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HafenCity, Amburgo: un progetto integrato

Se la Germania, nel suo complesso, perde popolazione (-1,5 milioni di cittadini secondo il censimento di quest’anno) Amburgo decide di crescere attraverso un progetto di eccellenza. L’obiettivo è di attirare professionalità, società di investimento e istituzioni di respiro nazionale e internazionale, puntando sugli “ingredienti” tipici della categoria “nodo globale”. Tra questi la collezione di opere architettoniche di autori famosi che equivale a un biglietto di prima classe per accedere alla galleria delle eccellenze urbane del XXI secolo.
Così al concorso per il master plan viene selezionato Kees Christiansee con l’équipe ASTOC (2000); per il progetto della Elbphilharmonie, “il” Landmark di HafenCity, vengono chiamati Herzog e de Meuron; per il Science Center, Rem Koolhaas (OMA); per l’Hamburg-America Center l’opzione è stata quella di Richard Meier; Massimiliano Fuksas è l’autore del Cruise Center… Poi sono arrivati alcuni clienti di eccezione come Greenpeace, la testata Der Spiegel e la multinazionale Unilever. E alcune funzioni “rare”: l’Università, il Museo Marittimo di Amburgo, lo Science Center. Il tutto tenuto insieme da una rete di spazi pubblici capillare e di pregio a cui si aggiunge l’ormai irrinunciabile “marchio di sostenibilità”.
Il ritorno di immagine, legato a questo mix di fattori, si traduce in capitali da reinvestire nel progetto del nuovo porto e nella qualità del contesto. Una condizione necessaria per mantenere in funzione la dinamica degli investimenti. Si parla di 8 miliardi di euro di risorse private e 2,4 miliardi di investimenti pubblici. Di questi, 1,5 miliardi di euro provengono dalla vendita dei lotti.
Ma se la scommessa di HafenCity è quella di portare a compimento un polo finalizzato ad alimentare l’immaginario globale e ad attrarre capitali, il connotato distintivo del progetto è anche un altro. È l’idea di un centro urbano, di qualità, funzionalmente complesso, radicato nel territorio e aperto agli abitanti, racchiuso in una visione di livello metropolitano.
Ciò significa concepire HafenCity come parte di una strategia ampia, capace di interpretare le relazioni tra la nuova centralità e il territorio e di sostenere il progetto di un insediamento ad “elevato contenuto di urbanità”, integrando la dimensione globale e locale.
Le azioni previste sono perciò rivolte a tessere continuità tra Amburgo e HafenCity e tra questa e la periferia sud; a costruire “urbanità”, utilizzando come modello l’idea di “una città di quartieri”, come filo d’Arianna la rete dello spazio pubblico, come ingredienti l’identità e il significato, per dirla con Kevin Lynch, facendo ricorso ai “materiali” del centro storico.
Perciò, vista dall’alto, HafenCity è una addizione, un “naturale” prolungamento del centro verso il fiume Elba, e un ponte verso sud.
L’area del porto, fino a ieri recintata e inaccessibile, si apre oggi verso il cuore di Amburgo e verso i territori periferici, ed emarginati, costituiti dalle isole Wilhelmsburg e Veddel. Il nuovo distretto restituisce alla città il suo porto, trasformando una zona off-limits in un progetto di integrazione tra nord e sud, tra centro e periferia.
Centro e periferia sono infatti più vicini. HafenCity consente di spostare il baricentro di Amburgo verso sud e di avvicinare a Wilhelmsburg e a Veddel Filarmonica, Musei, Università e parchi. A questo si aggiunge un progetto di accessibilità che si sostanzia attraverso la costruzione di infrastrutture e di nuovi spazi urbani a cavallo tra le due sponde del fiume. Ponti, metropolitana e percorsi ciclabili, previsti dal master plan, si integrano con le azioni individuate dal progetto di riqualificazione “Leap across the Elbe” (“un salto sull’Elba”) voluto dagli abitanti di Wilhelmsburg e predisposto, nel 2004, dal Comune.
E sempre nell’ambito di questo quadro, nel 2007, l’IBA - Hamburg elabora una strategia destinata a superare la condizione di marginalità della periferia. Il programma intende riqualificare gli spazi aperti e costruiti di Wilhelmsburg, realizzare insediamenti, proponendo idee innovative in linea con i principi di sostenibilità.
Per quanto riguarda il rapporto tra la nuova centralità e la città storica, le strategie adottate per integrare i due poli fanno leva su azioni progettuali finalizzate a sottolineare l’appartenenza alla stessa “idea di città”.
