Il Comune di San Donato Milanese nella primavera del 2009 ha dato nuovo avvio alla procedura per la redazione del Piano di Governo del Territorio (Pgt). Il rinnovo dello strumento di pianificazione, oltre che per l’adempimento di legge, trae origine dall’obiettivo di dare continuità ai principali elementi di valore che caratterizzano il proprio territorio, con una linea di condotta contraddistinta dall’intenzione di garantire l’equilibrio tra lo sviluppo/qualificazione delle funzioni e la dotazione dei servizi e delle infrastrutture, in un quadro di compatibilità sociale ed ambientale.
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Propedeutica alla redazione del Pgt è stata la stesura di Linee guida, (presentate pubblicamente, discusse ed approvate dalla Giunta Comunale nel luglio 2009) nelle quali in undici punti si sono enunciati i principali obiettivi che si intendevano perseguire attraverso la formazione del Piano.
I contenuti di questi punti riguardano:
L’idea-guida che ha orientato la redazione del Pgt è stata quella della flessibilità, intesa come capacità dello strumento di adattarsi a soluzioni diverse ed alternative, ma tutte ugualmente capaci di dimostrare la loro sostenibilità rispetto alla costruzione della città pubblica ed al disegno complessivo del piano.
In questa prospettiva, la flessibilità è concepita come la capacità del piano di prevedere opzioni alternative, valorizzando al contempo il ruolo propositivo dei diversi attori, nella consapevolezza che le migliori opportunità talora possono essere perseguite attraverso la concertazione e il consenso, una volta che siano stati resi espliciti e condivisi gli obiettivi non negoziabili del piano stesso.
Tali considerazioni, rafforzate dalle proposte e dai contributi presentati dai diversi attori presenti sul territorio, hanno condotto ad uno strumento pianificatorio in cui le previsioni, per ciascuna delle diverse tipologie di Ambiti di Trasformazione, sono strutturate su più livelli.
Ferme restando le “previsioni di base” per il tessuto consolidato, rappresentate dall’insieme degli interventi di tipo manutentivo e di recupero (fino alla ristrutturazione edilizia) regolati dal Piano delle Regole, le previsioni del Documento di Piano si articolano su uno, due o tre livelli negoziali, a seconda delle caratteristiche e delle potenzialità proprie di ciascuno degli Ambiti di Trasformazione.
Esemplificando: accedere al primo livello di negoziazione significa attuare previsioni, per un determinato Ambito di Trasformazione, non dissimili da quelle già contenute per la corrispondente area nello strumento previgente - verificata la loro attualità - rispetto alle quali la realizzazione dei soli servizi e delle attrezzature direttamente funzionali ai diversi insediamenti, dà conto della loro sostenibilità rispetto al sistema urbano complessivo ed alla città pubblica.
Accedere al secondo livello di negoziazione significa invece attuare trasformazioni per il medesimo Ambito potendo disporre di indici di utilizzazione territoriale incrementati per effetto dell’attribuzione degli indici provenienti da una certa categoria di ambiti di perequazione. Il secondo livello di negoziazione, a determinate condizioni, può permettere di insediare funzioni aggiuntive rispetto al primo livello se ritenute compatibili. In questo caso la sostenibilità rispetto allo sviluppo urbano è associata oltre che alla cessione di aree, anche a prestazioni, in termini di opere e attrezzature, per il raggiungimento di una dotazione che non si limita al soddisfacimento dei bisogni connessi all’insediamento, ma che viceversa concorre alla riqualificazione e alla realizzazione, anche in quota parte, del sistema dei servizi di interesse generale nel suo complesso.
Come accennato, il limite dimostrato, da un lato, da previsioni di piano rigide e vincolanti e, dall’altro, dalle opportunità perseguibili attraverso forme di pianificazione di tipo negoziale, ha fatto propendere per una certa apertura del Documento di Piano anche rispetto a ipotesi pianificatorie non perfettamente configurabili al momento della sua redazione, ma non per questo da escludersi a priori. Per alcuni degli Ambiti di Trasformazione individuati dal Documento di Piano, è dunque prevista la possibilità di accedere ad un ulteriore livello di pianificazione, il terzo. Si è trattato evidentemente in questo caso di delineare attraverso il Documento di Piano una maglia di regole progettuali che, indicati chiaramente gli irrinunciabili obiettivi da raggiungere, permetta di valutare anche ipotesi di trasformazione diverse da quelle previste dal Documento di Piano, ferma restando in capo al proponente la realizzazione delle compensazioni che garantiscono la sostenibilità rispetto al corretto sviluppo urbano della proposta formulata.
Alla flessibilità delle previsioni del Documento di Piano corrisponde la gradualità nelle procedure di autorizzazione degli interventi, secondo una logica che tende ad una verifica tanto più semplificata quanto più determinate siano le trasformazioni ammesse e, viceversa, tanto più incisiva quanto più orientativi e di indirizzo siano i contenuti del Documento di Piano per ciascuno degli Ambiti di Trasformazione.
Analogamente a quanto previsto per il tessuto consolidato dal Piano delle Regole, in cui gli interventi ammessi saranno attuati con titolo abilitativo semplice o con permesso di costruire convenzionato in relazione all’entità delle trasformazioni previste, gli interventi per gli Ambiti di Trasformazione individuati dal Documento di Piano potranno essere attuati con piano attuativo, in alcuni casi anche adottato dalla Giunta Comunale (ai sensi della Lr 12/2005, art. 14, c. 4 bis) ovvero con un Programma Integrato di Intervento, di competenza del Consiglio Comunale o, se di rilievo regionale, subordinati all’approvazione di un Accordo di Programma.