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Valorizzare i centri storici per contrastare lo spopolamento

L’ipotesi della linea di intervento è costruita su un quadro di obiettivi che si propongono innanzitutto di valorizzare le risorse endogene della cultura e dei centri storici minori, ritenute i più importanti patrimoni su cui impostare una politica di sviluppo sostenibile, al fine di offrire migliori opportunità di vita e lavoro e consentire la permanenza della popolazione [1].

La risorsa su cui si fonda la proposta è in senso generale “la cultura del territorio” [2], facendo riferimento al patrimonio di storia e di saperi del fare che le aree interne della Calabria possiedono e possono offrire, contrastando il processo di omologazione verso il quale la società locale era stata spinta da forme di sviluppo decontestualizzate e insostenibili.

Vengono quindi ritenuti fondamentali la valorizzazione dei centri storici e degli elementi peculiari dell’identità locale, le emergenze architettoniche che narrano la storia del territorio, le tradizioni della cultura materiale, il “saper fare” tradizionale.

Le linee di intervento individuate per l’attuazione di una strategia comune consistono in:

  1. Valorizzazione dei luoghi legati ai personaggi della grande storia attraverso il recupero di centri o edifici storici e la creazione di poli espositivi, culturali e congressuali ad alta valenza turistica.
  2. Recupero e valorizzazione turistica di opifici, mulini, borghi per costruire con finalità di attrazione turistica una rete ecomuseale del territorio.

Obiettivi da conseguire con la valorizzazione delle risorse territoriali:
- Tutelare, salvaguardare e valorizzare la qualità ambientale dei centri storici ed il livello dei servizi alla persona ed alla comunità per contrastare lo spopolamento.
- Migliorare la qualità della vita della popolazione, creando servizi ed opportunità occupazionali che scoraggino l’abbandono delle aree interne e contrastino la disgregazione sociale.

Obiettivi operativi dei singoli interventi:
- Valorizzazione delle risorse della storia, della cultura e dell’identità locale per la creazione di attra-zioni turistiche.
- Integrazione degli interventi in una rete di fruizione di carattere ecomuseale diffusa su una pluralità di centri dell’area vasta.
- Messa in valore dei patrimoni ambientali per supportare lo sviluppo di un turismo sostenibile.
- Creazione dei presupposti per una maggiore coesione sociale attorno a un modello di sviluppo che ponga al centro del sistema economico la cultura e le peculiarità del territorio.
- Promozione di una migliore qualità della vita e di possibilità di lavoro nelle aree interessate contrastando la tendenza allo spopolamento e al depauperamento delle risorse umane ed economiche locali.
- Sostegno agli investimenti delle imprese private con il loro coinvolgimento in una progettualità in-tegrata comune.
- Creazione di un prodotto turistico, basato sui patrimoni storici, culturali ed ambientali del territorio, migliorando l’accoglienza turistica.

Il fenomeno dello spopolamento interessa le aree interne collinari e montane [3], dove si registra peraltro la maggiore tenuta dei caratteri storici e insediativi tipici del territorio rurale, con attività agricole scarsamente competitive, a prevalente conduzione individuale, e che costituiscono ancora oggi uno dei pochi fattori di equilibrio delle condizioni morfologiche e ambientali.

Il quadro demografico e territoriale presenta le seguenti criticità: 1. forti vincoli di natura orografica; 2. bassa accessibilità delle aree interne; 3. spopolamento e marginalizzazione socio-economica delle aree montane; 4. modello insediativo caratterizzato da una forte dispersione della popolazione sul territorio.

Il problema dello spopolamento non è un problema esclusivamente calabrese [4]. Lo spopolamento delle aree interne e periferiche ha effetti negativi non soltanto per le aree interessate direttamente al fenome-no, ma per l’intera economia e società regionale. Il declino demografico, sociale ed economico di que-ste aree ha un duplice costo, diretto e indiretto: diretto, poiché la mancanza di manutenzione del territorio (collina e montagna) si ripercuote sugli assetti ecologici e ambientali anche della pianura e della co-sta; indiretto, poiché toglie alla Calabria la possibilità di utilizzo economicamente produttivo delle importanti risorse - a partire da quelle paesaggistiche e ambientali - di cui le zone interne dispongono.

I Comuni che in Calabria possono essere considerati “Territori Marginali” sono 108 su 409 e sono caratterizzati dall’avere una popolazione inferiore a 1.500 abitanti e con una diminuzione di popolazione maggiore del 5% all’anno. La dinamica demografica regionale evidenzia, quindi, da una parte, un progressivo spopolamento delle aree interne, con rischi di abbandono del presidio del territorio e, di conseguenza, di accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico a monte ma anche a valle, e, dall’altra, una crescita residenziale caotica dei centri urbani più grandi, con possibili effetti negativi sia di tipo ambientale (pressione antropica, inquinamento, ecc.) che sociale (aumento di episodi di discriminazione, emarginazione, criminalità, ecc.).

[1Particolarmente interessante sarebbe stato, se applicato, il Disciplinare contenuto nella Delibera di Giunta Regionale della Calabria n. 166 del 26 aprile 2012 “Disciplinare finalizzato al recupero, conservazione e messa in sicurezza del patrimonio storico costruito" - art. 48 della legge regionale urbanistica n. 19/02.

[2Vedi Esportare il centro storico, a cura di Benno Albrecht, Anna Magrin. Rubbettino, 2015.

[3Vedi Spopolamento e disurbanizzazione in Calabria. Strategia di rigenerazione urbana, 2013, Iiriti editore, Reggio Calabria, a cura di Maria Adele Teti.

[4Attualmente in Europa, secondo i Rapporti periodici sulla Coesione Sociale, esso rappresenta uno dei principali problemi per circa 90 regioni sparse tra tutti gli Stati membri, con intensità particolari in alcune zone della Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Finlandia e Svezia, oltre ad alcune zone in Italia.

Data di pubblicazione: 24 marzo 2018