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Le anime e le culture del Po

Perchè le “Anime del Po?” Perchè il fiume ha più anime a seconda dei luoghi e della loro identità. Così pure molte sono le culture del Po. Anime e culture sono state raccontate da scrittori, fotografi, documentaristi e registi.

Fra gli scrittori che hanno raccontato il Po ricordo, Riccardo Bacchelli (Il Mulino del Po, 1957); Alberto Bevilacqua, (Una scandalosa giovinezza, 1968, Viaggio al principio del giorno 2001); Gianni Brera, (Patrum Padum), Guido Ceronetti, (Un viaggio in Italia, 1981); Gian Antonio Cibotto, (Scano Boa, 1961); Guido Conti, (Il grande fiume Po, 2012); Giovannino Guareschi, (Il Mondo Piccolo: Don Camillo, 1948), Corrado Govoni, (Uomini sul delta,1960); Guido Piovene (Viaggio in Italia, 1950); Ermanno Rea, (Il Po si racconta, 1996); Paolo Rumiz, (Morimondo, 2015); Cesare Zavattini, Viaggetto sul Po, in Sraparole, 1967, Un paese, 1953, con Paul Strand, Un paese vent’anni dopo, 1976, con Gianni Berengo Gardin.

Un florilegio di quanto è stato scritto aiuta meglio a capire l’anima e le culture del fiume.

Gianni Brera ci dà un’originale visione del fiume e con una certa ironia considera Po come fosse una persona, o meglio un dio capriccioso.

La verità è che Po è un sacramento di fiume incostante e capriccioso. Nasce dal Monviso da un antro che pare giusto la matrice d’un animale mostruoso; arriva a Saluzzo e prende bruscamente a salire verso Torino: qui aggira nuove colline e riceve le Dore, mettendosi a correre sbadato da un sabbione all’altro. Diventa un po’ più rispettabile ricevendo il Ticino, la cui parte cerulea si distingue dal resto per una buona ventina di chilometri. […]Dopo l’amplesso con il Ticino Padre Po rincoglionisce letteralmente e assume l’aspetto di un inquieto serpentone dalle larghe ed inutili spire: Che cosa succede in effetti?Questo: che da vero vagabondo ubriaco si butta ora contro una riva ora contro un’altra: se trova molle corrode e porta via;se trova duro […], il filo di corrente piega con un largo giro contro la riva opposta e si scava un nuovo letto abbandonando quello precedente: ma qui, per una stranezza che gli è propria, Po si lascia dietro fondali bassi che fanno mollente e paiono larghi: queste morte si chiamano lanche: […]

Gianni Brera, Patrum Padum, 1963

Certo il Po è ozioso di troppe anse inutili; filasse dritto sarebbe poco più lungo della sua metà.

(Gianni Brera).

Giovannino Guareschi così racconta il Po:

Il fatto che da Piacenza in su sia sempre lo stesso fiume, non significa niente: anche la via Emilia da Piacenza a Milano, è in fondo la stessa strada: però la via Emilia è quella che va da Piacenza a Rimini[…]Dunque il Po comincia a Piacenza e fa benissimo perché è l’unico fiume rispettabile che esista in Italia: e i fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è roba fatta per rimanere orizzontale, e soltanto quando è perfettamente orizzontale conserva tutta la sua naturale dignità.

G. Guareschi, Il Mondo Piccolo: Don Camillo, Rizzoli Editore, 1948

Cesare Zavattini definisce la Bassa Padana come un affascinante mondo parallelo.

Il fiume ha costituito e costituisce l’immaginario e il riferimento dei paesi che hanno luogo lungo il suo corso, rendendoli peculiari ed unici, facendo si che la Bassa appaia come una sorta di affascinante mondo parallelo.

Gli argini sono gli elementi dominanti, i punti panoramici sopraelevati sulla la pianura. L’argine maestro è l’elemento fondamentale della percezione del paesaggio. Ermanno Rea lo descrive così:

Che cosa è dunque l’argine maestro? Direi soprattutto questo: è un punto panoramico sopraelevato su una pianura sconfinata, appena interrotta qua e là da un grumo di case che spesso premono sulla massicciata come a cercarne la protezione (tutte le facciate delle chiese sono rivolte verso l’argine maestro, anche quando l’argine le sovrasta sin quasi a lambirne tetti o cupole).

Ermanno Rea, Il Po si racconta, Feltrinelli,1996, (pag.18)

Sempre Ermanno Rea descrive esattamente che cosa è l’argine maestro.

Ma che cosa è esattamente l’argine maestro di un fiume?Innanzitutto non va confuso con la sponda che, delimitando il letto, è sempre a contatto dell’acqua.

L’argine maestro sta sopra, marcia per conto suo, ora si affaccia sulla sponda ora vi si ritira,[…]

In breve l’’argine maestro delimita la cosiddetta area golenale, cioè i confini entro i quali è consentito al Po di esprimere la propria vitalità e mobilità espandendo le proprie acque in fase di piena.[…]

(Ermanno Rea, Il Po si racconta, Milano, Feltrinelli, 1996) (pag.195, Indagini sul Po)

Data di pubblicazione: 13 giugno 2019