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Euroméditerranée: in corsa per la modernità

Marsiglia, storicamente, è stata, e continua ad essere, chiusa tra un Nord povero e un Sud ricco, due parti di città poste a cavallo della Canebière, la via principale. Euroméditerranée si estende dal primo al terzo distretto fino alla parte Nord Est della Canabiére, laddove si sono stratificati i problemi e le sfide socio economiche della città centrale [1]. Nel 2004, il tasso di disoccupazione ha toccato la soglia del 24% in tutti e tre i distretti, quando la media urbana si attestava al 14,2% (comparata a quella nazionale dell’8,6%) [2].
Il progetto di riqualificazione Euroméditerranée ha inizio nel 1995, su un’area di 310 ha. Nel 2007 è stato previsto un ampliamento di 180 ha, attualmente destinato a negozi e edifici produttivi. Il comparto iniziale è stato suddiviso in cinque zone: il waterfront e l’area di rappresentanza del progetto Cité de la Méditerranée, il nuovo centro direzionale e residenziale Joliette, il polo Culturale della Belle de Mai, realizzato attraverso la conversione di edifici industriali preesistenti in strutture di produzione culturale e mediatica; Saint Charles, che ospita la stazione ferroviaria e il suo intorno; ed infine Rue de la Républic, la via centrale che connette Place de la Joliette con il porto antico e la Canabiére. Anche le aree comprese tra queste zone stanno vivendo un processo di graduale rinnovo e costruzione che sta investendo anche i settori limitrofi. Secondo l’agenzia pubblica di sviluppo EPAEM, Euroméditerranée ha contribuito al miglioramento e alla diversificazione dell’economia urbana e della sua base occupazionale [3]. Il netto aumento dei valori immobiliari nel centro città e ai suoi margini è un altro segnale delle trasformazioni sociali ed economiche che sono state attivate da Euromediterranée.

Una visione strategica

La costruzione dello scenario strategico per la riqualificazione delle aree centrali della città è avvenuta nel corso degli anni ’80 e ha seguito un iter abbastanza lungo di formalizzazione.
La proposta di un ambizioso progetto di riqualificazione delle aree portuali dismesse come volano per la conversione della base economica urbana, è stata promossa ufficialmente, per la prima volta, dalla Camera di Commercio e Industria di Marsiglia (CCIMP) nel 1987 [4]. Il progetto è accompagnato da un’attenta valutazione dell’andamento sociale ed economico della città e del suo posizionamento a livello internazionale.
Influenti e pionieristici nella costruzione di questo scenario sono stati anche gli investimenti operati nel 1984 dalla società immobiliare SARI sull’area dei Docks Joliette, in cui la ristrutturazione degli edifici del XIX sec. appartenenti alla Compagnie des Docks et Entrepôts e la loro destinazione a funzioni terziarie, hanno segnato l’ingresso dell’economia dei servizi in città, aprendo una nuova prospettiva evolutiva.
Parallelamente, l’AGAM - l’agenzia locale di pianificazione di Marsiglia - focalizza l’attenzione sulla situazione economica e sociale della città e tra i fattori che frenano lo sviluppo e incrementano le disuguaglianze sociali e, in maniera speculare, le principali sfide da affrontare. L’Agam indica: la creazione di posti di lavoro, la mancanza di cooperazione tra le autorità locali e la frammentazione del contesto metropolitano [5].
Le priorità evidenziate mirano a: trasformare Marsiglia nella capitale economica della Francia meridionale; rafforzare i settori scientifici e culturali; sostenere la coesione sociale e la qualità della vita; promuovere il turismo e il ruolo internazionale della città [6] di una nuova prospettiva cosmopolita. L’obiettivo di ricostruire l’economia locale attraverso un grande progetto di riqualificazione urbana, infine, viene associato alla necessità di valorizzare i quartieri adiacenti al waterfront, soggetti a fenomeni di degrado.
Solamente negli anni ’90, però, queste ipotesi di trasformazione entrano ufficialmente nell’agenda pubblica di Marsiglia, in una fase in cui, nel dibattito internazionale, i progetti di riconversione delle grandi aree funzionali e industriali dismesse si affermano come strategia dominante per fronteggiare la crisi economica e promuovere la rinascita urbana.
I primi casi esemplari riguardano proprio i waterfront portuali [7].
La formalizzazione del progetto e la condizione finanziaria difficile della municipalità hanno portato al suo inserimento negli interventi di rilevanza nazionale finanziati dallo stato francese. La possibilità di sviluppare la città come “capitale del Sud”, infatti, rientra coerentemente entro una strategia nazionale più ampia intrapresa per aumentare la competitività globale delle città francesi [8].
Da un punto di vista attuativo, il comitato inter-ministeriale costituito nel 1993 per definire i progetti preliminari ha insistito sulla proprietà locale del progetto. Conseguentemente, lo stesso anno, è stato firmato un accordo tra le autorità locali che ha portato all’istituzione di un apposito Consiglio Amministrativo costituito da: lo stato centrale (50% della copertura finanziaria del progetto), la municipalità di Marsiglia (25%), il Consiglio regionale Provence-Alpes- Côte d’Azur (10%), il consiglio dipartimentale Bouches-du-Rhône (10%) e l’agglomerazione urbana Marseille Provence Métropole (5%). La gestione operativa del progetto è affidata all’agenzia pubblica di sviluppo EPAEM (l’Etablissement Public d’Aménagement d’Euroméditerranée), istituita nel 1995.
Il progetto si ritiene abbia il merito di aver stimolato la sperimentazione di forme di cooperazione regionale, successivamente messe a dura prova dall’avvicendamento di progetti complementari e alternativi in cui la localizzazione di parchi scientifici, funzioni culturali o poli produttivi è emersa come dispositivo di competizione intra-regionale piuttosto che come interessante strumento compensativo per un riequilibrio complessivo del territorio. Ad oggi, pertanto, ne risulta una configurazione instabile dei rapporti di potere che ha portato a diverse ri-negoziazioni degli obiettivi e delle strategie del progetto Euroméditerranée.

