercitare attrattività anche a livello sovra-locale, si è dibattuto sulla necessità, incoraggiata anche da diverse raccomandazioni internazionali (ad es. Unesco, 2011), di affrontare il tema dell’adeguamento dei piani locali alla pianificazione paesaggistica. Importante è stato il focus su quali saranno le possibili, ed auspicabili, relazioni tra la pianificazione paesaggistica a scala metropolitana ed alcune delle circostanze congiunturali insistenti sul territorio torinese (si fa riferimento alla richiesta di Unesco di approfondire le valenze paesaggistiche del Sito delle Residenze Sabaude, allo stato del Progetto Corona Verde, all’imminente Congresso Mondiale di Architettura del Paesaggio - IFLA 2016). Il dibattito si è concentrato in particolar modo anche sul come le dinamiche di trasformazione urbana e territoriale possano essere in grado di generare processi di conservazione innovativa e partecipata.

Alla vigilia della programmazione regionale del Programma di sviluppo rurale 2014-20 ed al contestuale evolversi delle esperienze dei programmi di area vasta come il già citato Corona Verde ed il nuovo Piano strategico ‘Torino Metropoli 2025’, la seconda tavola rotonda, dal titolo Agricoltura e infrastruttura di Torino metropolitana, ha approfondito il difficile tema del rapporto tra spazi agricoli e forestali e città: quali le opportunità e le funzioni alimentari, manutentive, sociali, culturali, innovative ed economiche dell’attività agricola nei contesti urbani e periurbani? Coordinata da Ippolito Ostellino, la tavola si è focalizzata sull’ampia porzione, oltre la metà in termini di kmq, di territorio metropolitano costituita da terreni genericamente definibili come agricoli o verdi, anche se destinati ad una ampio ventaglio di usi e servizi. La discussione è arrivata a declinare tale quadro come una condizione di “paesaggi di paesaggi” che in futuro dovrà essere sicuramente affrontata facendo entrare a tutto titolo il “verde” anche nel progetto di paesaggio urbano che l’area metropolitana contemporanea è chiamata a darsi.

Il convegno Paesaggio Urbano | Urban Landscape ha rappresentato il momento di riflessione più ampia ed articolata della Biennale. Sono stati messi in luce i diversi modi in cui è possibile agire ‘positivamente’ sul paesaggio alla scala urbana e metropolitana, illustrando piani, progetti ed interventi, con uno sguardo ed un respiro internazionale.
Nel corso della sessione mattutina, introdotta da Giorgio Giani (Presidente della Fondazione OAT) insieme ad Alberto Valmaggia (Assessore all’Ambiente, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Foreste, Parchi, Protezione Civile della Regione Piemonte) e Giorgio Albertino (Commissario dell’Ente di Gestione delle aree protette del Po e della Collina torinese), l’attenzione è stata rivolta a quali approcci di scala vasta possano essere capaci di proporre delle vere ed efficaci strategie metropolitane. In particolare, Giovanni Paludi (Settore Programmazione strategica, politiche territoriali ed edilizia, Regione Piemonte), con un intervento dal titolo Paesaggio urbano e pianificazione paesaggistica, ha declinato le modalità attraverso le quali l’amministrazione pubblica regionale ha la possibilità di agire sul governo del territorio sotto il profilo paesaggistico, con particolare riferimento al profilo urbano del paesaggio stesso. La direzione suggerita è quella di intervenire, mediante gli strumenti normativi, pianificatori e di buone pratiche di cui si dispone, con azioni dirette e politiche che incentivino non solo la tutela e la valorizzazione del paesaggio urbano “consolidato”, tipicamente quello storico, ma che operino per far sì che i grandi interventi di trasformazione e di riqualificazione che l’area metropolitana sta vivendo e vivrà in futuro divengano anche occasioni per la progettazione e la realizzazione di paesaggi urbani di qualità. Bertrand Warnier (fondatore di Les Ateliers Internationaux de Maîtrise d’oeuvre urbaine di Parigi), ha proposto invece una visione sull’esperienza di Cergy- Pontoise, una Ville Nouvelle dans le Grand Paris. Qui la progettazione di un’area metropolitana con un estensione di circa 75 kmq è stata caratterizzata da una particolare attenzione per gli aspetti paesaggistici, legando il “nuovo” paesaggio urbano all’impronta paesaggistica data dal contesto geografico, con le sue specificità, sia rispetto all’ambiente naturale che a quello costruito già esistente. Tra gli aspetti fondamentali che connotano il progetto vi sono l’uso dell’arte pubblica, la definizione di grandi orizzonti paesaggistici e la ricerca di nuovi rapporti volumetrici tra periferia e centro mediata dall’uso di politiche che tengano contro sia dei “segni” del passato che di quelli della contemporaneità. Infine, Enrico Fontanari (docente di Progettazione urbanistica e del paesaggio presso lo IUAV), ha presentato la ‘contro-storia’ del percorso di re-design del paesaggio urbano di New York perseguito durante i dodici anni di amministrazione Bloomberg attraverso politiche e tools progettuali innovativi, focalizzati soprattutto verso la ricerca della qualità e dell’inclusione sociale.
Il dibattito si è spostato, nella sessione pomeridiana, sui diversi tipi di azione progettuale e/o artistica innescati a livello di singolo luogo e che intervengono direttamente sul paesaggio urbano. Francesca Bagliani ha moderato il dibattito che è stato avviato da Francesco De Biase (Dirigente del Settore Arti Contemporanee della Città di Torino), con un contributo su Il rapporto tra arte e paesaggio urbano nelle città europee. De Biase ha affrontato il tema dell’arte pubblica, intesa come la creazione di paesaggi urbani culturali, frutto di interventi in cui l’arte - e quindi la cultura in senso lato -, entrano direttamente in dialogo con gli altri aspetti della progettazione dello spazio pubblico e, più in generale, del territorio. Con uno sguardo anche verso altre esperienze europee, sono state presentate le metodologie di realizzazione partecipata e/o condivisa di arte pubblica adottate a Torino negli ultimi anni e che hanno profondamente influenzato il paesaggio urbano di ampie porzioni di città.
Sono successivamente intervenuti Pablo Georgieff (Atelier Coloco), che ha discusso il concetto di “verde urbano” ed ha presentato alcune delle Esperienze di diversità urbana portate avanti dal suo Collettivo; Xavier Perrot (Cao-Perrot), con il racconto dell’efficacia paesaggistica di progetti di park design e di installazioni d’arte pubblica a scala micro-urbana; e Juan Manuel Palerm Salazar (Palerm-Tabares de Nava Architetti, docente di Progettazione architettonica - Università di Las Palmas de Gran Canaria), che ha presentato, attraverso una serie di case history, la cura nei confronti del luogo e del territorio che andrebbe sempre ricercata negli Interventi di architettura del paesaggio a scala urbana, sia in termini di armonia con il paesaggio stesso, che in relazione agli elementi morfologici, costruttivi e di linguaggio architettonico caratteristici della città contemporanea.

