Le Zone Franche Urbane sono uno strumento recentemente approvato in Italia e largamente sperimentato in Francia. In particolare a Marsiglia l’applicazione è stata istruttiva. L’aspetto caratteristico è la definizione di benefici, soprattutto fiscali, limitati alle imprese comprese in determinati quartieri o aree.
Sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti sono stati sperimentati strumenti simili in precedenza, con una certa varietà di riferimenti.
Nel 1978, l’introduzione delle Enterprise zones nel Regno Unito, su aree estese fino a 300 ha, mirava soprattutto a favorire le imprese, attraendole con riduzioni fiscali. Il presupposto era tipicamente liberista: liberare gli imprenditori dai lacci e lacciuoli avrebbe riportate le aree industriali dismesse a piena valorizzazione, laddove i programmi pubblici avevano fallito. L’esempio più clamoroso, non certo un successo date le premesse, è stata la realizzazione dei Docklands a Londra.
Negli Stati Uniti, un primo programma degli anni Novanta è stato promosso dagli Stati ricorrendo sia ad incentivi che a riduzioni d’imposta.
Successivamente, il programma è stato ripreso a livello federale accentuando il carattere sociale e insistendo sugli aspetti di occupabilità piuttosto che di imprese, accentuando prima le riduzioni fiscali, poi estendole anche alle tasse locali, immobiliari e ai contributi sociali. Le 9 “empowerment zones” (6 urbane, 3 rurali) e delle 95 ‘enterprise communities’ sono molto variegato in dimensione e taglia (da 50 a 200 mila persone in città).
Le aree sono scelte in base a precisi indicatori di povertà. I fondi sostengono iniziative di job training, educazione, housing, e servizi sociali.
In Francia, le Zones Franches Urbaines hanno riguardato nel complesso mezzo milione di persone. Tra i criteri per la selezione delle Zfu figurava un limite di popolazione (non meno di 10 mila abitanti); un livello di disoccupazione superiore del 25% a quello nazionale; la presenza di popolazione con meno di 25 anni pari almeno al 36%; una proporzione di giovani senza qualificazione professionale superiore al dato nazionale del 29%; una misura infine del potenzionale economico procapite. Al termine del processo, è stato verificato che nelle Zfu prescelte insisteva un tasso di disoccupazione pari al doppio della media nazionale, la metà della popolazione sotto i 25 anni, e quasi un giovane su due privo di qualificazione professionale.
Il principale beneficio delle Zfu è l’esenzione dalla tassa locale sulle imprese, che essendo applicata localmente crea una forte concorrenza tra comuni ricchi e poveri. Inoltre, sono previste riduzioni dalle imposte sugli utili, immobiliari, nonché dai contributi sociali. Gli incentivi comunque devono comportare che i posti di lavoro siano rivolti ai residenti locali almeno nella misura del 20%.
In Francia, la valutazione del dispositivo (Buguet 1999) ha evidenziato l’esigenza di un programma di azione e accompagnamento, condotto parallelamente dallo Stato e dalle collettività locali, con i seguenti obiettivi: favorire l’attrattività per l’impresa attraverso disponibilità di immobili, di trasporti, di servizi e accesso facilitato al credito; facilitare l’incontro tra domanda e offerta con ‘borse del lavoro’, agenzie per l’occupazione, azioni di rafforzamento dell’accompagnamento alla domanda - sul modello di successo sperimentato a Lille dal Club d’entreprises FACE - e percorsi di formazione strettamente adattati alle esigenze locali A Marsiglia il dispositivo di accompagnamento è molto articolato e investe diversi livelli di governo.
Innanzitutto, a livello centrale, esiste un protocollo di assistenza tecnica tra DIV e CDC (Cassa Depositi e prestiti), 40 milioni di euro per il periodo 2004- 2008, articolato su tre assi di intervento principali: la mobilitazione dei professionisti dell’accompagnamento e del finanziamento alle imprese; il miglioramento dei servizi alle imprese e l’accesso privilegiato al credito bancario; la costituzione di un’offerta immobiliare specifica per imprese molto piccole e/o artigianali.
La Chambre de Commerce, sia a livello nazionale che locale, e l’ANPE sono state punto di riferimento essenziale per l’attuazione del dispositivo. Le associazioni d’impresa, già molto strutturate sul territorio che ha un forte partenariato economico, hanno perlomeno favorito l’accesso alle informazioni. In ultimo, sono nate, grazie al dispositivo e favorite da questo, una serie di piccole aziende locali come quelle di lavoro temporaneo, di formazione, o altre attività con fini sociali, che hanno aiutato il processo di attuazione.
L’esperienza di Marsiglia mette in luce anche i limiti di queste politiche per i quartieri difficili: i dispositivi di intervento spesso si sovrappongono senza validi criteri di scelta e i risultati non sono paragonabili ai costi sostenuti; le aree di maggiore disagio sono quasi sempre escluse dalle politiche (vedi Urban).
Inoltre, gli eccessivi limiti, spesso collegati alle politiche sperimentali, appesantiscono il processo di attuazione e indeboliscono anche le migliori operazioni. Per esempio l’Ecole de la deuxième chance è rivolta solo ai giovani compresi tra 18 e 21 anni e anche i criteri di selezione delle zone franche e le modalità di accesso all’aiuto sono discutibili e non privi di inutili limitazioni, che ne diminuiscono l’efficacia. Nonostante queste perplessità, attualmente le imprese non si localizzano nella Zfu di Marsiglia (la prima), ma in un quartiere che in questi anni è diventato un’area di attività economica come le altre.
Anche a Roubaix (Lille), nel Nord della Francia (Colomb 2006), tutte le azioni hanno concertato sforzi in comune al fine di massimizzare io benefici in termini di impiego locale, cioè per i residenti, fin dalle prime fasi di realizzazione del progetto. Questo aspetto è considerato fondamentale rispetto ai benefici che ci si aspetta derivare dalla conclusione del progetto.
Insomma, sono state privilegiate il lato delle iniziative che innesta i progetti nella fase di montaggio, rispetto agli eventuali automatismi ‘a scendere’. A questo scopo, sono stati utilizzati una vasta gamma di strumenti, dall’offerta di impiego pubblico o semipubblico (come per esempio le nuovi istituzioni culturali), ai posti di lavoro negoziati con investitori privati, come pure iniziative di formazione e qualificazione professionale. Anche le iniziative sul patrimonio abitativo sono state utilizzate come occasione per sollecitare i residenti alla partecipazione ai programmi sull’impiego.
Colomb, C. & URBED London (2006), Making Connections: Transforming People and Places in Europe, J. Rowntree Foundation.
Peraldi M., 1999, “Marseille: réseaux migrants transfrontaliers, place marchande et économie de bazar”, Cultures & Conflits, 33-34.
Buguet, B. (1999) Evaluation du dispositif zones franches urbaine et zones de redynamisation urbaines, Inspection Generale des Affaires Sociales, Volume 2, January, Paris.
Green H., Trache H., Blanchard D., 2001, “An Experiment in French Urban Policy: Evaluation and Reflection on the Implementation of the Zones Franches Urbaines”, Planning Theory &, 2, 1, apr., p. 53 – 66.Viard J., 1994, (a cura di), Marseille, la métropole inachevée, La Tour d’Aigues, ed. de l’Aube.