Friburgo è un importante centro - 220.000 abitanti - del Sud della Germania - Stato Federale Baden-Württemberg - collocato a breve distanza dal confine francese e svizzero, non lontano dall’Austria. I fattori identitari che ne distinguono l’habitat sono: l’agricoltura e una natura fortemente connotata dalla Foresta Nera; il sole che favorisce lo sviluppo di energie rinnovabili e la migrazione di popolazione anziana dal resto del paese; l’Università che partecipa attivamente allo sviluppo e alla vita della città con un numero di studenti pari al 10% della cittadinanza.
L’insieme di questi aspetti contribuisce all’affermarsi di una società mista - dal punto di vista linguistico, sociale e demografico - aperta ed ecologicamente orientata. Tanto che per vent’anni, dal 1982 al 2002, il partito Die Grünen ottiene la maggioranza politica e governa la città.
Questo consente all’Amministrazione di declinare un programma politico “verde” in chiave economica, sociale e urbanistica. In campo economico il Comune scommette sulla collaborazione con l’Università per la creazione di un polo di industrie ad alta tecnologia e a basso impatto ambientale nel campo medico, informatico e delle energie rinnovabili. La scelta viene premiata e il nuovo distretto diventa un “laboratorio internazionale”, accoglie 2.000 industrie e 12.000 posti di lavoro, e, nel solo settore del solare, circa 100 imprese e 1.000 posti di lavoro, pari a 3 - 4 volte la media nazionale.
Dal punto di vista sociale la municipalità promuove la partecipazione nell’ambito dei processi decisionali, accoglie iniziative bottom-up, sostiene l’integrazione e la diversità attraverso il finanziamento di housing sociale, iniziative culturali e simboliche come la realizzazione di un edificio di culto, a Rieselfeld, dove si svolgono funzioni cattoliche e protestanti.
Lo sviluppo urbano si ispira al concetto di sostenibilità e si traduce, ad esempio, nella cura del centro storico; nel contenimento dell’espansione edilizia; nella promozione di iniziative di completamento, di rinnovo urbano e di densità medio-alte “anti-sprawl”; nello sviluppo del trasporto pubblico in congruenza con le previsioni di piano e di quartieri a dimensione di pedone (cities of short distances); nel risparmio energetico; nella valorizzazione degli spazi aperti. Distretti speciali, quali shopping center e campus, vengono scoraggiati a favore di un’integrazione funzionale. L’“approccio verde” si estende alla gestione ecologica del ciclo dell’aria, dell’acqua, e dei rifiuti, nel tentativo di minimizzare gli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti.
A questo modello si riferiscono i nuovi quartieri Vauban e Rieselfeld “messi in cantiere” all’inizio degli anni ’90. Gli insediamenti vengono collegati alla città attraverso una tramvia, sono concepiti come unità compiute, compatte, dense, con usi misti e spazi pubblici, aperte a diverse fasce di popolazione, a misura di pedone e di ciclista, car free. Le qualità elencate si integrano con il risparmio energetico attraverso lo sfruttamento di energia solare, la presenza di impianti di cogenerazione e la realizzazione di edifici a basso consumo. Ma non sono solo questi gli aspetti che sanciscono la particolarità di Vauban e di Rieselfeld.
Il quartiere Vauban sorge a Sud della città su un ex-insediamento militare, di proprietà del governo francese, acquistato nel 1992 dal Comune. L’area, collocata nella periferia di Friburgo, si estende per 42 ettari ed è circondata da un paesaggio misto formato da zone urbanizzate a bassa densità.
Vauban è servito da una stazione ferroviaria di livello regionale e da una tramvia che lo connette, in un quarto d’ora, al centro della città.
Nella ex-proprietà militare sono presenti alcune caserme, quattro delle quali vengono riqualificate mentre per le altre si prevede la demolizione, un viale principale, che nel masterplan diventa l’asse di quartiere (la Vaubanallee), numerosi alberi monumentali, che vengono mappati e salvaguardati nel progetto di sviluppo.
Il processo di pianificazione si articola in più fasi. Si parte con la definizione, da parte dell’Ufficio di Piano, di uno schema di assetto, quindi si passa al vaglio della proposta nell’ambito del Consiglio Comunale, poi al confronto con la cittadinanza. A questo proposito viene istituito il “Forum Vauban”: un luogo di ascolto e di verifica permanente tra Amministrazione e abitanti.
Alcuni di questi, studenti, ecologisti, popolazione di estrazione diversa sono già presenti nell’area e occupano dal 1992 le caserme militari; altri interessati alla proposta Vauban si aggiungono ai primi come futuri residenti. In generale sono intellettuali, artisti e architetti di fede ecologista.
I resoconto delle assemblee cittadine consentono di approfondire lo schema progettuale e di elaborare le linee guida in materia di trasporti, ambiente ed energia.