A conclusione della Biennale, il palinsesto ha proposto quattro passeggiate tematiche.
Due a Torino, incentrate l’una sull’osservazione e la decodifica del paesaggio urbano della città e la definizione degli elementi tecnici utili alla sua gestione, conservazione e trasformazione; l’altra, sotto la guida di Riccardo Passoni (Vicedirettore della GAM di Torino), orientata alla riscoperta del passante ferroviario - quale sfida urbanistica della città - e delle opere d’arte contemporanea che ne costellano il percorso.
Le altre due passeggiate si sono sviluppate nel particolare scenario dell’anfiteatro morenico di Ivrea. In collaborazione con la Cabina di regia della candidatura UNESCO “Ivrea, città industriale del XX secolo” e con l’Osservatorio del Paesaggio AMI, sono state incentrate sull’unicità del paesaggio urbano della città: da un lato quello della zona di via Jervis, quartiere unitario di notevole dimensione, imprescindibilmente legato alla presenza delle architetture olivettiane, cui le caratteristiche di eccezionale qualità architettonica, urbanistica e ambientale conferiscono un indiscutibile valore; dall’altro quello del centro storico e della sua percezione dai percorsi lungo il fiume Dora Baltea.

Gli spunti di riflessione offerti dalla Biennale nel suo complesso sono stati numerosi, a partire dalla difficoltà, ma al contempo dalla necessità, di definire il concetto stesso di paesaggio urbano e l’accezione che esso assume nei diversi contesti territoriali ed in relazione all’evolvere del quadro normativo ed amministrativo. Poiché le attuali politiche del paesaggio in senso lato si occupano inevitabilmente anche di paesaggio urbano, e quindi di paesaggi della quotidianità, è condiviso l’auspicio che in futuro venga fatto uno sforzo per individuare strumenti di analisi, di valutazione, di interpretazione e di progettazione diversi e maggiormente specifici.
Il ragionamento sulle diverse scale di intervento, da quella “micro” legata al singolo luogo, a quella “macro” legata alla pianificazione strategica di area metropolitana, ha costituito uno dei leitmotiv del dibattito. In questo senso sono emerse le frequenti contraddizioni riscontrabili nel paesaggio urbano delle nostre città, il più delle volte determinate dalla scarsa capacità di far dialogare in modo integrato e coordinato approcci dal basso e/o puntuali, da un lato, e un impalcato di normative, regolamenti e piani paesaggistici cui far riferimento, dall’altro.
Forse nodo centrale e di maggior interesse del contributo al dibattito apportato dalla manifestazione è quello legato alle numerose vesti con le quali è possibile interpretare e progettare il paesaggio urbano. L’apporto dato dai retori internazionali, oltre che l’ampio e variegato ventaglio di approcci progettuali e di case history affrontati, ha consentito di mettere in evidenza la sinergia e la sintesi che il paesaggio è in grado di creare, ponendo in dialogo arte, pianificazione territoriale, cultura, ecologia, geografia e architettura. Allo stesso tempo, è emerso come la scala territoriale metropolitana, al centro dei riflettori in questi giorni, rappresenti una sfida interpretativa molto impegnativa sotto il profilo paesaggistico. In tal senso, imprescindibile per la progettazione del paesaggio metropolitano dovrà essere il riconoscimento da parte degli attori della necessità di parlare di “paesaggi”, al plurale.
La Biennale internazionale ‘Creare Paesaggi’ si riconferma quale rassegna di promozione ed approfondimento della cultura del paesaggio con un duplice respiro, internazionale e locale. La manifestazione è stata infatti in grado di alimentare il dibattito portando a Torino progettisti ed esperti di paesaggio provenienti da diversi paesi tra Europa e Stati Uniti ed al contempo di riservare un’attenzione particolare alle iniziative ed alle dinamiche che attualmente insistono sul territorio piemontese.

Data di pubblicazione: 27 dicembre 2014