Urbanistica INFORMAZIONI

Passeggiare nell’urbano disperso veneto. Le passeggiate di rigenerazione

Da febbraio a marzo 2019 INU Veneto ha organizzato quattro passeggiate in altrettanti Comuni veneti – Vigonza (PD), Quinto di Treviso (TV), Peschiera del Garda (VR) e Montebelluna (TV) – per conoscere alcuni progetti urbani che hanno visto impegnate quattro amministrazioni comunali nella realizzazione di progetti di rigenerazione urbana.

Quattro amministrazioni che in maniera diversa hanno investito in un progetto di spazio pubblico con interventi che hanno dato corso a processi di rigenerazione nell’area urbana. L’interesse, quindi, è stato rivolto a casi di progetti realizzati o in corso di realizzazione che hanno avuto la capacità di generare nuove azioni alla scala urbana, che hanno visto il coinvolgimento di amministrazioni comunali capaci di avviare processi complessi e non solo dal punto di vista dell’impegno economico richiesto. Infine va sottolineato che si tratta di quattro esempi di qualità progettuale ed architettonica di ottimo livello.

Alcune ulteriori sottolineature vanno fatte anche in relazione al momento storico che stiamo attraversando e cioè nonostante le difficoltà che toccano l’intera filiera dello sviluppo urbano nel Veneto – ma possiamo forse dire dell’intero Paese –, e la fase storica critica da più punti di vista e in parte già sottolineati e cioè una carenza di risorse economiche ma anche un indebolimento della capacità e forza che il progetto ha nella costruzione di scenari urbani possibili e condivisi, nei Comuni scelti (ma ci sono anche altre esperienze di grande interesse di cui ci occuperemo in futuro) si sono realizzati progetti importanti e alla scala urbana.

Restituire queste esperienze ci sembrava quindi utile al fine di restituire “fatti urbani” (cfr. Rossi, 1995, ed. orig. 1966), capacità progettuali ma anche traiettorie possibili in luoghi e spazi inseriti in un processo dinamico e in cambiamento.

La scelta della “passeggiata” non è casuale, anzi, si è scelto il camminare in forma partecipata per leggere le trasformazioni dell’urbano, per cogliere le relazioni esistenti, per osservare sul campo quanto si sta materialmente costruendo e non solo da un punto di vista fisico. Il camminare, quindi, come strumento per una lettura non astratta che ci fa immergere direttamente nei luoghi di esplorazione per analizzare e capire le trasformazioni urbane avvenute e in atto, il camminare come pratica di un’urbanistica itinerante, partecipativa e civica (cfr. Geddes, 1915) che «non è solo guardare: è anche ascoltare, in ogni singolo luogo, chi vive e conosce la città» (Ferraro, 1998), il camminare come pratica estetica di conoscenza dello spazio attraversato (cfr. Careri, 2002) che può esso stesso trasformarsi in intervento urbano.

I quattro casi scelti sono diversi tra di loro, tutti espressione di energie creative che la regione esprime e nei quali si può intravedere una nuova domanda di qualità dello spazio urbano, delle forme, dei materiali utilizzati: Vigonza ricostruisce la piazza resa pedonale e realizza uno spazio verde in grado di mitigare l’aumento delle precipitazioni meteorologiche grazie ad un Contratto di Quartiere con il quale restaura il Borgo Rurale realizzato da Quirino di Giorgio negli anni ’30 del secolo scorso (finanziamenti statali e regionali); Quinto di Treviso riqualifica Piazza Roma antistante il Municipio e ricostruisce l’affaccio al fiume Sile che diventa uno degli ingressi del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile (Fondi regionali per lo Sviluppo e la Coesione); Peschiera del Garda pedonalizza un’area antistante gli edifici storici e militari della città fortificata e cioè la Rocca, la chiesa di San Martino e la caserma XXX Maggio, recuperando l’affaccio sul Canale di Mezzo; Montebelluna pedonalizza l’asse centrale di Corso Mazzini e delle piazze attigue attraverso un ambizioso programma di riqualificazione del centro città (fondi regionali e fondi comunali).

Tutti questi interventi affrontano attraverso il progetto architettonico e di scala urbana i temi della mobilità, dell’uso dello spazio pubblico, delle attività commerciali, per l’utilizzo e il riuso di porzioni urbane, e restituirle all’uso della città e dei suoi abitanti.

