Le targhe automobilistiche dello stato di Victoria di cui Melbourne è capitale recitano: The Place to Be. Sembrerebbe allora che questa città sia il luogo più desiderabile in cui vivere, come confermato dall’Economist Intelligence Unit, che l’ha proclamata la più vivibile del mondo per l’anno 2012 in una classifica dove cinque città tra le prime dieci sono in Oceania, tre in Canada e solamente due in Europa.
Si potrebbe allora concludere con “meno popoloso, più spazioso, quindi più vivibile”? Sono in molti invece a criticare la rivista britannica. Robert Nelson, critico d’arte e professore alla Monash University, molto ascoltato in sede locale, denuncia che nella classifica non si faccia riferimento alla densità urbana. In una città che negli anni della rapida espansione è rimasta priva della cintura verde “di salvataggio”– modello piuttosto diffuso nel mondo anglosassone, a partire dalla ormai archetipica green belt di Londra – lo sprawl è un problema molto concreto.