A questo punto del processo, sulla base dei risultati ottenuti, il Comune indice un concorso internazionale per la definizione del Master Plan (1994). Il Piano elaborato dall’équipe vincitrice, Kohlhoff & Kohlhoff di Stoccarda, viene discusso ancora dai cittadini e dai futuri investitori.
Al gruppo in questione appartengono diverse figure: gli aspiranti abitanti costituiti in Baugruppen (gruppi di co-housing), gli acquirenti di lotti singoli intenzionati a realizzare in proprio progetto e abitazione (di solito architetti), le imprese private che acquistano più lotti per realizzare abitazioni per il mercato.
Poi ci sono le iniziative di auto-gestione, come nel caso del progetto S.U.S.I., che destina agli studenti e alla famiglie a basso reddito le caserme ristrutturate e adattate agli standard di risparmio energetico previsti per le nuove costruzioni.
L’insieme di queste opzioni si iscrive nel masterplan “definitivo”; un piano a dimensione di pedone (il 35% degli abitanti non userà l’automobile) caratterizzato da un tessuto compatto e da usi misti. Tra questi attività commerciali, un centro collettivo, una scuola elementare, quattro asili nido. L’impianto viario è a “griglia discontinua” con numerose strade a “U” che convergono sul viale principale. La discontinuità consente di interrompere la viabilità carrabile, di ridurre gli spazi di circolazione dedicati alle automobili e la velocità di percorrenza, creando isole residenziali car free. Al limitare dell’insediamento è stato realizzato l’unico garage multipiano per i guidatori renitenti.
Tra gli spazi pubblici più importanti si possono considerare:
il viale principale (Vaubanallee) dove scorre il tram e si concentrano le attività;
la piazza delimitata da una delle quattro caserme riqualificate, che ospita al piano terra un ristorante molto frequentato e un centro culturale (Alfred Döblin platz);
la “fascia verde” che interseca la Vaubanallee, connettendo le parti opposte del quartiere, dedicata al passaggio delle brezza proveniente dalla Foresta Nera e auto-costruita dagli abitanti;
il “margine verde” costituito da un filare di alberi, un ruscello, una passeggiata, una pista ciclabile, un insieme di micro-fattorie dedicate a capre e cavalli, un kindergarten con uno spazio per l’auto-costruzione riservato ai bambini. L’area ospita diversi biotopi.
Non meno importanti sono i percorsi pedonali, che si diramano all’interno del quartiere, e le strade secondarie dove la presenza saltuaria o l’assenza di macchine lascia ampio spazio alla creatività del gioco dei bambini e dei ragazzi, dando luogo a “micro-paesaggi” in continua evoluzione. Non è un caso che il quartiere abbia un tasso di natalità superiore alla media urbana.
A creare un’atmosfera a dimensione “di abitare” è senz’altro il verde. Gli alberi monumentali punteggiano l’abitato ed evocano la bellezza della natura, anche nel lungo periodo invernale. A partire dalla primavera il quartiere cambia fisionomia: il costruito diventa il backstage della scenografia urbana. Rampicanti, alberi e siepi si infittiscono, si alzano, si ispessiscono integrandosi o coprendo le superfici verticali degli edifici; irrompendo nelle corti, nei giardini, nello spazio pubblico. Dal punto di vista energetico le abitazioni consumano meno di 65 kwh/m2 e nel quartiere esiste un impianto di cogenerazione.
Nelle ultime elezioni europee il partito dei “verdi” ha raggiunto, a Vauban, la percentuale record del 60%.
Il quartiere Rieselfeld è situato a Ovest di Friburgo su un’area libera circondata da terreni agricoli. Si tratta di 78 ettari, per 12.500 abitanti e 1.500 posti di lavoro, ai quali si sommano 250 ettari di riserva naturale. Nel 1991 l’Amministrazione costituisce un’agenzia pubblico-privata per coordinare il finanziamento, la progettazione e la realizzazione del quartiere.
Per garantire la trasparenza del processo di pianificazione e la partecipazione, nel 1996, viene istituito il Rieselfeld K.I.O.S.K (Contatto, Informazione, Organizzazione, Self-help, Cultura). La gestione del centro di quartiere è affidata ad un consiglio di cittadini eletti localmente. Tra gli obiettivi quello di alimentare il confronto e l’accompagnamento del progetto e di attivare iniziative collettive.
Come nel caso di Vauban, a Rieselfeld la visione per lo sviluppo del quartiere viene proposta e discussa all’interno del Consiglio Comunale, poi nelle sedi civiche prima di trasformarsi in Piano. Nel 1996, gli esiti della fase interlocutoria, che si è consumata tra Municipio e altri soggetti, vengono messi a contradditorio e assorbiti nella check list delle linee guida alla base del concorso internazionale per il Master Plan.
Sessanta équipe europee partecipano alla gara e, dopo una valutazione durata 4 giorni, la giuria multidisciplinare, composta da 25 rappresentanti, seleziona due Master Plan. Le proposte vengono integrate e la visione finale viene illustrata ed emendata nell’ambito del Consiglio Comunale. Quindi viene presentata alla cittadinanza tramite l’allestimento di oltre 20 forum pubblici.
I principi alla base del Master Plan sono gli stessi considerati nel caso di Vauban. E la proposta definitiva si caratterizza per la presenza di:
un impianto viario che ricorda uno schema a tridente con un viale principale centrale e due strade di margine. Le strade secondarie che le intersecano disegnano una griglia con isolati di misure diverse;
un sistema leggibile di spazi pubblici costituiti da: il viale principale (Rieselfeldallee) dove passa il tram - su una fascia di prato - e si concentrano i ristoranti, i bar, i negozi e un supermercato; le strade secondarie dove la velocità massima di 30km/ora e, in alcuni casi, il divieto di transito per le automobili favoriscono il gioco e le pratiche di socializzazione informale; la piazza intorno alla quale si raccolgono le attrezzature principali (chiesa, mediateca, ginnasio); due “corridoi verdi” che corrono paralleli all’asse centrale e attraversano gli isolati a corte, uno dei quali fiancheggia un piccolo rivo, l’altro interseca un bacino di raccolta delle acque; il “margine verde” con un percorso pedonale, una pista ciclabile, una vista panoramica aperta sulla campagna circostante e sulle mucche al pascolo. Vista panoramica la cui presenza viene garantita attraverso un vincolo di Piano;
usi misti e di attrezzature collettive (un ginnasio, diversi campi sportivi, una mediateca - la casa di vetro - una chiesa, un liceo, due scuole, numerosi centri e case per l’infanzia);
isolati prevalentemente a corte con uno spazio pubblico o semi-pubblico al centro, in alcuni casi con piccole attrezzature pubbliche, in generale marginato da giardini privati;
edifici con altezza variabile dai 3 ai 5 piani che si allineano lungo il bordo degli isolati; tipologie edilizie diverse; stili architettonici molteplici;
una riserva naturale di 250 ettari collocata nella zona ovest del quartiere.
Il quartiere è collegato al centro città attraverso una tramvia: il servizio garantisce una frequenza di 8 minuti che diventano 4 nelle ore di punta.
L’uso dell’automobile è sconsigliato, il car pooling e la mobilità dolce vengono incentivati. Il quartiere è concepito e dimensionato a misura di pedone. Attrezzature, servizi e spazi pubblici sono facilmente raggiungibili a piedi, da tutti. Abitanti e visitatori sono invitati a usufruire degli spazi aperti e delle attrezzature.
L’insieme di questi elementi garantisce un paesaggio urbano vario che, nella bella stagione, grazie alla esuberanza del verde si abbellisce.
Il Piano sostiene la diversità come risorsa, anche quella sociale. Qui, forse più che a Vauban, la popolazione è costituita da gruppi familiari e da individui di estrazione diversa. Accanto alle iniziative immobiliari private, destinate al mercato, sono previste abitazioni per anziani, per persone sole e per famiglie con portatori di handicap sostenute da finanziamenti pubblici.
Anche in questo caso, gli standard energetici sono alla base del progetto: dalle abitazioni a basso consumo ai panelli solari.
Infine, per quanto concerne gli aspetti economici, i costi per le infrastrutture di quartiere, sostenuti dall’Amministrazione, vengono suddivisi per lotto. La realizzazione del progetto viene finanziata attraverso la vendita dei lotti (115 milioni di euro), la tassazione degli immobili (922 milioni di euro) e, in parte, anche dai fondi pubblici (7,5 milioni di euro). I ricavi vengono depositati in un fondo utilizzato per finanziare gli edifici pubblici (52 milioni di euro), le strade e le reti tecnologiche (35 milioni di euro), la progettazione del paesaggio (13 milioni di euro), le attività di pianificazione, il management, il marketing e le pubbliche relazioni (19 milioni). A queste voci si aggiungono 40 milioni di euro di prestito richiesto alla Banca Federale per fare fronte alle spese.
I quartieri sostenibili sono ormai diventati progetti modello che le Amministrazioni inseriscono nei propri programmi di sviluppo per “salvare” e mettere a profitto un’area dismessa, per entrare nel circuito delle smart cities e per attirare visitatori ecologisti, architetti, ingegneri, urbanisti, delegazioni o semplicemente curiosi interessati a osservare da vicino un modello in scala di un vivere ad alta tecnologia e a basso consumo.
Negli anni ’90 le città del Nord Europa hanno iniziato a dare il buon esempio seguite, poi, dal Sud con Spagna e Francia in cima alla classifica di best practices.
Sembra fin troppo banale affermare che i quartieri sostenibili non siano tutti uguali. Ma forse lo è di meno ammettere che Friburgo rappresenti un’esperienza particolare.
Di Vauban e di Rieselfeld non si apprezza solo la performance in tema di sostenibilità ma anche il modello economico, sociale e culturale che ne costituisce la premessa.
Qui si percepisce l’idea di un futuro diverso. Il modello integra:
la tecnologia (come il tram, i pannelli solari, gli impianti di cogenerazione) e l’agricoltura (Rieselfeld confina con un grande campo dove pascolano le mucche, una riserva naturale);
le comodità di un quartiere urbano (mediateca, scuole, asili, ginnasi; negozi, bar, ristoranti; piazze e giardini) e la piacevolezza di sfondi agresti;
la possibilità di svolgere attività all’aperto (giardinaggio, cura degli animali, gite in bicicletta, passeggiate, sport) e di usufruire o di partecipare a iniziative culturali (la mediateca di Rieselfeld, il centro culturale di Vauban);
il carattere finito dei manufatti e la mutevolezza del paesaggio data dal cambio delle stagioni e dalla capacità della natura di smussare le spigolosità anche delle architetture meno riuscite;
la città e la campagna.
Vauban e Rieselfeld non sono villaggi suburbani né rappresentano i frammenti di una campagna urbanizzata; sono parti di città compiute “progettate con la natura”, come direbbe Ian McHarg. Parti di città caratterizzate da densità e attrezzature “urbane” e da spazi pubblici, dalla presenza della “natura” che svolge un ruolo fondamentale in campo energetico, ecologico, sociale ed estetico, nel senso della bellezza.
L’idea che Vauban e Rieselfeld possano rappresentare gli esempi di un futuro possibile discende anche da un’altra certezza. Dalla crisi economica, che, nel 2008, partendo dagli Stati Uniti interessa l’Europa come gran parte del mondo, si potrà uscire solo attraverso un cambiamento radicale che riguarda il sistema macro-economico; i comportamenti sociali e culturali collettivi e individuali; i modi di costruire e di abitare la città.
Il modello business as usual viene considerato da più parti obsoleto e i guru (o gli opportunisti) della crescita senza limiti devono arrendersi all’evidenza di un sistema arrivato al capolinea, come ricorda Tim Jackson (consigliere per la sostenibilità alla UK Sustainable Development Commission). Le proposte per un futuro possibile hanno tratti in comune e considerano necessari la rimessa in discussione di una filosofia senza futuro, la crescita senza limiti, e il contenimento degli effetti negativi dell’economia sulle risorse del pianeta.
Il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente parla di un green new deal. Una “ricetta verde” a base di meno consumo energetico e di beni, di attività a basso impatto ambientale - industrie ad alta tecnologia, ricerca, “agricoltura biologica” e servizi -. Un modello responsabile che consenta di uscire dalla crisi attraverso un rinnovamento di prospettiva caratterizzato da una maggiore attenzione per la “salute” del pianeta e una distribuzione più equa della prosperità.
La città, gli abitanti e i comportamenti relativi sono parte di questa “evoluzione” necessaria. Per Jackson i mattoni di quella che definisce una “rivoluzione tranquilla” sono costituiti da “spazi verdi, parchi, centri ricreativi, aree per lo sport, biblioteche, mercati locali. Luoghi dove si coltiva la cittadinanza”.
I quartieri sostenibili dovrebbero perciò rappresentare, oltre che un ottimo modello tecnico in materia di risparmio energetico, un modello abitativo, economico, sociale e culturale alternativo dove:
ai consumi individuali vengono affiancate attività individuali o collettive a basso costo e a basso impatto ambientale (una passeggiata nel parco invece di un pomeriggio di shopping);
parte di queste attività può essere svolta all’aria aperta, grazie ai diversi tipi spazio pubblico presenti e, anche, grazie a un ambiente costruito/”naturale” appagante;
altre si iscrivono nelle iniziative promosse nell’ambito di attrezzature collettive;
gli investimenti economici privilegiano i settori delle industrie ad alta tecnologia, della produzione di energia rinnovabile, della ricerca, dell’ “agricoltura biologica” e dei servizi;
la produzione culturale, nelle sue diverse manifestazioni, è parte integrante del progetto.
I “quartieri sostenibili”, per essere considerati tali, non possono che essere concepiti nel quadro di una visione multidisciplinare, partecipata e ampia, in senso territoriale - dal quartiere, alla città, alla regione - e culturale. E questo avviene a Friburgo. La “prosperità senza crescita” preconizzata dallo stesso Jackson, e racchiusa in un libro, è già una realtà.