Il waterfront simbolico e rappresentativo di Euroméditerranée, Cité de la Méditerranée, è pianificato per riproporre gli stessi ingredienti del progetto del Port Vell di Barcellona: due istituzioni culturali progettate da un architetto di fama internazionale, un grande centro commerciale con attività ricreative (Terraces du Port), una marina e un lungomare, un centro congressi che include un cinema multisala e un hotel ed una struttura per concerti ricavata in un silos preesistente.
L’agenzia di sviluppo presenta Cité de la Méditerranée come “un programma veramente originale”, inscritto nelle nuove relazioni tra la città e il porto: “attività culturali, formative, scientifiche, ludiche e terziarie formano, insieme alle attività del porto […] un unico complesso, testimoniando il ruolo di Marsiglia come una delle maggiori metropoli per gli scambi economici e culturali tra l’Europa e il Mediterraneo” [1].
La Cité de la Méditerranée sarà uno spazio rappresentativo che segnala e simbolizza la capacità di trasformazione e modernizzazione di Marsiglia, in particolar modo per i turisti futuri, che fino a questo momento raramente sono stati a Marsiglia. Comparata al Port Vell e a waterfront similari, le istituzioni culturali pianificate in Euroméditerranée si distinguono per la qualità dell’offerta. Il Museo delle Civiltà Europee e il Centro regionale del Mediterraneo sono istituiti con l’obiettivo di sviluppare temi e questioni di rilevanza “mediterranea” all’interno dei propri programmi, in maniera congiunta con altre istituzioni appartenenti a questo contesto geografico.
Le istituzioni culturali localizzate presso il waterfront, in questo modo, sostanziano la visione di Euroméditerranée come nodo dello scambio culturale nella pan-regione mediterranea. Di conseguenza, si è tentato un duplice sviluppo della visione di Euroméditerranée: mentre le strategie culturali sono basate sulle nozioni storiche e socio culturali di scambio nel contesto mediterraneo, le strategie economiche e residenziali alimentano gli scambi e la mobilità transatlantici.
Un’importante finalità de la Cité de la Méditerranée è di accrescere l’accessibilità al mare e al waterfront.
Il direttore del municipio responsabile delle relazioni economiche ed internazionali, in una intervista ha espresso la sua preoccupazione relativa allo sviluppo de la Cité de la Méditerranée e al suo impatto sulle opportunità commerciali nell’area del centro consolidato di Marsiglia. La Canabiére e il centro cittadino necessitano strategie per modernizzare e assicurare la presenza di attività commerciali e sociali, e il direttore è preoccupato che i nuovi sviluppi di Euroméditerranée porteranno ad un ‘gioco a somma zero’ nel quale il centro preesistente perderà la propria capacità di attrazione a favore delle nuove aree [2].
La Rue de la République, la strada che connette il nuovo waterfront e il centro storico, è stata realizzata nel XIX secolo in stile Haussmaniano per ospitare le classi medie [3]. Questo non è mai avvenuto e, allorquando la strada si appresta ad essere rinnovata, gli abitanti e i gestori locali dei negozi vengono allontanati.
In aggiunta, la crisi finanziaria ha imposto un arresto allo sviluppo, producendo il rischio che gli sviluppatori non riusciranno nell’intento di attrarre una popolazione abbiente e strutture di consumo esclusive.
Un architetto locale che ha lavorato su diversi progetti nel contesto sia di Euroméditerranée che della regione urbana, sottolinea il desiderio antecedente la nomina di EPAEM di rendere Marsiglia differente da Barcellona suggerendo dei piani privi di un programma “spettacolare”, proponendo, al contrario del progetto sviluppato, di “costruire una città tranquilla sul mare, una sorta di isola locale, veramente urbana. Un intento più frivolo, minimalista…” [4]. Si voleva proporre per Marsiglia qualcosa che non fosse stato fatto altrove, fondando i piani su un modello mediterraneo piuttosto che anglosassone.
La concezione preliminare aveva assunto il concetto della “sublime banalità” per indicare le preoccupazioni relative alle necessità della vita quotidiana, con la sobrietà nel design e l’integrazione locale.
Questa preoccupazione è presente nell’offerta delle istituzioni culturali che offrono sale di lettura rivolte agli abitanti, come anche un programma di mostre e dibattiti su argomenti di rilevanza locale e regionale.
Al contrario, nel dominio dell’urban design e dello sviluppo immobiliare, il paesaggio insito in Euroméditerranée tende ad essere sviluppato maggiormente come spazio sociale transnazionale. La mancanza di integrazione sociospaziale di Euroméditerranée nel tessuto della città preesistente è un’altra preoccupazione corrente. Ci sono altri progetti sociali e di riqualificazione in Marsiglia, ma non sono propriamente coordinati [5]; di conseguenza, ci sono aree esterne al perimetro che non sono valorizzate.
Barriere economiche e simboliche radicalizzano l’esperienza delle disuguaglianze tra le aree di riqualificazione e quelle al loro esterno. Questo è un effetto tipico delle strategie d’area, nel momento in cui gli obiettivi propri della pianificazione modernista di coesione sociale e di uno sviluppo di lungo periodo pensato per la città nel suo insieme vengono trascurati.
