Parte del Focus "La ricerca per i contratti di fiume"
a cura di Emanuela Coppola e Gilda Berruti
DiARC/Università Federico II di Napoli
Redazione nazionale UI, DiARC/ Università degli Studi di Napoli Federico II
L’acqua è una risorsa limitata che deve essere protetta e utilizzata in maniera sostenibile. Nel 2012 la Commissione europea ha presentato il piano per la salvaguardia delle risorse idriche per tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse all’interno dell’Unione (nonché a garantire il loro utilizzo sostenibile nel lungo termine). Nel 2016, i Contratti di fiume sono stati riconosciuti a livello legislativo “quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree” (art. 68-bis “Contratti di fiume” del Dlgs 152/2006). Territori fragili e sempre più vulnerabili ai cambiamenti climatici, i corsi d’acqua si trovano in situazioni critiche. È appurata, di fatti, una stretta correlazione fra l’intervento antropico sul corso d’acqua e nella gestione del bacino e le preoccupanti e brusche variazioni morfologiche registrate nei nostri corsi d’acqua (Cirf 2017).
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