“Città di quartieri”, impianto a tessuto, mix tipologici e funzionali, rete di spazi pubblici, connessioni sono alcuni dei caratteri che distinguono il centro storico e che vengono reinterpretati e proposti nel nuovo distretto.
Perciò, il modello adottato a HafenCity è l’impianto a tessuto basato sul modulo del quartiere, sull’articolazione dinamica e speculare tra spazi aperti ed edifici.
L’attenzione agli aspetti tipomorfologici e funzionali consente di dare sostanza alle differenze tra quartieri e di utilizzare il rapporto tra pieni e vuoti per plasmare lo spazio pubblico. Il quartiere am Sandtorkai / Dalmannkai reinterpreta il tessuto del quartiere storico Cremoninsel e si distingue per una grana fine pensata per ospitare usi prevalentemente residenziali. La sequenza discontinua degli edifici lungo i canali varia e frammenta i profili che accompagnano le promenade.
La grana grossa e la prevalenza di usi commerciali si abbinano nell’Überseequartier, il cuore di HafenCity. Il centro del quartiere è l’Überseeboulevard. Una strada pedonale curvilinea disegnata dai fronti continui degli edifici a blocco che si snoda tra negozi, bar e ristoranti, come la strada commerciale Groβe Johannisstraβe nel centro di Amburgo, offrendo una sequenza di visioni che, per citare Gordon Cullen, dovrebbero arricchire dal punto di vista percettivo la scena urbana.
Connessioni. La prossimità tra Amburgo e HafenCity viene rafforzata attraverso strade, passeggiate e ponti pedonali sospesi sull’acqua finalizzati a congiungere i luoghi di eccellenza presenti nelle due centralità. Come la piazza del municipio e il centro di HafenCity.
Infine l’idea di connessione e di integrazione tra Amburgo e la nuova centralità si fondono nell’urgenza di predisporre un fronte comune contro le ondate di piena del fiume Elba che, nel passato, hanno prodotto eventi particolarmente gravi, come l’alluvione del 1962. HafenCity viene infatti concepita e costruita come uno sbarramento. Uno “scalino” che consente di ostacolare il passaggio dell’acqua verso la città, alzando la quota dello spazio pubblico a +7,5 - 8,3 metri / +4,5 e 5 metri, secondo i casi.
In definitiva, come afferma Jörn Walter, direttore dell’Ufficio del Piano, HafenCity rappresenta la terza “ondata” espansiva del centro di Amburgo, appartiene alla città e al suo territorio, quindi si rivolge a un pubblico nazionale e internazionale attraverso i codici d’ingresso veicolati dalle immagini urbane.

Decisori pubblici, obiettivi d’impresa

Le condizioni alla base del processo di ideazione, di progettazione e di realizzazione di HafenCity possono essere considerate uniche. Non solo irripetibili in altri paesi europei ma eccezionali anche per la stessa Amburgo. La proprietà pubblica dei suoli e la regia, tutta pubblica, del processo hanno consentito di plasmarne lo sviluppo.
A questo riguardo, nel 1997 viene istituita la Gesellschaft für Hafen und Standortentwicklung GHS diventata poi, nel 2004, la HafenCity Hamburg GmbH.
La struttura è una emanazione del Comune di Amburgo, è presieduta dal sindaco e il consiglio è formato dai rappresentanti del governo locale.
La HafenCity Hamburg GmbH può essere considerata una società di sviluppo a tutti gli effetti (una city owned limited company). Tra i suoi compiti si evidenziano: il rispetto di obiettivi dettati dall’Amministrazione Comunale, la trasparenza del processo, lo sviluppo e la gestione del progetto, la vendita delle proprietà, il controllo della fase costruttiva. Non la massimizzazione dei profitti ma il raggiungimento di una redditività che permetta di finanziare il nuovo porto nell’area di Altenwerder.
Per questo Hafencity deve essere sinonimo di “qualità alto di gamma”. Il mix selezionato di fattori di eccellenza - autori di fama internazionale, estetica del design, funzioni pregiate - ha consentito di vendere i lotti a prezzi elevati. Anche più elevati rispetto a quanto si aspettavano gli stessi amministratori. Ad esempio, nella torre Marco Polo - quartiere Strandkai - , nel 2012, secondo la HafenCity GmbH, il costo medio a metro quadro è di 10.000 euro.
Sfruttando l’ondata positiva del mercato e il monopolio della proprietà delle aree la HafenCity Hamburg GmbH può permettersi di scegliere la qualità degli acquirenti e la qualità dell’offerta. Se da una lato il prodotto è garantito dall’altro finisce per essere accessibile solo ad una fascia ristretta di utenti. Ne consegue, e questo è uno dei temi critici ricorrenti, che, almeno per adesso, HafenCity viene considerata una “centralità esclusiva”.
