L’area ex Michelin (11 ha) è parte di una porzione di territorio che si sviluppa tra il fiume Adige ed il tessuto urbano di Trento, da cui resta separato a causa della barriera costituita dalla ferrovia e da da importanti arterie stradali urbane. Forti emergenze ambientali (il fiume, lo sfondo delle montagne, le vicine zone agricole) dominano su queste aree, molte delle quali interessate da un graduale processo di dismissione, da funzioni industriali o militari.
In particolare l’area ex Michelin rappresenta l’ambito più avanzato di trasformazione: la discussione intorno al destino urbanistico di queste aree produttive prende concretamente avvio dal 1998, quando la Michelin Italiana procede alla disattivazione degli impianti produttivi localizzati a Trento. I ragionamenti sul futuro di quest’area erano già stati sviluppati nel PRG “Vittorini” del 1989, dove sull’area si era individuata una scacchiera di isolati misti-residenziali nel verde, tesa a costruire una nuova centralità urbana: questa previsione fu oggetto di critiche da parte di chi vi riconosceva la volontà di accelerare il processo di dismissione dell’industria e venne quindi stralciata con una successiva variante del ‘94.
Un ordine del giorno del Consiglio comunale del 1998 stabilisce alcune priorità per le scelte sul futuro dell’area: nel riconoscerne il rapporto potenziale con la città, e le potenziali qualità ambientali e paesaggistiche date dalla vicinanza al fiume Adige, chiede di perseguire qualità urbanistica e architettonica. Al contempo, gli enti di governo pubblico rinunciano all’acquisto dell’area, che viene acquisita da un pool di investitori locali, sotto il nome di Iniziative Urbane S.p.A., una società la cui compagine sociale risulta composta per lo più da società locali del settore bancario e assicurativo. In una provincia con grandi possibilità di investimento, in un’epoca ancora non funestata dalla crisi economica questo gesto non viene condiviso da una parte dell’opinione pubblica che rinfaccia all’amministrazione sia una presunta opportunità speculativa offerta a privati sia la rinuncia ad una regia diretta nell’intervento, come nella tradizione dell’autonomia.
Deve però essere riconosciuto che nell’ambito del processo di definizione del futuro della Michelin, ripercorrendone le tappe, non si può affermare che siano mancati passaggi condivisi e partecipati. Analogamente non si può dire che l’urbanistica sia stata estranea alla partita: oltre ad un “Concorso di idee”, limitato ai soli progettisti trentini, indetto nel 1999, anche uno studio del prof. Renato Bocchi per la formazione della variante generale 2001 al PRG partecipano dei ragionamenti sul ruolo dell’area in rapporto alla città. Il problema, se si vuole, è che la narrazione del futuro della città come delineata negli strumenti urbanistici si è poggiato su grandi scelte strutturali irrealizzabili - interramento della ferrovia in primis - rafforzando in molti il giudizio piuttosto superficiale di una politica urbanistica composta da una sommatoria casuale di interventi episodici e slegati da un quadro organico.
In coerenza con la richiesta espressa dal Consiglio comunale di individuare un progettista di levatura internazionale, per la progettazione dell’intero comparto viene incaricato l’architetto Renzo Piano, che avvia il lavoro nell’autunno del 2002, con una particolare attenzione agli interventi di riqualificazione della fascia fluviale e di integrazione e collegamento con il resto della città al di là della fascia ferroviaria. Questi ragionamenti impegnano l’amministrazione pubblica alla realizzazione, ora in corso, di una serie di opere di integrazione: verso il fiume si procede all’interramento di un tratto della strada (via Sanseverino) e del canale Adigetto, barriere verso l’asta fluviale: una opportunità per estendere il grande parco del progetto fino all’argine fluviale. Verso la città, si stanno invece per realizzare una serie di sottopassi alla ferrovia (di cui il PRG prevedeva l’interramento).
A distanza di 13 anni dalla chiusura della fabbrica Michelin, il cantiere della nuova parte di città ha preso forma definitiva in quasi tutti gli 11 ettari di cui si compone: quasi 5 ettari di parco pubblico, un sistema di strade e piazze pubbliche per una superficie di quasi 2 ettari e una superficie utile di quasi 100.000 m2, comprendente residenza, terziario e spazi commerciali, di cui si prevede la conclusione entro il 2013. Nel frattempo, si avvia la realizzazione anche del nuovo polo museale interno all’area e destinato alla scienza (MUSE), che ospiterà anche attività di ricerca ed è interamente finanziato dalla Provincia Autonoma, che in questo periodo sta anche definendo l’eventualità di acquisizione di altri spazi terziari all’interno dell’area.
Le ambizioni delle società che curano lo sviluppo dell’area hanno al presente dovuto fronteggiare la crisi edilizia che ha notevolmente rallentato il piano di vendita degli appartamenti, peraltro molto costosi, del comparto. Un aspetto delicato riguarda anche un serpeggiante scetticismo verso questa iniziativa, di scala (fisica ed economica) inusuale per la città: sospetti e resistenze sulla prima esperienza di collaborazione pubblico-privato nella trasformazione di un cruciale comparto della città, una diffusa percezione di quest’area ancora ritenuta “fuori” e lontana (non solo per via dell’industria che ospitava, ma soprattutto per la barriera irrisolta della ferrovia), la chiara insoddisfazione dei professionisti locali per un mancato coinvolgimento… D’altra parte va riconosciuto che la sempre più ingombrante presenza della barriera ferroviaria non ha impedito il recupero di un’area in abbandono nelle forme di un’emozionante montagna di vetro che ospiterà il futuro polo museale scientifico e di una edificazione densa che ha permesso di liberare quasi 5 ettari di parco verso il fiume: l’appropriazione di questo spazio da parte della città rappresenta la vera scommessa per il futuro. La partita non è quindi ancora chiusa, ma è chiaro che il successo di questa operazione immobiliare sta a cuore tanto alla pubblica amministrazione quanto agli investitori privati.