Divari tra le visioni, gli obiettivi e le azioni in Euroméditerranée sono evidenti nel dominio dello spazio pubblico in generale, e negli spazi verdi in particolare. Le argomentazioni economiche risultano sempre più persuasive quando le priorità sono definite nella riqualificazione urbana. Nella prima fase di Euroméditerranée, l’esigenza di interventi nel settore immobiliare era ritenuta così importante che tutti gli sforzi erano concentrati sulla costruzione; ne è risultato un deficit nella provvigione di spazi pubblici e aperti.
Un rappresentante nel Consiglio Amministrativo di Euroméditerranée ha rivelato che “[la società] non è stata in grado di mantenere la promessa degli spazi verdi. È abbastanza semplice. Il suolo ha un valore, ma quando ha un valore è sempre più difficile inserire servizi e amenità pubbliche... È un processo economico. È normale” [6].
Diversi rappresentanti coinvolti nel processo di riqualificazione si soffermano sulle difficoltà di consolidare gli obiettivi dello sviluppo sia economico che urbano. Il problema delle aree verdi viene, di fatto, ricondotto alla mancanza di aree libere nell’intorno del progetto e all’insostenibilità dei necessari costi di espropriazione. Nonostante ciò, l’agenzia promuove Euroméditerranée come intervento attrattivo per gli investimenti in virtù delle sue riserve spaziali. L’uso delle aree disponibili è, in questo senso, negoziato con difficoltà tra i bisogni dei quartieri e i profitti e gli incentivi economici.
Marsiglia è stata designata Capitale Europea della Cultura per il 2013 e il programma proposto ha integrato la visione di Euroméditerranée per accrescere il ruolo della città come lieu d’échange tra l’area meridionale mediterranea e l’Europa continentale [7].
Al suo interno vengono argomentate le modalità in cui sia il paesaggio materiale che le attività culturali presenti nelle aree rinnovate assumono un ruolo centrale per l’evento. Le capacità locali e le attività dovrebbero essere potenziate tanto quanto le offerte culturali mirate ad un pubblico internazionale.
L’agenzia di sviluppatrice di Euroméditerranée è stata coinvolta nel processo di costruzione del programma. Queste rappresentano le due grandi opportunità di lanciare Marsiglia in una nuova prospettiva di sviluppo. Ma la visione del progetto di come le strategie debbano riflettere cittadinanza e cosmopolitismo determinano il modo in cui gli abitanti di Marsiglia sono iscritti nella “città creativa” ambita da questa come da altre città.
Strategie per promuovere la crescita economica e la competitività urbana che investono nelle componenti morfologiche, funzionali e socioculturali del “paesaggio urbano” sono diventate comuni nelle città europee.
Ma gli effetti di queste politiche si riversano senza mediazione sulla città: esse, spesso, si traducono in una contrapposizione dualistica tra la creazione di una nuova città centrale, simbolicamente e materialmente ricca e attrattiva, che fa da contraltare ad una esterna, povera e/o marginalizzata. Queste strategie “d’area”, tendono a non contemplare la necessità di una visione d’insieme, che produca un orizzonte spaziale e di senso condiviso per tutti i cittadini.
Le città o le regioni urbane metropolitane, infatti, non necessariamente sono in grado di sostenere la pluralizzazione di nodi commerciali e di consumo, che potrebbe risolversi in un “gioco a somma zero” all’interno del territorio.
Un effetto opposto rispetto alle intenzioni di creare una regione metropolitana forte per affrontare la competizione territoriale globale, che pure accompagnano questi progetti.
Non ci sono nemmeno certezze che il paesaggio sviluppato in questo modo produca il capitale mobile auspicato.
In contrasto alle promettenti aspettative retoriche, è possibile supporre l’omologazione di una serie di città attorno a dei modelli precostituiti nei settori del consumo e dell’urban design. Probabilmente, la preoccupazione alternativa per una “sublime banalità”, come espressione di una qualità e di un’offerta di livello più basso ma più vicino alla cultura e alle esigenze degli abitanti, avrebbe costituito una strategia più sostenibile.
[1] http://www.euromediterranee.fr/html/index.php?module=Infos_PN_Menu&idm=2, 23 Ago. 2009 18:00.
[2] Intervista, 28 Feb. 2009.
[3] Fournier, P. and S. Mazella 2004 (eds.). Marseille, entre ville et ports. Les destins de la rue de la République. Paris: La Découverte.
[4] Intervista, 27 Feb. 2008.
[5] Intervista con il direttore dell’Agam, 17 Ott. 2008; Intervista con un direttore del comune, 28 Feb. 2008.
[6] Intervista con un rappresentante delle autorità locali, 13 Mar. 2008.
[7] “Marseille-Provence 2013. European and Mediterranean. Application to become the European Capital of Culture Under the tutelage of Albert Camus, who would have been 100 years old in 2013”. Available at http://www.marseilleprovence2013.fr/espace_presse/Dossier_MP2013_2008_en.pdf.