Ma HafenCity è un progetto molto vistoso e molto costoso ed è pubblico. Per questo motivo gli oppositori politici, presenti nel parlamento municipale, i media e l’opinione pubblica seguono con attenzione l’evoluzione del progetto e le modalità di gestione delle risorse finanziarie pubbliche.
Di fatto, nel pieno rispetto del ruolo di company, la HafenCity Hamburg GmbH, pur essendo una società pubblica, agisce come una struttura privata. Gli incontri tra attori vengono avviati in un regime di riservatezza, le negoziazioni si svolgono in “privato” e le condizioni contrattuali sono segrete, almeno fino alla formalizzazione degli accordi.
E la riservatezza può determinare zone d’ombra. Perciò, per evitare che il dubbio possa trasformarsi in sospetto e bloccare il processo attuativo, l’Amministrazione Comunale vara una campagna di informazione vasta, capillare e continua.
A questo riguardo la HafenCity Hamburg GmbH istituisce un Infopoint, il Kesselhaus Center - che ha sede sul posto -, si avvale di tecniche di marketing supportate da pubblicazioni, incontri e visite guidate. Le informazioni e le visite sono accessibili a chiunque. In questo modo è possibile ricondurre ciò che è stato realizzato agli obiettivi, ai vincoli imposti dallo stato di fatto e alle opportunità che si sono verificate lungo il processo. E possono essere smontati i dubbi di oppositori e di media a caccia di frodi.
Ma alcune questioni restano comunque in sospeso. Tra queste se sia ammissibile o meno che una public company si comporti alla stessa stregua di una società di investimento privata che, puntando ai profitti, produce un ambiente urbano esclusivo, riservato cioè a uno specifico target sociale ed economico di investitori e di acquirenti.
Il Comune e la HafenCity Hamburg GmbH argomentano che solo attraverso il percorso seguito l’operazione HafenCity è in grado di garantire il finanziamento necessario alla costruzione del nuovo porto. Comunque, nella parte ancora da sviluppare - HafenCity est -, saranno realizzati interventi rivolti a un target sociale più ampio. Una quota di nuove residenze sarà costruita da cooperative, si prevede il co-housing e l’housing sociale.
Oltre le critiche di rigore, quello che emerge a HafenCity è la validità di un metodo / processo destinato ad assicurare la trasparenza delle scelte, l’informazione e la partecipazione di chiunque lo richieda. Non solo in corso d’opera ma anche a regime. E questo vale anche per gli aspetti della gestione finanziaria.
È impossibile che un’opera come HafenCity sia esente da “errori”. Il caso del progetto della filarmonica forse rientra proprio in questa categoria. Tuttavia, come già dimostrato nei fatti, la “macchina gestionale” di HafenCity è stata pensata per corrispondere a un continuo aggiustamento tra obiettivi e risultati ottenuti sulla base del monitoraggio della qualità prodotta, dell’impatto degli usi previsti, del confronto con il pubblico. In caso di “mancato successo” viene contemplato il ricorso alle modifiche necessarie. Un’opportunità raramente osservabile altrove.

master plan, quartieri e spazio pubblico

Nel “metodo HafenCity”, il master plan viene interpretato come un canovaccio, modificabile quando serve, affiancato da progetti urbani e architettonici che ne precisano o ne cambiano le indicazioni, sulla base delle esperienze compiute.
Perché, come sostiene Kees Christiansee, nessuna visione può eclissare altre interpretazioni, né può essere compiuta esattamente come è stata pensata. La visione è una matrice di riferimento in base alla quale la città si sviluppa, senza che ci sia una corrispondenza puntuale tra progetto e realtà. In termini generali, è importante elaborare un’idea precisa e flessibile dello sviluppo futuro della città. Per guidare le scelte, aprirle al confronto e prospettarne la rimodulazione quando dal disegno si passa al “vero”.
Da questo punto di vista, l’idea di considerare il quartiere e nel quartiere l’isolato l’unità di base del progetto è stata una scelta premiale. Un principio che ha consentito di indirizzare le proposte dei singoli promotori, di vederle realizzate nel giro di uno o due anni e di ipotizzare il ricorso a cambiamenti per le unità ancora da costruire. In sintonia con questa impostazione, nel 2010, il master plan viene rielaborato per quanto concerne lo sviluppo della parte est di HafenCity.
