Urbanistica INFORMAZIONI

I luoghi del lavoro e dell’azione collettiva

Luoghi del lavoro e insediamenti abitativi

Per oltre un secolo, dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Sessanta-Settanta del Novecento, il nucleo centrale dell’attività produttiva della città è costituito dal settore delle costruzioni navali, con il Cantiere Orlando, e da quello dell’industria vetraria in cui, a partire dagli ultimi decenni dell’800, la Balzaretti- Modigliani diviene l’impresa più importante per capacità produttiva e numero di addetti.
Sia la cantieristica che la produzione del vetro sono lo sviluppo di una attività manifatturiera sorta nel periodo mediceo (leggi livornine) e rafforzata poi con i Lorena. L’arsenale mediceo venne impiantato sul corpo del lazzaretto di San Rocco e il vecchio insediamento fu conservato dai fratelli Orlando i quali fondano il nuovo cantiere nel 1866.
Negli anni Ottanta dell’Ottocento, quando viene costruito il nuovo grande scalo Morosini, il cantiere livornese acquista una posizione di tutto rilievo nell’industria cantieristica italiana.
In quel periodo il cantiere occupava già 1140 operai.
Si trattava di forza lavoro in larga parte altamente qualificata, così come qualificati erano i numerosi addetti alle industrie legate alla cantieristica, la più importante delle quali era la Società Metallurgica Italiana, specializzata nella lavorazione del rame dove, alla fine dell’Ottocento, erano impiegati 600 operai.
La fisionomia occupazionale del cantiere si mantiene inalterata fino ai primi anni ’60 del Novecento quando inizia un forte ridimensionamento dell’attività produttiva e un progressivo declino sfociato più tardi nello smantellamento definitivo.
Anche per l’industria vetraria l’ubicazione dei nuovi stabilimenti coincide con quella dei precedenti impianti manifatturieri. Nel corso del 1700 alcune manifatture per la produzione di vetri da finestra e bottiglie erano sorte nel nuovo quartiere di San Iacopo, realizzato agli inizi di quel secolo. Ed è in questo quartiere che nel 1857 i fratelli Modigliani aprono il loro primo stabilimento.
Negli anni ’80, venne costruita una nuova grande fabbrica nel sobborgo della Torretta, destinata alla produzione di vetro da lastre e bottiglie. Poco dopo, con l’ingresso di nuovi soci, si modificò il vecchio assetto proprietario e si dette vita alla “Vetreria italiana Balzaretti-Modigliani”. Negli anni ’30 del Novecento, con l’inizio della produzione di lana di vetro, la società conobbe un ulteriore sviluppo produttivo ed occupazionale. L’ampliamento del numero degli addetti venne accompagnato dalla decisione di costruire per gli operai una serie di piccole abitazioni nel quartiere Strigi.
Livorno, a differenza di tutte le altre città toscane, non ha avuto una circostante campagna coltivata, con diffusi insediamenti abitativi. Fin dal momento della fondazione, la forza lavoro necessaria per lo sviluppo commerciale e manifatturiero del nuovo centro non proveniva dalle aree rurali ma da altre località, anche molto lontane, e si è insediata all’interno della città, in quartieri che fin dall’inizio si caratterizzano per un accentuato carattere operaio e popolare. La costruzione di quartieri operai e popolari nelle aree circostanti inizia durante il fascismo e prosegue poi nel secondo dopoguerra.

Spazi dell’azione collettiva

1° maggio 1890 Livorno è una delle non molte città italiane dove, a distanza di un anno dalla costituzione della seconda Internazionale, e dalla decisione lì assunta di fare del primo maggio una giornata di lotta per la conquista dei diritti del lavoro, si tiene un grande sciopero degli operai del cantiere e della maggiori industrie della città. Un grande corteo attraversa la città. Organizzatore della protesta è Pietro Gori il quale per questo viene arrestato insieme ad altri 27 manifestanti, processato e condannato ad un anno di reclusione.
Luglio 1919 A Livorno i moti contro il caroviveri, così come in molti altri luoghi del paese, vedono protagonisti, più che gli operai, gli appartenenti al mondo variegato dei mille piccoli mestieri urbani. Assaltati e svaligiati negozi di Viale Margherita. Quasi tutti i negozi decidono di calmierare i prezzi al livello fissato dalla CdL. Requisite invece la merci di quelli che rifiutavano di farlo. La merce raccolta venne ammassata al teatro San Marco addobbato con le bandiere rosse e nere della Federazione socialista livornese.
Risparmiati dai saccheggi i negozi dell’Ardenza, caratterizzati, allora, da una forte presenza operaia e forse con esercenti con posizioni vicine a quelle delle masse popolari.
Luglio 1921 Anche a Livorno nascono formazioni di Arditi del Popolo, l’associazione fondata a Roma da Argo Secondari, con lo scopo di organizzare una risposta armata allo squadrismo fascista.
La direzione del PCd’I, dopo un’iniziale incertezza, decide di non aderire al movimento perché poco convinta della sua fisionomia ideologica.
A Livorno, a differenza di quanto avviene in altri luoghi del paese, i militanti del PCd’I formano squadre di arditi insieme a militanti anarchici e socialisti. Gli Arditi livornesi riescono così a respingere gli assalti fascisti e a impedire la conquista della città. Centri di questa resistenza sono i quartieri operai e popolari di San Marco, Pontino, Borgo Cappuccini, Venezia. La conquista della città da parte di una spedizione fascista proveniente dall’esterno e guidata da Dino Perrone Compagni avverrà nell’agosto del 1922, durante lo sciopero di protesta contro lo squadrismo proclamato dall’Alleanza del Lavoro. Dopo duri scontri in diversi punti della città, i fascisti fecero irruzione durante la notte, nell’abitazione del consigliere comunale comunista Pietro Gigli, in via Solforino, nel quartiere del Pontino, e lo uccisero insieme al fratello Pilade. Poco dopo, in uno scontro con gli uccisori dei fratelli Gigli, nei pressi di Pontarcione, morì l’anarchico Filippo Filippelli.

Data di pubblicazione: 29 marzo 2011