Ad oggi, il più rilevante programma di riqualificazione in Australia è rappresentato dai Docklands. Il nome deriva dal “Victoria Dock”, un molo creato nel 1880, in conseguenza della deviazione del corso del fiume Yarra, che divenne poi l’attracco principale della città durante le guerre mondiali. I Docklands hanno cominciato a perdere importanza nel corso degli anni Sessanta, quando si è sviluppato l’uso dei container e, di conseguenza , il traffico navale è stato indirizzato verso altri porti più moderni e meglio attrezzati.
Da quel momento in poi, l’area è caduta in uno stato di progressivo abbandono, conclusosi solo con la recente riqualificazione che ha previsto l’insediamento di residenze, un centro commerciale, uno stadio e di numerose aree destinate alle attività ricreative.
La prima proposta di intervento risale al 1987, quando Melbourne si candidò come città ospitante dei Giochi olimpici del 1996, senza vincere la competizione. Nel 1990 l’area dei Docklands venne selezionata, insieme ad altre aree in Australia, per diventare una “città della tecnologia” nell’ambito del progetto denominato “Multifunction Polis”, finanziato principalmente da associazioni private giapponesi e poi abbandonato nel 1998. Il 1991 è stato l’anno di svolta per la riqualificazione dei Docklands in conseguenza dell’istituzione della Docklands Authority, che ha provveduto a suddividere l’area in numerosi ambiti di intervento, affidando il progetto a promotori e agenzie privati, limitando di fatto il potere decisionale del Melbourne City Council. In aggiunto allo scenario già sufficientemente confuso dei soggetti coinvolti, nel 2003 la Docklands Authority si è unita alla Urban and Regional Land Corporation – ente pubblico e probabilmente principale promotore della trasformazione urbana in Melbourne, tra le cui attività rientra la rigenerazione di aree dismesse – creando VicUrban, ente a cui è stato affidato il controllo dei programmi di sviluppo dei Docklands e di numerosi altri progetti metropolitani.
I Docklands sono diventati parte della City of Melbourne il 1 luglio 2007. I 200 ettari di terra e acqua che li compongono sono localizzati sul Victoria Harbour, ad Ovest rispetto al centro della città. La loro inclusione nella City ha raddoppiato le dimensioni della parte centrale di Melbourne restituendo una significativa area di lungomare alla città.
Attualmente i Docklands ospitano più di 4.000 persone e più di 7.000 vi lavorano ogni giorno. Entro il 2020, data stimata di ultimazione dei lavori, si prevede che i residenti potranno diventare 20.000 e i lavoratori occupati 40.000.
I Docklands rappresentano un’occasione rara nell’ambito dei processi di rigenerazione urbana: si tratta, infatti, di un’area assai estesa, nei pressi del Central Business District (CBD), il cuore storico della città, che si affaccia sul mare (220 ettari e quasi 7 chilometri di litorale). L’opportunità di costruire edifici con ampie aree di pertinenza è stato certamente sfruttata. In questo modo molte attività, soprattutto terziarie, per le quali non si era più in grado di trovare opportuna collocazione nel CBD e per le quali si era dovuto trovare una localizzazione in ambiti periferici, hanno trovato una sistemazione più che soddisfacente: emittenti radiotelevisive, banche e altre aziende hanno ottenuto spazi più appropriati alle loro funzioni, in una zona ben servita dai mezzi pubblici direttamente collegata al CBD.
L’idea di assegnare il progetto e la realizzazione degli interventi esclusivamente a promotori privati ha portato al coinvolgimento di soggetti eterogenei e a risultati formali assai diversi. La mancanza di controllo pubblico durante le fasi della riqualificazione ha, inoltre, portato a modelli insediativi poco coerenti. Come risultato, i Docklands sono ora un quartiere per gli affari con buona funzionalità ma poco attrattivo per gli abitanti a causa della scarsità di servizi di interesse collettivo e, soprattutto, a causa della sua mancanza di identità se messo a confronto con i vecchi quartieri di Melbourne. È, pertanto, una specifica preoccupazione del Governo dello Stato di Victoria la risoluzione di questa criticità, preferendo la selezione di edifici a “scala umana” e prestando maggiore attenzione alla vivibilità del quartiere, ad esempio incoraggiando l’apertura di piccoli negozi al dettaglio, in opposizione al grande centro commerciale esistente.