Piani urbanistici, bandi di finanziamento, fondi statali ed europei e sullo sfondo l’orizzonte del Pnrr.
I comuni riprendono a programmare in uno scenario completamente diverso così come diversa è l’agenda dei temi e i tempi della programmazione. Servizi, mobilità e housing sociale costituiscono i termini su cui articolare i piani e distendere le politiche, i tempi brevi dell’urbanistica tattica e quelli lunghi del piano che definisce struttura e strategia trovano sintesi nei progetti e nelle opportunità che i diversi canali di finanziamento prefigurano.
Dal bando Periferie passando per il Pinqua (programma innovativo nazionale per la qualità urbana) e alle opportunità del bando Rigenerazione urbana per interventi volti a ridurre i fenomeni di marginalizzazione e migliorare la qualità urbana e ambientale con la messa a disposizione di contributi da 5 a 20 milioni di euro a seconda della dimensione demografica dei comuni, si sta assistendo ad una sorta di mutazione, complice la pandemia, che sta dando una prospettiva diversa alla pianificazione e alla programmazione.
Siamo stati abituati negli ultimi anni, finita la stagione dei programmi complessi, alla proposta e quindi all’omologazione con la proposizione di “politiche à la carte” basate su di un duplice accordo: la cantierabilità, che significava dover trovare negli archivi comunali prodotti più o meno pronti da presentare; progetti costruiti ad hoc per accedere alle risorse che si rendevano disponibili per quel capitolo di spesa, per quel bando (parcheggi, tram ciclabili, social housing, ecc.) a prescindere dalle necessità e programmazioni degli Enti locali che li presentavano.
Sembra, in questa fase, di poter riconoscere una congiuntura positiva che può consentire di invertire la progressiva tendenza a “governare senza piano” che caratterizza il governo del territorio di molte città italiane, una tendenza che concentra le politiche urbane su interventi di volta in volta utili a rispondere ad emergenze e a garantire consenso di singoli gruppi di cittadini. Certo i piani urbanistici sono un modello di governo limitato ad alcune regioni soprattutto del nord così come i piani per la mobilità sostenibile coinvolgono solo le città lasciando sostanzialmente alla mobilità privata su gomma la struttura insediativa costituita dagli ottomila comuni italiani. Alcuni fatti sono interventi a modificare questo processo:
l’incentivazione fiscale, legata al risanamento energetico, bonus facciate, 110% che ha liberato risorse nel mercato privato e avviato processi di recupero e valorizzazione immobiliare, che riconosce e richiede percorsi di allargamento dello spazio pubblico sul modello delle città europee;
la domanda di incrociare salute, benessere, con la qualità urbana delle nostre città che certamente richiede di ripensare globalmente la politica sanitaria delle Regioni, ma impone di ripensare, riorganizzare tutti i servizi e la loro accessibilità.
Il Pnrr non pone tra le sue missioni una specifica agenda urbana per le città, ma consente, nel riconoscere la vulnerabilità ambientale del nostro Paese, di individuare ambiti importanti di azione per i comuni e per gli enti pubblici. Nel momento in cui si pone al centro dell’azione del piano, per rispondere alla crisi pandemica, la transizione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici non si possono però riproporre gli “incentivi” e le “semplificazioni” di sempre come i premi volumetrici attribuiti per legge dalle Regioni e la riduzione della contribuzione privata alla costruzione dello spazio pubblico (oneri ordinari e straordinari) contando ancora sulla leva della rendita fondiaria urbana.
La priorità della rigenerazione urbana e il contrasto al consumo di suolo ribaditi in tutti documenti proposti anche dall’attuale governo Draghi, a partire dalle opportunità, progettuali e programmatiche fornite dal “bandi” e dalla volontà di riconoscere una virtuosa “politica concorrenziale” per accedere ai finanziamenti, deve consentire ai comuni di aprire una stagione di programmazione e pianificazione che coniughi riqualificazione e recupero del patrimonio privato esistente con l’allargamento e la qualificazione dei servizi e dello spazio pubblico. Programmi, Piani e Politiche che devono concretizzarsi, non in nuovi piani paralleli o sovrapposti quanto piuttosto, nella integrazione di una rinnovata ed efficiente pianificazione urbanistica.