Il futuro cosmopolita

Il Masterplan di Marsiglia del 1992 (lo Schéma de cohérence à l’horizon 2015) sottolinea che “la popolazione, specialmente le classi medie, hanno abbandonato la città centrale che verte verso un progressivo impoverimento. È necessario reagire a questo fenomeno”.
Il progetto Euroméditerranée, in questa cornice di riferimento, è stato definito come “la ri-conquista della città centrale” e “un progetto riequilibratore”.
Occorre precisare che, storicamente, queste aree non sono mai state utilizzate dalle classi medie. Come altrove, il nuovo waterfront sembra essere destinato ad attrarre maggiormente le “classi sociali transnazionali”, i cui valori, fattori di mobilità, preferenze negli stili di vita e di consumo sono formati e condivisi internazionalmente [9]. Da questo punto di vista, il waterfront potrebbe costituirsi come ciò che Leslie Sklair definisce “spazio sociale transnazionale”, dove design e funzioni sono composti omogeneamente per soddisfare le preferenze di consumo globalizzate delle classi medie emergenti [10].
La competizione tra città, che i governi urbani considerano come una sfida e una minaccia allo sviluppo e alla crescita, ha portato ad un crescente “orientamento al mercato” delle strategie e dei processi di pianificazione [11]. Questo ulteriore sbilanciamento implica che i professionisti mobili impiegati ai vertici delle industrie dei servizi, nell’immaginario collettivo la nuova “classe creativa”, che Richard Florida ritiene essere la chiave della crescita economica dei nostri giorni [12], dovrebbero essere attratti nella città.
Conseguentemente, strategie “culturali” vengono impiegate per attrarre queste nuove popolazioni, con la dotazione di luoghi residenziali e funzionali e amenità di vario tipo che si suppone soddisfino le loro preferenze di stile di vita; con la conseguenza che un paesaggio “stereotipato” prende il posto di una reale e genuina pluralità sociale o presenza cosmopolita, ambite dal progetto di riqualificazione.
A Marsiglia, le visioni sociali del progetto hanno continuato ad oscillare tra una maggiore enfasi sulla pluralità presente nel lavoro delle autorità ingaggiate per predisporre i piani preliminari del progetto, a risultati più deboli, come i piani che sono stati realizzati negli ultimi dieci anni. La giustizia nella città, espressa attraverso il diritto di rimanere insediati nel proprio quartiere di appartenenza o alla garanzia che tutti i cittadini possano avere a disposizione nella città offerte culturali e di consumo plurali, è limitata dove il rinnovo urbano e la pressione in favore della maggiore attrattività portano ad una omologazione autoreferenziale di porzioni rilevanti della città.

La visione spaziale e geografica

La formula recente di Euroméditerranée è quella per cui il progetto dovrebbe contribuire alla promozione internazionale della dell’area metropolitana di Marsiglia attraverso “la realizzazione dei servizi necessari nei settori della cultura, dell’economia e dell’educazione e garantendo la qualità urbana ed architettonica dei nuovi quartieri..”. [13].
Le strategie predisposte per migliorare il posizionamento competitivo di Marsiglia sono: lo sviluppo economico e urbano, la promozione della città e la rivitalizzazione dei quartieri esistenti.
Le azioni definite per lo sviluppo economico contemplano essenzialmente l’incentivo e la localizzazione di importanti aziende francesi ed internazionali, di piccole e medie imprese e attività commerciali locali. Per quanto riguarda lo sviluppo urbano, invece, si sceglie di favorire la pluralità sociale attraverso lo spazio pubblico, le istituzioni e un design urbano moderno e sostenere la valorizzazione dell’heritage culturale. Il paesaggio fisico costruito dal progetto, di conseguenza assurge a importante strumento per aumentare l’attrattività di Marsiglia nei confronti di nuove popolazioni, sia interne che esterne all’area metropolitana.

