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La sottile linea d’ombra: riqualificazione della Piazza Ferdinando di Savoia, Comune di Peschiera del Garda (VR)

La riqualificazione di Piazza Ferdinando di Savoia, meglio nota come Piazza d’Armi, è un tema affascinante quanto complicato. Essa rispecchia la densa storia di Peschiera: da sempre punto di snodo tra il sistema del Lago di Garda ed il Fiume Mincio e terra contesa nei secoli come avamposto militare.

Mettere mano a tale luogo significa compiere un viaggio nel tempo, a partire dagli scavi romani, passando per la dominazione scaligera poi veneziana, l’impronta francese ed infine quella austriaca. Edifici di notevole importanza si affacciano su di essa, a partire dalla Caserma Rocca sul lato est, all’ex ospedale-carcere militare sul lato sud, alla facciata della Chiesa Parrocchiale affiancata dagli scavi romani sul lato ovest; sullo stesso l’imboccatura di Via Rocca che si insinua nel Centro Storico. Sul lato nord infine l’edificio delle ex scuole elementari, già oggetto d’intervento, che lambisce il Canale di Mezzo fino a chiudersi con il Ponte dei Voltoni.

Descrizione dell’intervento

Il graduale abbandono degli edifici storici attorno alla Piazza ha calato un velo sull’importanza di questa zona, trasformando questo grande spazio, denso di significati, in una distesa d’asfalto dove ci si recava solo per lasciare la macchina. Un luogo memore di uno stretto rapporto con l’acqua, che un tempo lo lambiva fino alla darsena, ha perduto così la sua identità. Il progetto parte da qui, dalle esigenze espresse e dalla volontà dell’Amministrazione di riqualificare questo spazio.

Se si osserva la conformazione del sito, con il segno della spina centrale della darsena, lo si può immaginare come una foglia che conduce linfa all’albero attraverso le proprie venature. I segni progettuali ricordano in planimetria tale forma, riportando in vita gli spazi della Piazza, riprendendo forza da ciò che da sempre caratterizza e condiziona la vita Peschiera: l’acqua e il patto che questa città ha sancito con essa.

Criteri e scelte progettuali

La congiunzione di due elementi richiesti ci ha condotto a materializzare nel progetto l’antico muro della darsena, la cui forma irregolare e spezzata diviene testimonianza dell’antica presenza e allo stesso tempo distingue lo spazio prevalentemente destinato ai pedoni da quello carrabile. “La sottile linea d’ombra” riprende il segno del tracciato della darsena interrata nel 1614 e definisce rispettivamente ambiti e funzioni diverse. E’ una linea lapidea -in trachite zovonite (un materiale dalle caratteristiche meccaniche forti e dal colore greve )- che varia lungo il suo sviluppo: da segno a terra si eleva per diventare seduta, si piega per permettere il passaggio, continua a correre come parapetto e torna definitivamente a fondersi nella pavimentazione. Su questa linea si proiettano idealmente tutte le attività della Piazza. La Chiesa Parrocchiale di San Martino acquista maggior respiro con la collocazione di un sagrato prospiciente, ad esso dedicato. Diviene un punto di vista privilegiato, sottolineato dalla pendenza stessa dell’area che degrada in direzione del Canale di mezzo. La pavimentazione in pietra della Lessinia, presentandosi con un taglio di grande formato invita l’osservatore a percepire l’avvicinamento ad un luogo sacro, attraverso un passaggio graduale che conduce alla dimensione spirituale. Mediante l’estensione del sagrato la Chiesa acquista un proprio spazio ed entra in relazione con le dinamiche della Piazza. A seguire si sviluppa l’ambito della fontana, una sorta di inserto che si sviluppa alla medesima quota rispetto all’andamento in declivio della Piazza, con cui poi si ricongiunge tramite due gradini. Il lato sud di quest’ area è delimitato da un muro che funge da quinta, che prosegue come un canale sopraelevato su cui scorre l’acqua e che, in corrispondenza della darsena, si tuffa a cascata in una vasca sottostante, da qui prosegue lungo l’antica linea sino alle acque del lago, stabilendo un legame simbolico con la storia. L’acqua diviene qui presenza sonora costante che accompagna la vita della piazza in tutti momenti della giornata, la fontana è una scenografia d’arredo della Piazza, ma soprattutto è memoria della darsena che storicamente occupava quasi la metà dell’attuale estensione.

Sull’angolo nordest il livello della piazza si abbassa con dei gradoni fino a raggiungere la quota del Canale di Mezzo, punto di contatto con la darsena stessa. Il progetto richiama alla mente antichi segni che sono visibili nelle planimetrie e nelle fotografie storiche.

