Urbanistica INFORMAZIONI

L’orgoglio della bellezza in una comunità di abitanti

Bisogna che i monumenti cantino. È necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile. La memoria storica, infatti, non è un fondo immobile in grado di comunicare comunque, bisogna sapere come farla riaffiorare, va continuamente rinarrata. Anche perché se il patrimonio storico, culturale non entra in relazione con la gente, declinando linguaggi diversi e parlando a tutti, rischia di morire, incapace di trasmettere senso e identità a una comunità.
Paul Valery

Tra gli onori del ruolo di Sindaco, annovero l’incontro con Joan Nogué. Scrive l’amabile geografo catalano: «… risulta essenziale incoraggiare una nuova cultura dell’ordinamento del territorio basata sulla gestione prudente e sostenibile delle risorse naturali, su un trattamento originale e immaginativo del suolo non urbanizzabile e del paesaggio nel suo insieme, e su nuove modalità di governo e gestione del territorio basate sul dialogo e la concertazione sociale…».
Ora, ci troviamo in una intima valle dell’Abruzzo montano, produttivamente vergine, scarsamente abitata, colpita da un terremoto, mal servita da infrastrutture viarie… Fontecchio ha meno di 400 abitanti e una superficie di 17kmq. È un microcosmo, uno delle migliaia di Comuni, piccoli, isolati, “poveri” che costellano le aree interne italiane. Ma più che l’isolamento, è la solitudine istituzionale in cui anche il mio piccolo paese si trova, a penalizzare il luogo e chi ci vive.
Un inguaribile edonismo campanilista, velleitarie competizioni e patetiche rivalse ci rendono incapaci di cooperare e riconoscere una leadership locale credibile all’esterno e affidabile all’interno. I confini amministrativi sono diventati aleatori, perché sono le aree funzionali, omogenee e consapevoli il riferimento delle piccole Comunità.
Nella nostra valle, un minimo comune denominatore purtroppo esiste: è il terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e un territorio molto vasto intorno a sé. Nella necessità di pianificare la ricostruzione dei Comuni limitrofi danneggiati o distrutti, la Struttura Tecnica del Commissario delegato per la Ricostruzione sin dal 2010, elaborò alcune riflessioni che avallano quanto fin qui detto: «La divisione amministrativa e funzionale del territorio del Cratere rappresenta un elemento di forte criticità, ai fini della ripianificazione. Le cause sono…: la moltiplicazione dei soggetti con responsabilità decisionale e la frammentazione delle relative competenze; le difficoltà oggettive di elaborare quadri di programmazione – urbanistica, territoriale, economica - unitari e condivisi ai diversi livelli di governo, … la difficoltà/impossibilità… di sostituire un approccio per progetti al tradizionale approccio per competenze e ruoli. Appare necessario rafforzare la coesione istituzionale e culturale tra i comuni…».
Condivisibile l’analisi e l’auspicio, per molti versi coincidente con la Strategia per le Aree Interne più recentemente elaborata dal Ministero per la Coesione Territoriale che identifica le direttive che lo sviluppo locale dovrebbe seguire:

  1. tutela attiva del territorio/sostenibilità ambientale;
  2. valorizzazione del capitale naturale/culturale e del turismo;
  3. valorizzazione dei sistemi agro-alimentari;
  4. attivazione di filiere delle energie rinnovabili:
  5. saper fare e artigianato.

Ma strategie tanto lunghe e complesse come possono essere recepite e declinate nel microcosmo di un bel paesino medievale?
L’idea che, in quattro anni di amministrazione, mi son fatta è che il cuore della riflessione e dell’azione sta nell’interazione tra luogo e comunità abitante, nel paesaggio culturale. La convinzione si è esternata, simbolicamente, con l’adesione ai principi della Convenzione di Faro e, concretamente, con l’avvio del progetto “Casa&Bottega”.
Con delibera del Consiglio Comunale del 2 dicembre 2013, all’unanimità dei presenti, primo Comune in Italia, Fontecchio ha aderito ai principi della “Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società”, la cosiddetta Convenzione di Faro, firmata nel 2005 ma non ancora ratificata dal Parlamento italiano.
Vi si sottolinea il ruolo che il patrimonio culturale svolge per la costruzione di una società democratica e pacifica, per il suo sviluppo sostenibile. Il patrimonio culturale è definito: “un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente dalla loro appartenenza, come riflesso ed espressione dei propri valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione tra l’uomo e i luoghi nel corso del tempo”.
Le dinamiche globali così stravolgendi in realtà urbane riscrivono le regole della convivenza civile anche in piccole comunità. L’apertura, i collegamenti con “l’esterno” fanno sì che il governo non sia svolto dalla singola, isolata istituzione.
È una governace plurale, perché rivolta all’esterno e articolata all’interno con l’intera comunità.
Completamento, perfezionamento della democrazia rappresentativa, subentrano allora percorsi di partecipazione, di democrazia deliberativa, di sussidiarietà orizzontale e verticale, di relazioni tra cittadini, dei cittadini con il luogo in cui vivono, cosi come Hannah Arendt ci suggeriva.
L’etica del luogo restituisce dignità ad insediamenti abitativi spesso banalizzati, omogeneizzati, avulsi dalla geografia, diffusi indiscriminatamente sulla terra, a prescindere da essa.
Una pianificazione strategica è perciò, sì, la dotazione di strumenti urbanistici cogenti, ma anche la costruzione di reti di relazioni sociali, la condivisione di un atlante identitario e delle aspettative di sviluppo per assumersi collettivamente la responsabilità delle realizzazioni (community-led Local development).
L’obiettivo dell’amministratore locale diventa, perciò, coltivare la maturità civica della comunità e renderla capace di fronteggiare le sfide economiche, i cambi di assetto istituzionale, senza disorientamenti, perché collettivamente responsabile.
A Fontecchio abbiamo voluto seguire un percorso di democrazia deliberativa anche nella redazione del Piano di Ricostruzione, strumento tecnico e finanziario elaborato col supporto del Politecnico di Milano per affrontare la riqualificazione e la ricostruzione del centro storico del paese.
E, ancor più, nell’ottobre 2012 il Consiglio comunale di Fontecchio ha adottato lo Statuto “Borghi Attivi”, esito di un processo di pianificazione partecipata in cui l’intera comunità è stata coinvolta a definire le linee guida per lo sviluppo e l’estetica del paese.
Tra le linee di sviluppo tracciate dai cittadini e assunte come priorità dall’Amministrazione comunale sono emerse due azioni interessanti:
Social housing per ampliare la popolazione residente
Mobilità sostenibile per usufruire dei servizi di area vasta.
Il progetto “Casa & Bottega” vuole dare seguito a queste aspettative.
Si tratta di un piano urbano e sociale in cui la riqualificazione di immobili di proprietà comunale è destinata a creare un sistema abitativo-produttivo da affidare ad un gestore sociale (cooperativa di comunità) per contrastare lo spopolamento, creare occupazione, manutenere il paesaggio.
Il concetto chiave che ritorna sistematicamente è quello di Comunità: i vicini solidali, conosciuti, accomunati.
Lavorare sulla forza delle Comunità facilita e assicura interventi concreti rispettosi delle geografie emozionali dei nostri Comuni.
La bellezza ereditata, in cui non abbiamo merito, è degnamente tutelata e valorizzata se le creazioni e le trasformazioni attuali, figlie di estetica e morale, si ispirano e ritornano alla pietra e alla terra da cui proveniamo.

Data di pubblicazione: 21 giugno 2014