Competere con Barcellona

Il ‘cosmopolitismo’ come carattere saliente ed immagine per l’inserimento della città nel panorama internazionale è un concetto ambivalente nelle strategie urbane per la competitività: da un lato, è coerente con l’immagine della ‘città creativa’, dove la città è connessa alle prominenti città mondiali e alle classi sociali transnazionali; dall’altro, non risulta pertinente con la pluralità culturale amplificata dall’immigrazione coloniale e post-coloniale.
Molti degli immigrati e degli imprenditori che hanno vissuto e hanno sviluppato le loro attività nelle aree interessate oggi dal progetto Euroméditerranée sono stati espulsi o si stanno localizzando altrove per i processi di sostituzione e l’aumento dei valori immobiliari indotti. Anche evoluzioni nel carattere cosmopolita diventano evidenti in queste aree nel momento in cui categorie professionali mobili e benestanti si trasferiscono entro gli uffici e gli appartamenti ammodernati. Sebbene questo meccanismo di sostanziale sostituzione non sia ancora una strategia completamente esplicita, esso è troppo spesso l’esito prodotto da questa tipologia di progetti di riqualificazione e ridefinizione funzionale di rilevanza urbana. Cambiamenti indotti politicamente nella composizione sociale ed economica sono accompagnati da trasformazioni nell’offerta culturale che, a loro volta, portano ad una ulteriore omogeneizzazione dei centri città.
Barcellona è concepita dai promotori di Marsiglia sia come competitrice che come modello. Assurge a riferimento esemplare di inserimento ben progettato e di successo nel mercato delle ‘città globali’ attraverso un percorso di riassetto urbano culturalmente orientato [14]. I progetti relativi alla ridefinizione dei waterfront mirano solitamente ad innestare o simbolizzare la ‘modernità’ in una città, come nel caso di Marsiglia.
Questa corsa per la modernità implica che il paesaggio urbano è la forma rappresentativa attraverso la quale la nuova economia viene proiettata nelle città. I grattacieli, le strutture commerciali e le offerte culturali pianificati simbolizzano e materializzano il nuovo orizzonte prospettato nella auspicata modernizzazione di Marsiglia, trasformata così in una città ‘post industriale’ e ‘creativa’.

Trad. it. di Valentina Gallo, Dottoranda Roma Tre.

[1EPAEM 1998. Schéma de Référence d’urbanisme d’Euroméditerranée, Marseille; Morel, B. 2005, “Marseille, d’une économie à l’autre», Faire Savoir, déc. 5-12; Bertoncello, B. & Rodrigues-Malta, R. 2001. “Euroméditerranée: les échelles d’un grand
projet de régéneration urbaine”, in: DONZEL, A. (ed.) Métropolisation, gouvernance et citoyenneté dans la région urbaine marseillaise. Paris: Maisonneuve & Larose.

[2INSEE 2004, “De forts contrastes de revenus entre les quartiers de Marseille”. in INSEE, L’essentiel, n°76.

[4CCIMP 1987. Marseille Provence International. Marseille.

[5AGAM 1992. Working paper, XIème Plan 1994-1998.

[6AGAM 1992. Working paper, XIème Plan 1994-1998, p. 3.

[7Hall, P. 1991. Waterfronts: a new urban frontier. Berkeley: University of California.

[8DATAR 1992. Comité interministériel d’aménagement du territoire, 23 July 1992. Dossier de presse.

[9Gottdiener, M. 2000. Approches to Consumption. Classical and Contemporary Perspectives. in: Gottdiener, M. (ed.) New Forms of Consumption. Lanham: Rowman & Littlefield.

[10Sklair, L. 2006. Iconic architecture and capitalist globalization, City, 10, 21-47.

[11Harvey, D. 1989. From Managerialism to Entrepreneurialism: The Transformation in Urban Governance in Late Capitalism Geografiske Annaler, 71, 3-17.

[12Florida, R. 2002. The rise of the creative class: and how it’s transforming work, leisure, community and everyday life, New York, Basic Books.

[14Per un approfondimento sulle strategie di riassetto urbano culturalmente orientate si veda la sezione speciale in Urban Studies 2005; 42 (5-6) (Mag.).

Data di pubblicazione: 28 marzo 2011