Nell’epoca del trionfo dell’urban-age, dove la città viene celebrata al massimo delle sue espressioni materiali e immateriali, