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Civitas quo vadis? Intervista a Wulf Daseking

Per iniziare, il titolo è una citazione di Wulf Daseking, direttore dell’Ufficio di Pianificazione Urbana del Comune di Friburgo dal 1984 al 2002. Sostiene Daseking che “da quando sono diventato un planner ho sostenuto un’idea di città densa e mista, dove il trasporto pubblico fosse concepito a misura di sviluppo urbano e i nuovi insediamenti a misura di quartiere (cities of short distances) la cui prefigurazione avvenisse attraverso processi trasparenti e partecipati”.
Wulf Daseking è stato professore all’Università di Friburgo e direttore dell’Ufficio di Pianificazione Urbana del Comune di Friburgo dal 1984 al 2002; ora insegna pianificazione urbana alla Bartlett School of Planning dell’University College di Londra. L’Ufficio di pianificazione urbana ha elaborato nel 1986 il primo piano energetico della città e, tra gli altri progetti urbani, lo sviluppo dei “quartieri sostenibili” Vauban e Rieselfeld.

Quali sono le ragioni che hanno creato a Friburgo un clima favorevole a una visione urbana orientata verso la sostenibilità?
I fattori che hanno sollecitato la crescita di una cultura sociale e politica “verde” sono stati, negli anni ’70, gli esiti del report del “Club di Roma” del 1972; la crisi petrolifera del 1973 e l’austerity che ne è conseguita; l’esplosione della piattaforma petrolifera nel mare del Nord del 1974. Quindi la catastrofe di Chernobyl che, nel 1986, ha sancito la necessità di un sostanziale cambio di rotta nella produzione energetica e, perciò, di una riconsiderazione dei termini dello sviluppo economico. E la lista prosegue con le catastrofi naturali che hanno punteggiato gli ultimi decenni, esito del cambiamento climatico - lo tsunami in Tailandia 2004 e, nel 2005, l’uragano Katrina -; quelle direttamente legate alle attività umane - finalizzate alla ricerca di energie non rinnovabili - come l’esplosione nel 2012 della piattaforma petrolifera BP nel Golfo del Messico.
La consapevolezza degli effetti negativi di una crescita senza limiti, basata sul consumo di energie non rinnovabili, l’affermarsi di una cultura e di una coscienza politica alla ricerca di modelli di sviluppo alternativi costituiscono l’humus che ha portato l’Amministrazione di Friburgo ad adottare, nel 1986, il primo Piano Energetico e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, a circoscrivere le previsioni di sviluppo urbano nell’ambito di due “quartieri sostenibili”, Vauban e Rieselfeld, da connettere al centro tramite due nuove linee del tram.
Coscienti del fatto di non poter cambiare il mondo, abbiamo deciso comunque di non essere complici di un sistema macro-economico, sociale e culturale scellerato, votato a riversare sull’ambiente, in modo sempre più significativo, gli impatti negativi dell’uso di risorse non rinnovabili e degli scarti dei prodotti di consumo.
Un’idea condivisa dalla cittadinanza che, dal 1982 fino al 2002, ha consentito al partito Die Grünen di detenere la maggioranza nel Consiglio Comunale e di confermare per vent’anni lo stesso sindaco.
Quindi, una stabilità politica di lunga durata, un sindaco capace e carismatico motivato a raggiungere obiettivi ambiziosi in materia di sostenibilità, supportato da uno staff selezionato e da una popolazione aperta al cambiamento e sensibile ai problemi ambientali costituiscono le pre-condizioni che hanno portato all’elaborazione di una “visione ecologica” del futuro di Friburgo. Nel quadro di questa visione sono stati pensati Vauban e Rieselfeld.

Quali sono, in breve, le azioni chiave del Piano di Friburgo e quali le “ricadute” sui quartieri di Vauban e di Rieselfeld?
Prima di ogni altra cosa ci siamo domandati come volessimo rispondere alle sollecitazioni di un contesto locale e globale sempre più problematico.
Perciò lo sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente, una crescita economica “alternativa” e l’inclusione sociale sono diventati i temi guida del nuovo Piano.
Friburgo è una città di medie dimensioni, che presenta alcune particolarità topografiche, climatiche, economiche e culturali. Un buon soleggiamento (più di 1700 ore di sole l’anno), la presenza della Foresta Nera, un paesaggio rurale distintivo, un contesto culturale vibrante sostenuto dalla presenza dell’Università hanno contribuito a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Il clima, la visione di una crescita economica legata allo sviluppo di un’“industria verde”, sostenuta dalla ricerca universitaria, ha consentito di realizzare un nuovo distretto industriale orientato alla produzione di energie alternative (circa 450 industrie con più di 10.000 addetti). Per 25 anni Comune e Università hanno costruito insieme questa opportunità, permettendo a Friburgo di diventare un punto di riferimento internazionale per la ricerca e per la produzione di energie rinnovabili.
La stessa idea (risparmio energetico e riduzione del consumo di risorse) viene applicata allo sviluppo urbano e il territorio diventa campo di sperimentazione. Nei quartieri Vauban e Rieselfeld, ad esempio, il programma energetico prevede la cogenerazione, combinando la produzione di energia a partire dalle biomasse, dal solare e dall’eolico, nel rispetto di livelli di efficienza codificati, e di integrare la produzione di energia pulita e il risparmio energetico, promuovendo edifici a basso consumo (passivbau).
Il concetto di risparmio energetico viene esteso al tema della mobilità. Il Piano promuove gli spostamenti a piedi e in bicicletta (promenade, pedonalizzazione del centro, piste ciclabili e parcheggi per le biciclette), lo sviluppo di nuove tramvie (circa 27 km), di linee di autobus (circa 260 km) e disincentiva il trasporto privato. Le automobili non sono ammesse nel centro storico e la velocità di massima di 30 km/ora viene imposta in tutte le strade residenziali, fatta eccezione per quelle più importanti.
Il risultato: il 30% degli spostamenti avviene in bicicletta e il 15% a piedi; il rapporto automobili/abitanti è di 430 per 1.000 contro 550 per 1.000 della media nazionale. A Vauban il rapporto scende a 85 per 1.000 abitanti.
La rete del trasporto pubblico e lo sviluppo urbano vengono coordinati per garantire a ogni quartiere la prossimità di una fermata a una distanza massima di 500 metri. Tram e autobus sono frequenti, i passeggeri numerosi: i bilanci della società dei trasporti sono in pareggio.
L’insieme di queste iniziative garantisce una riduzione del traffico e un incremento della qualità dell’aria.
Un obiettivo, questo, che viene perseguito anche preservando le correnti d’aria “corridoi di aria pulita” che, a partire dalla Foresta Nera, attraversano la città. La circolazione dell’aria riduce l’inquinamento, abbassa la temperatura nei mesi estivi e riduce il fenomeno della nebbia nei mesi invernali, consentendo di risparmiare sul costo di illuminazione pubblica.
Per garantire il passaggio delle correnti, l’altezza massima degli edifici è stata fissata “approssimativamente” a 12,6 metri e il disegno dell’impianto urbano dei nuovi quartieri è subordinato al rispetto dei “corridoi di aria pulita”.
A Vauban, il corridoio in questione diventa una fascia verde inedificabile, attrezzata a spazio pubblico dagli abitanti, che attraversa da parte a parte il quartiere.
Quindi l’acqua. I corsi d’acqua attraversano la città, disegnano gli spazi del centro, sono elementi costitutivi del paesaggio di Vauban e di Rieselfeld. L’attenzione all’acqua viene declinata attraverso la raccolta differenziata delle acque bianche e il relativo riciclo, il trattamento a verde dei tetti, la salvaguardia della permeabilità dei suoli nelle soluzioni progettuali a livello urbano e locale, l’imposizione di una tassa per lo smaltimento dell’acqua piovana proporzionale alla superficie impermeabile presente nelle singole proprietà.
A Vauban e a Rieselfeld il tram corre sopra una fascia di prato (suolo permeabile); gli spazi pubblici sono costituiti da giardini e la pavimentazione delle piazze è prevalentemente di sabbia stabilizzata; all’interno degli isolati le corti pubbliche e semi-pubbliche sono trattate a verde e i percorsi sono di sabbia stabilizzata. Dalla pianificazione al disegno urbano ogni azione viene mirata al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, integrando politiche e strumenti.
Multidisciplinarità e collaborazione tra gli uffici dell’Amministrazione sono alla base di una visione in grado di “produrre” nello stesso tempo un modello economico “verde”, quartieri sostenibili, integrazione trasporto-sviluppo urbano, risparmio energetico, vincoli ambientali, tassazioni “virtuose”.

Quali sono state le condizioni che hanno portato alla realizzazione di Rieselfeld e di Vauban?
Il successo di Vauban e di Rieselfeld è stato garantito da diverse condizioni. A rischio di ripetermi, prima di tutto: la stabilità politica, un bravo sindaco, un ufficio di piano con tecnici competenti e una popolazione sensibile ai temi ambientali. Quindi, alcuni principi condivisi contenuti nella “Carta di Friburgo” (2010) e sintetizzabili in 12 punti:
- Lo spazio I. Diversità, sicurezza e tolleranza; II. Una città di quartieri; III. Una città di brevi distanze; IV Trasporto pubblico e densità;
- I contenuti V. Educazione, scienza e cultura; VI. Industria e lavoro; VII. Natura e ambiente; VIII. Qualità progettuale;
- Il processo IX. Visione di lunga durata; X. Comunicazione e partecipazione; XI. Affidabilità, impegno e trasparenza; XII. Cooperazione e partnership.
Lo sviluppo di Vauban e di Rieselfeld si iscrive in una visione che abbraccia l’intera città, che affronta numerosi temi e interseca discipline diverse. I due quartieri si inseriscono in una cornice di riferimento che guida, attraverso principi condivisi, il processo decisionale e progettuale.
A Vauban il processo di pianificazione viene condotto seguendo il motto “la pianificazione impara”: uno staff costituito da 5 a 7 persone ha seguito lo sviluppo del masterplan, inclusa l’organizzazione di oltre 50 incontri pubblici ed eventi per sollecitare la reazione degli abitanti.
La riduzione del traffico è una priorità del masterplan che individua, all’interno del quartiere, aree car free e definisce misure restrittive per il traffico di attraversamento. La sosta è concessa solo ai margini del quartiere e nell’unico parcheggio multipiano: un edificio costruito con pannelli solari capace di produrre 89 kilowatt.
L’offerta di case a schiera e individuali consente a diverse tipologie familiari di accedere al patrimonio immobiliare. Tuttavia, l’abitante tipo è prevalentemente giovane, vive in coppia, è genitore. Del resto l’offerta di asili e scuole, la presenza di numerosi spazi aperti controllati garantisce un ambiente familiare dove fare crescere i bambini è meno problematico rispetto ad altre realtà urbane. Non è un caso che Vauban sia tra i quartieri più apprezzati della città.
Il tema dell’integrazione è stato centrale nell’impostare lo sviluppo di Rieselfeld. Un tema veicolato anche attraverso il funzionamento del centro civico “K.I.O.S.K.”: un’organizzazione che dall’inizio del 1996, opera nell’area del quartiere. La roulotte (poi diventata la “casa di vetro”), che ne ospita la sede, è il punto di riferimento per gli incontri tra volontari, rappresentanti comunali e cittadini. Obiettivo: raccogliere idee “creative” per trasformare l’area in un quartiere vivibile, aperto a diverse fasce di abitanti. Nel tempo, il centro ha raccolto l’adesione di più di 100 volontari residenti che si incontrano almeno una volta al mese (a parte i pic-nic di quartiere, le feste, il giorno del mercato, le proteste...) per discutere le azioni da perseguire e le relative modalità. Il K.I.O.S.K. ha un consiglio composto da sette cittadini residenti eletti.
Infine gli aspetti ecologici. A Rieselfeld oltre 250 ettari sono sottoposti a vincolo, diventando un’importante riserva naturale. Contrariamente a quanto avviene a Vauban, le acque piovane non sono canalizzate ma raccolte naturalmente all’interno di bacini e di aree umide. Per quanto concerne il risparmio energetico, le abitazioni sono a basso consumo (65 kWh/mq), l’energia per il riscaldamento viene prodotta da combustibili bio, da pannelli solari e da risorse energetiche commerciali. La produzione di CO2 è di circa il 20% inferiore alla media nazionale.
Per finire, uno sguardo sul futuro del nostro habitat e degli strumenti necessari a garantirne la continuità. La pianificazione non può prescindere dalla “cultura della città e del paesaggio”. Una cultura multidisciplinare orientata a integrare aspetti economici, ecologici, sociali nel rispetto della diversità. Il futuro del territorio e dell’abitare è ecologico o non sarà. La capacità di rispondere ai cambiamenti in atto rappresentano le scommesse, irrinunciabili, di un’urbanistica rivolta al domani.

Data di pubblicazione: 3 settembre 2013