La pavimentazione della piazza in porfido ricomposto si porterà in quota estendendosi ai Voltoni così da costituire con essi un unicum visivo e materiale. I gradoni che scendono fino a toccare l’acqua sono costituiti da ciottoli di fiume, riferimento ad altri punti all’interno della città in cui questo materiale accompagna la discesa verso il lago, come nei pressi di Porta Brescia.

Sull’altro lato della strada carrabile si avrà un collegamento fra la Rocca ed i Voltoni realizzato attraverso la sistemazione del percorso nel verde che si insinua nella piazza spingendosi lungo tutto il fronte. La lingua verde è sempre segno dello studio della documentazione storica, attraverso cui possiamo notare una permanenza di questa parte a verde.

Il progetto tende a riscoprire il rapporto con la Peschiera romana. E’ un confronto con la stratificazione: la piazza scende, attraverso una gradinata, alla quota di imposta della domus, sale per osservarla dall’alto divenendo occasione per inediti punti di vista sulla piazza stessa.

La parte della Piazza pedonale sarà caratterizzata dalla pavimentazione in pietra di Prun posata e realizzata con tagli diversi, mentre la parte destinata a parcheggi sarà in porfido ricomposto, diversa sia per materiale che per colore, così da denunziare immediatamente le due diverse vocazioni.

Il “liston” di Verona è stato preso come riferimento per la zona pedonale: questo ampio tappeto di pietra rende accogliente e vivibile il luogo del passeggio e della socialità. Per la pietra sono state scelte due qualità diverse di pietra di Prun: il “corso della stopegna” colore bianco di spessore 8/9 cm per la superficie più ampia, la “lastra pelosa”, di colore bianco ocra di spessore di 12 cm per il sagrato e l’area intorno alla fontana; la prima per formati più contenuti e più commerciali, la seconda per geometrie più grandi.

Al centro alcune pietre vengono tolte per lasciare lo spazio agli alberi.

L’orditura delle lastre si aggrappa alla darsena come la “lamina della foglia” si unisce al suo gambo, scandita dalle nervature qui rappresentate dalle canaline in pietra di scolo delle acque piovane, che corrono sempre verso la darsena.

La lavorazione delle pietre è del tipo graffiato a piano di cava, lasciando che sia il tempo e la vita che si muoverà sulla piazza a levigare il materiale del “liston”.

La parte destinata a parcheggi sarà in porfido ricomposto, un battuto di cemento e granulato di porfido con scaglie di marmo, ad evocare la pozzolana, ossia il primo legante idraulico inventato dai romani. Questo legante di straordinaria durata rappresenta uno dei primi materiali “industriali” in epoca antica e ben si coniuga con la funzionalità della nuova area. Inoltre la fluidità del materiale in fase di messa in opera consente di riempire tutte le forme irregolari della nuova piazza, come l’acqua riempiva il canale in antica origine. Impiegandolo con miscele di graniglie di porfido, di grigio carnico, e di rosso asiago, si ottiene un colore che ha la stessa tonalità della terra nuda. La delimitazione dei posti auto sarà segnalata da lastre di porfido incassato con colore più accentuato. La flessibilità contraddistingue questo ambito pensato per poter funzionare in differenti situazioni. Parcheggio nella maggior parte del tempo dell’anno, settimanalmente diventerà il luogo del mercato e occasionalmente lo spazio dove accogliere specifici eventi.

Il battuto con inerti di marmo e porfido ricorda che la piazza è stata Place de Guerre, poi Waffenplatz, quindi un grande spazio costituito da terra battuta dove si movimentavano i mezzi e si schieravano gli eserciti.

Abbiamo voluto che il progetto raccontasse i volti che questa piazza ha avuto nella storia: non si voleva imporre una sola verità, ma lasciare che il fruitore della piazza attraverso i propri strumenti potesse cogliere i segni e ricostruirli.

La strada carrabile collega con un percorso sinuoso la via XXX Maggio al ponte dei Voltoni, individuando la carreggiata con la messa in opera ai bordi di smolleri di porfido.

L’illuminazione è stata realizzata con led a basso consumo studiati per sottolineare le diverse zone della Piazza anche in mancanza della luce diurna, costituendosi parte di una vera e propria scenografia luminosa. Il muro della darsena sarà opportunamente illuminato con luce incassata nel filo del bordo inferiore, così che, da linea d’ombra stagliata dal sole, di notte si trasformi in linea di luce.

Data di pubblicazione: 20 gennaio 2020