La struttura del distretto è rappresentata da una griglia che rispetta le “invarianti” dei moli e dei bacini portuali preesistenti, che ordina l’insediamento attraverso il sistema dello spazio pubblico formato da un’offerta varia di luoghi.
I quartieri di HafenCity - un insieme di ambiti compiuti e distinti -, sono caratterizzati da:
- un Landmark come, ad esempio, la filarmonica a am Sandtorkai / Dalmannkai, la torre Marco Polo e l’headquarter dell’Unilever a Strandkai, l’Università a Elbtorquartier;
- uno specifico mix di funzioni dato da un rapporto variabile tra residenze, uffici, commercio, cultura, istruzione destinato a profilare ogni singolo quartiere;
- una grana tipo-morfologica che cambia in relazione al ruolo e alle funzioni prevalenti;
- una rete di spazi pubblici costituita da un mix studiato di luoghi finalizzati a usi diversi (domestici, turistici, di rappresentanza…).
Oltre a esaltare l’identità e ad agevolare i processi di appropriazione da parte degli abitanti, la suddivisione per quartieri consente di programmare i cantieri.
I primi cantieri a essere avviati sono quelli collocati a nord, più vicini al centro storico: Am Sandtorkai / Dalmannkai e Am Sandtorpark / Grasbrook a vocazione mista; Brooktorkai / Ericus e Elbtorquartier a prevalente vocazione direzionale.
Il “cuore” di Hafencity è invece costituito dall’Überseequartier - ultimato nella sua parte centrale - dove si concentrano le attività commerciali e la ristorazione; dal quartiere Am Sandtorpark / Grasbrook- dove sono presenti scuole e residenze. Il fronte sul fiume Elba è parzialmente ultimato. Qui è già stata costruita la sede dell’Unilever e l’attracco delle navi da crociera.
Sia nella fase di progettazione, sia nella fase realizzativa l’attenzione alla qualità urbana è elevata e si legge nell’idea di creare una rete di luoghi che attraversi i quartieri e nelle soluzioni che distinguono i singoli spazi. Ogni luogo ha una sua specificità e l’insieme dei luoghi disegna la continuità del paesaggio urbano. Questa concezione è alla base dell’idea di urbanità perseguita dalla HafenCity Hamburg GmbH e così definita: “The metropolitan feel of an urban space. Urbanity basically arises from an appropriate urban structure made up of a variety of land uses in an outside buildings, as well as a large number of people of different types” (www.hafencity.com/en/glossary-s-z.html-urbanity).
Nella parte ovest di HafenCity, la qualità e la continuità del paesaggio urbano vengono affidate a un concorso di progettazione vinto, nel 2006, dalla EMBT di Barcellona. Gli elementi che conformano lo spazio sono costituiti da passeggiate lungo i canali (promenade), piazze e terrazze (terrace), scalinate (step) e parchi.
Le passeggiate lungo i canali rappresentano il principale spazio pubblico di HafenCity, quello dedicato al movimento - il passeggio lento del tempo da perdere o la corsa degli sportivi -, alla scoperta, all’apprezzamento del fiume. Per accogliere e accompagnare il pubblico dei visitatori, l’équipe spagnola suggerisce di stemperare la presenza di cemento attraverso l’uso di materiali “caldi”, come il mattone e la pietra naturale.
Per accogliere qualsiasi tipo di utente, la pavimentazione in ciottoli si interrompe per lasciare spazio a camminamenti in cemento mentre le vecchie traversine di binari sono previste per scoraggiare eventuali praticanti dello skateboard. Una soluzione che seleziona gli usi dello spazio pubblico, escludendo di fatto alcune categorie di utilizzatori, ma che l’Amministrazione difende come un modo per evitare incidenti.
Le piazze terrazzate sono collocate lungo la strada che da Am Sandtorkai porta al terminal delle crociere e connotano i punti di arrivo in terraferma delle promenade lungo i canali. Contrariamente a quest’ultime, si configurano come spazi dove sostare, riposarsi, ammirare il panorama, mangiare, osservare. Le scelte progettuali accompagnano questa funzione. La terrazza Marco Polo offre a livello della strada un largo spazio con funzione di belvedere, con sedute di legno, alberature e aiuole verdi. Per raggiungere la quota della promenade sottostante sono state predisposte ampie gradonate, che reinterpretano il disegno della risacca del mare sulla battigia.
E per mantenere la continuità del design degli oggetti di arredo, anche il “parco” del quartiere Am Sandtorpark / Grasbrook- collocato alle spalle della terrazza Magellano e chiuso da quinte edificate - viene solcato da panchine a forma di onda.
