Urbanistica INFORMAZIONI

Marsiglia e la Zona Franca Urbana

Un forte intervento pubblico, accompagnato da cospicui capitali privati, ha avviato il processo di riconversione industriale e ‘riportato Marsiglia all’interno della Francia’. Il TGV, la Coppa del mondo di calcio, la riuscita di nuove attività economiche e una buona amministrazione comunale (dopo una lunga storia di clientelismo) hanno segnato la ripresa economica nella seconda metà degli anni Novanta.
La città sta attraversando oggi un periodo di rinascita economica, alla ricerca di un più significativo ruolo internazionale quale perno tra l’Europa e il Mediterraneo.
Marsiglia è un grande centro industriale e terziario di circa 800 mila abitanti, 1,3 milioni se si considera l’area metropolitana. Importante porto del Mediterraneo e città industriale di media grandezza, nel secondo dopoguerra diventa una metropoli. Da un punto di vista amministrativo la città è divisa in 16 arrondissements, che raggruppano 111 quartieri. È possibile individuare quattro zone di riferimento: il Centro, l’area delle grandi trasformazioni; il Sud, la parte più ricca della città; l’Est, il territorio della riconversione della grande industria e il Nord, con i quartieri dei grands ensembles e del disagio sociale.
L’intera Marsiglia tra il 1960 e il 1980 ha subito un significativo depauperamento dell’industria in favore delle zone più interne, inizialmente in direzione dell’Etang de Berre, poi verso Aix, Aubagne e Gèmenos, città che oggi appartengono alla regione metropolitana marsigliese. La riconversione in atto verso un’economia terziaria, che ha interessato anche le aree in questione, è stata parziale: permangono attività industriali, soprattutto nei settori più tradizionali, agroalimentare e chimico.
Ma il Nord e il Sud della città non sembrano appartenere alla stessa città.
La scelta di costruire il porto commerciale sulla costa Nord ha contribuito nel 1844 a opporre due territori: il Nord, industriale e popolare al Sud, residenziale e borghese.

Le Zfu di Marsiglia

Le Zfu a Marsilia hanno investito zone di grande disagio sociale ma, allo stesso tempo, caratterizzate da un dinamismo economico in fieri. Si tratta anche di aree strategiche per posizione e disponibilità di spazi. Le due Zfu marsigliesi sono state infatti inserite in un pacchetto di interventi dichiaratamente sperimentale (per es.: ‘Marseille nord, laboratoire anti-galère’) che prevede, oltre alle misure per l’occupazione e la creazione d’impresa, anche azioni di sostegno sociale e alcuni interventi infrastrutturali, di piccola e media scala, sul tessuto edilizio.
Le grandi trasformazioni immobiliari, e i grandi progetti urbani, stanno avvenendo in altre aree della città, in particolare nel centro e sulla costa nord, l’Euromediterranée [1], operazione di sviluppo urbano ‘d’interesse nazionale’.
Nel 1996, all’interno del Patto per la rinascita della città, progetto parallelo a Euromediterrannée, è stata decisa la delimitazione di una prima ZFU, nella zona del Nord Littoral, nel 15° e 16° arrondissements. Nel 2004 ne è stata aggiunta una seconda, nel 14° e 15° Sud.
L’area prescelta per il primo esperimento, situata tra il centro della città e i quartieri Nord, è caratterizzata da un tessuto misto, all’interno del quale si alternano villaggi tradizionali (St. André, St. Henri, St. Antoine) e alloggi popolari (logements collectifs de la Bricarde, La Castellane, Plan d’Aou), e aree specifiche per la localizzazione delle imprese (Parc d’activité de Saumaty-Séon).
La seconda Zfu è vicina alla prima ed ha un tessuto molto simile, ma risulta meno compatta, le aree delimitate (La Delorme, Saint Joseph, Les Arnavaux, Sainte Marthe, Saint Barthélémy, Bon secours, le Canet, la Cabucelle) non sono strettamente contigue, con aree industriali (in uso, dismesse o già in riconversione) e buona disponibilità di terreni per nuovi insediamenti.
I quartieri delle due Zfu hanno una storia simile: un’industrializzazione massiccia nel XIX secolo, con la localizzazione di grandi e piccole fabbriche legate ai traffici del vicino porto (ma anche industria meccanica, chimica e navale) e alloggi modesti per la classe operaia. Nel XX secolo sono a poco a poco scomparse alcune attività, mentre altre si sono trasferite verso Fossur- Mer (ad ovest, nuovi bacini portuali).
Nei quartieri delle zone franche la composizione del tessuto economico sembra più variegato, con una presenza dell’industria ancora significativa (soprattutto agroalimentare), il settore dei servizi in aumento, soprattutto servizi sociali e alla persona, il grande commercio ormai assestato sul territorio (nel 1999 è stato inaugurato, proprio tra il 16° e il 14°, il più grande centro commerciale della città, il Centre Commercial Grand Littoral e, al bordo della seconda zona franca, è situato il principale Mercato alimentare all’ingrosso del Sud della Francia.
I quartieri interessati hanno un popolazione di circa 150mila abitanti, il 18% della città, in calo continuo dal 1975, bassi livelli di reddito, 16.000 disoccupati (tutti i quartieri nord), di cui l’83% senza alcun diploma, poco qualificati per accedere all’offerta di un polo economico in crescita.
Negli anni sessanta, la crescita della popolazione dovuta ai flussi migratori provenienti dal Nord Africa, ha portato ad un’edificazione intensiva che si è inserita indiscriminatamente in mezzo ai villaggi tradizionali. Rapidamente degradati, questi quartieri (quelli inseriti, solo in parte, nelle Zfu sono: Delorme, St. Joseph, St. Antoine e St. André) accolgono oggi una popolazione che vive principalmente di sussidi sociali.
Gli abitanti, sensibilmente più giovani del resto della città, sono poco qualificati e non hanno accesso al circuito economico creato dalle nuove tipologie di impresa.
Le due zone franche di Marsiglia presentano però problematiche fondiarie e immobiliari totalmente differenti.
La prima ha beneficiato di una disponibilità fondiaria importante, la ZAC Saumaty-Séon. Il suo successo ha permesso l’installazione di 1.500 imprese. Attualmente i programmi non prevedono insediamenti così significativi, ma nel 2005 e 2006 sono stati realizzati altri 7 mila mq., e altri 15 mila mq. saranno realizzati entro il 2008.
La seconda zona franca offre poche disponibilità fondiarie per accogliere nuovi programmi immobiliari rispetto alla prima. Parte della soluzione al problema è venuta dai proprietari privati che hanno deciso di investire fortemente sul territorio. Hanno infatti trovato attraverso i partner istituzionali della Zfu, gli aiuti e i metodi (sostegno alla costruzione del dossier di urbanistica, permesso di costruire, aiuto alla commercializzazione…) per sviluppare un’offerta immobiliare, spesso di buon livello qualitativo. Nel 2005-2006 sono stati messi a disposizione delle imprese circa 20 mila mq. e più di 35 mila mq.
saranno disponibili entro la fine del 2008.
L’estensione di questa seconda zona franca su soli 20 ettari ha permesso la creazione di 89 mila mq. di superficie, vecchia e nuova, per attività e uffici. In totale, tra il 2005 e il 2008, nelle due Zfu saranno realizzati o riqualificati 165 mila mq. di superficie destinata alle nuove imprese [2].