L’ambito nel quale si inseriscono tre dei quattro casi, si caratterizza per essere parte di quel contesto diffuso e a bassa densità edilizia che caratterizza il Veneto centrale. Una porzione territoriale la cui struttura è frantumata in aggregati urbani anche di piccole e piccolissime dimensioni e spesso con una qualità urbana molto bassa. Per contesti urbani di questo tipo e con questi caratteri vanno pensati anche dettati normativi che favoriscano processi di recupero e riqualificazione e di rigenerazione urbana, e forme di finanziamento anche attraverso l’istituzione di fondi specifici destinati, ad esempio, a Programmi integrati di rigenerazione urbana (Viviani, 2017), per facilitare interventi progettuali volti alla qualificazione e alla ricucitura di spazi frantumati.

Da questo punto di vista la legge regionale 14/2017 dal titolo Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e modifiche della legge regionale 23 aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio” promuove (come si legge nel sito della Regione Veneto) «un processo di revisione sostanziale della disciplina urbanistica ispirata ad una nuova coscienza delle risorse territoriali ed ambientali; in particolare la nuova disciplina mira a ridurre progressivamente il consumo di suolo non ancora urbanizzato, in coerenza con l’obiettivo europeo di azzerarlo entro il 2050» con particolare attenzione agli interventi volti «alla riqualificazione edilizia ed ambientale e alla rigenerazione urbana, che prevedono forme ed azioni quali la demolizione di opere incongrue o di elementi di degrado, il recupero, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e lo sviluppo di tipologie edilizie urbane a basso impatto energetico e ambientale. A tal fine viene istituito un fondo regionale per la rigenerazione urbana e per le spese di progettazione e demolizione delle opere incongrue». La legge prevede quindi anche un’azione di rinaturalizzazione del suolo attraverso l’utilizzo dei crediti edilizi e una premialità volumetrica la cui finalità è quella di incentivare e/o favorire la demolizione e la ricostruzione delle opere incongrue o degli elementi di degrado per un complessivo “riordino” del territorio urbano e sostituzione del patrimonio edilizio degradato o dismesso.

Inoltre contrastare il consumo di suolo investendo sulla rigenerazione urbana necessita di definire obiettivi di medio e lungo periodo capaci di collegare il progetto della trasformazione fisica a un nuovo modello di sviluppo poiché recupero e riqualificazione non possono prescindere dalla formulazione di una strategia e di una politica di rigenerazione più generale e ampia (Viviani, 2014).

Il dettato normativo inoltre non può prescindere dalla necessità di ridare forza al progetto alla scala urbana e territoriale come vera opportunità di rigenerazione per reinventare l’uso di spazi abbandonati o degradati, di siti inutilizzati e il cui recupero non può prescindere da un’integrazione con il contesto di paesaggio che li circonda (Savino, 2019), attraverso un percorso in grado di combinare risorse e opportunità, e in cui le infrastrutture verdi, quali reti di spazi, di acque, di paesaggi urbani e agricoli, di aree naturali e di luoghi dello scarto e dell’abbandono interagiscono con il tessuto edilizio e ne diventano componente strutturante (Arcidiacono, Giaimo, Talia, 2017, p. 333), ma anche per ricucire contesti sfrangiati e a bassa qualità edilizia o architettonica, mettendo così a sistema interessi economici e sociali capaci di costruire opportunità diverse e nuove.

Riferimenti

* A. Arcidiacono, C. Giaimo, M. Talia (2017), Introduzione, in: Rigenerazione urbana, beni culturali, nuovi standard, Urbanistica Informazioni, 272 s.i., pp. 332-333.
* F. Careri (2002), Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi, Torino.
* G. Ferraro (1998), Rieducazione alla Speranza. Patrick Geddes planner in India 1914-1924, Jaka Book, Milano.
* P. Geddes (1915), Cities in evolution: an introduction to the town planning movement and to the study of civics, Williams & Norgate, London.
* A. Rossi (1995), L’architettura della città, CittàStudi edizioni, Milano (ed. orig. 1966).
* M. Savino (2019), Le aree produttive del nord est, in: S. Antoniadis, E. Redetti (a cura di), iWRECKS. Questioni, metodi, scenari di trasformazione per i relitti industriali, Poligrafo, Padova, pp. 24-31.
* S. Viviani (2014), Rigenerazione, ovvero politiche e pratiche di pianificazione, Urbanistica Informazioni, 252, pp. 4-5.
* S. Viviani (2017), 10 proposte dell’INU per la rigenerazione urbana 4 strumenti, 4 riforme, 1 sperimentazione, 1 azione di sistema, Urbanistica Informazioni, 272 s. i., pp. 5-6.

Data di pubblicazione: 20 gennaio 2020