Qui, finalmente, il verde del prato e dei pochi alberi disseminati ad arte riesce a stemperare il carattere prevalentemente minerale dell’ambiente urbano mentre le vasche di sabbia, per il gioco dei bambini, evocano la vita di tutti i giorni.
Tra le piazze di quartiere, quella dedicata a Vasco de Gama distingue Dalmannkai e si colloca lungo Am Kaiserkai. La piazza incarna la complessità del concetto di urbanità che HafenCity rappresenta. È un luogo di vita quotidiana, ad uso dei residenti, che si alterna agli spazi più turistici, come le promenade, ma che proprio dai turisti è attraversato perché nodo di connessione tra le passeggiate lungo i canali.
Qui il carattere locale viene sottolineato dalla predisposizione di un campo da basket mentre l’estetica del design dell’attrezzatura sportiva, e delle sedute, soddisfa anche il segmento più esigente del pubblico dei visitatori. Eppure, osservando la scena urbana e i suoi frequentatori è plausibile chiedersi se gli abitanti di HafenCity usino giocare a basket o se la scelta sia stata dettata dalla necessità di affermare il carattere locale del luogo, per soddisfare l’esigenza di territorializzazione dei residenti.
Le scalinate costituiscono un’altra specie tipica di HafenCity. La loro presenza consente di raccordare le quote diverse che articolano lo spazio pubblico.
I Dalmannkai steps rappresentano forse l’esempio più riuscito del genere. Connettendo la promenade lungo il canale di Sandtorhafen e la piazza Vasco de Gama, la scalinata è disegnata da una gradonata armoniosa, dalle forme curvilinee, punteggiata da alcuni alberi e da sedute.
Infine i parchi. Il primo a essere ultimato è Sandtorpark, già citato, mentre sono in corso di ultimazione Lohsepark (4 ettari), localizzato nel quartiere dell’Università e considerato il “central park” di HafenCity, e il Grasbrookpark (una specie di parco dei divertimenti) collocato tra piazza Marco Polo e il terminale delle crociere.
L’offerta di spazi pubblici è di qualità. Eppure gli abitanti non sempre sono soddisfatti. E l’Amministrazione ascolta. Così per quanto concerne il Sandtorpark si passa all’indagine “etnografica”: bambini e genitori vengono intervistati e le opinioni annotate. Il legno per le sedute, la sabbia per il gioco, il verde per spezzare l’uniformità minerale del quartiere sono le richieste che puntualmente vengono accolte e realizzate.
Non solo a Sandtorpark. A supporto di questa, che rappresenta una specificità del caso HafenCity, dal 2007 la company promuove studi in collaborazione con la nuova Università, effettua indagini su criticità specifiche, monitora gli usi, cura i contatti quotidiani con gli attori locali, svolge attività di mediazione.
Le proposte di miglioramento scaturiscono da un confronto e si iscrivono in un modello di pianificazione bottom up efficace, che consente ai decisori e ai progettisti di anticipare i cambiamenti delle forme urbane.

Per concludere…

In definitiva HafenCity può essere considerata un’opera riuscita, oppure no. Di fatto è un prodotto urbano alto di gamma che si inquadra nel linguaggio - culturale, artistico, architettonico, … - tipico di questo nuovo secolo.
Ma la scommessa in gioco, che distingue HafenCity da altre sperimentazioni urbane, è quella di costruire un ponte tra la dimensione globale e locale. Ogni abitante o visitatore è invitato a sentirsi “chez soi” ed è accolto nello spazio del nuovo centro.
Poi c’è “una specificità HafenCity” che si gioca su tre livelli: qualità del metodo e trasparenza gestionale, partecipazione attiva, apertura al cambiamento.
Al di là dell’apprezzamento per l’ambiente costruito o per il design adottato, ciò che non può essere messo in dubbio è che, dal progetto alle procedure, dall’attivismo degli abitanti alla capacità di ascolto dell’Amministrazione, l’esperienza di HafenCity disegni un percorso eccezionale. E il tempo e il cambiamento sono parte dell’idea stessa di città proposta.
HafenCity racconta che fenomeni e mutamenti, velocità e aperture di campo non consentono più di chiudere un’idea in un disegno definitivo e nei luoghi dove si decide. I valori e i principi devono essere discussi e interpretati e, quando è necessario, le forme devono essere rielaborate, avvalendosi di indagini etnografiche e di metodi di ascolto. Il progetto deve essere espressione di una visione, di un insieme di principi ma deve essere in grado di accogliere punti di vista diversi e mutamenti.

Data di pubblicazione: 15 dicembre 2014