Lo sfondo strategico

Il successo delle Zfu a Marsiglia è da inquadrare in un contesto di interventi così ampio – si dice che a Marsiglia siano state sperimentate tutte le tipologie di sostegno socio-economico possibili da parte dello Stato, anche con ingenti capitali [3] – che non permette di estrapolare e valutare indipendentemente gli effetti del solo strumento finanziario delle Zfu.
D’altronde sembra possibile desumere, considerati anche altri casi di successo (Lille), che tali forme di sostegno all’occupazione e alla formazione d’impresa, come la fiscalità di vantaggio, abbiano dei riscontri positivi se accompagnati da una strategia di azione sul territorio bersaglio.
Un altro fattore essenziale da considerare nella valutazione è quello della tipologia di area selezionata. A Marsiglia, ma non solo (se escludiamo l’Ariane di Nizza, dove gli effetti della politica sono quasi inesistenti), le aree prescelte sono cruciali per lo sviluppo economico della città. Si tratta di quartieri degradati, nei quali la componente del disagio sociale è molto sentita, ma anche di aree a grande valenza economica. Sono collocate nella prima cintura, a ridosso del centro, dove l’appetibilità delle aree è elevata, considerata la buona l’accessibilità (sono collocate anche sulla direttrice dell’aeroporto, a 15 min. rispettivamente da questo e 5 min. dalla alla stazione del TGV, e sono attraversate dalle due principali arterie autostradali della città) e i costi relativamente bassi, rispetto al centro città vero e proprio, o alle aree di grande trasformazione con quelle dell’Euromediterranée.
In molte metropoli contemporanee le aree più vitali, investite da un processo di trasformazione endogeno, hanno proprio le caratteristiche delle zone franche marsigliesi.
In un’intervista al direttore della BI Networks, concessionaria del gruppo americano Xerox, tra le prime a scegliere di posizionarsi nella zona franca del Nord Littoral, si evince che la scelta localizzativa sia stata effettuata in precedenza e indipendentemente dalla Zfu, per gli effettivi vantaggi delle aree in questione e che, anzi, il dispositivo di aiuto, considerate le complicazioni e lungaggini burocratiche nei primi anni di azione, aveva addirittura avuto un effetto deterrente.
Altro fattore da considerare è quindi l’importanza delle forme di accompagnamento della politica: non esistono automatismi in queste tipologie di intervento sul territorio. Non bastano il clamore e il gioco politico suscitati a livello locale, nel lancio del dispositivo, per attivarne la domanda. La capacità di gestione delle Zfu, non necessariamente e solo pubblica, può decretarne il successo o meno.
Innanzitutto la complessità del dispositivo di esonero fiscale (tasse diverse, di competenza di organismi diversi) genera complicanze burocratiche, che andrebbero affrontate in primis, per evitare un effetto negativo a politica avviata, come è avvenuto, seppure parzialmente, in Francia.
Il primo livello di assistenza riguarda quindi la semplificazione dell’accesso all’aiuto e va affrontato a livello centrale.

Un primo bilancio

Il bilancio delle Zfu a Marsiglia, a dieci anni dall’attivazione dello strumento finanziario, è abbastanza positivo.
Nella prima Zfu, il numero di stabilimenti si è triplicato in nove anni, sono stati creati più di 8 mila nuovi impieghi e si è costituito un nuovo mercato immobiliare d’impresa. L’effetto più rilevante è stato quello di agire sulle attività economiche di prossimità, che era anche l’obiettivo primario dello strumento messo in atto.
Hanno quindi beneficiato del dispositivo soprattutto le micro-imprese: il 60% delle imprese è unipersonale, circa il 30% ha assunto da 2 a 9 dipendenti, il rimanente 10% da 10 e 49 unità. Il 40% dei posti di lavoro è di nuova creazione; il 30% dei nuovi posti di lavoro è stato destinato agli abitanti del Nord Littoral.
L’effetto sull’occupazione non è così rilevante come l’aumento delle attività.
In realtà il dispositivo, per come è costruito, è rivolto più alle imprese che all’occupabilità. Solo come termine di paragone e con le ovvie differenze, nei primi tre anni di azione del dispositivo sono stati creati circa 1700 nuovi posti di lavoro - di cui solo il 20% tra gli abitanti dei quartieri interessati – che corrispondono esattamente alle unità di personale assunte in due mesi nel Centro Commerciale Grand Littoral, inaugurato a fine anni ’90, che, tenendo fede ad un contratto con la municipalità di Marsiglia, ha dovuto assumere il 30% del personale nel quartiere in cui si è collocato.
Nella zona franca di recente costituzione, da gennaio 2004 a gennaio 2006, il numero di unità locali è passato da 1625 a 1983, con una crescita del 22% e 1295 nuovi posti di lavoro.
Nelle aree interessate si avverte complessivamente il processo di trasformazione in atto.
Secondo una ricerca realizzata per l’Agence d’urbanisme de l’agglomeration marseillase, sull’economia marsigliese, il Nord tira l’attività economica della città con un tasso di creazione d’impresa del 4.1%, che sale a 4.5% con l’Euromediterranée, mentre il resto del comune resta al 2,2%. Il numero di persone in cerca di occupazione, tra il 1997 e il 2002, è diminuito del 35% nell’area Centro Nord, contro un 20% del resto della città.
Dal 1999 ad oggi, il tasso di attività è aumentato del 9.4%, in particolare del 117% nella zona franca del Nord- Littoral, del 20.5% nell’Euromediterranée, del 12.6% nella Vallée de l’Huveanne (nella zona Est, principale area industriale della città, dai memorabili conflitti sociali, considerata il triangolo d’oro dell’industria marsigliese negli anni settanta, oggi in riconversione terziaria, con un buon ritmo di crescita ma pochi terreni disponibili).

[1Euroméditerranée è un grande progetto di sviluppo urbano (3 mld Euro di investimenti pubblici e privati), che ha l’obiettivo primario di realizzare il più grande centro terziario del Sud della Francia e dell’area mediterranea, destinato principalmente alla localizzazione di grandi imprese di servizi per il commercio internazionale, le attività finanziarie e le telecomunicazioni. Dal 1995 al 2006 sono stati creati 6.800 nuovi posti di lavoro e 725 imprese, il tasso di coloro che cercano lavoro, nell’area interessata, è diminuito del 22% tra il 2000 e il 2004.

[2Per un termine di confronto, nel progetto Euroméditerranée è prevista la realizzazione di 1,2 milioni di mq. di uffici e commercio.

[3Dagli anni Ottanta ad oggi si stima che questi quartieri, oggetto della politique de la ville, abbiano beneficiato di ‘sostegni’ per un totale di 100 mln di euro l’anno.

Data di pubblicazione: 5 aprile 2011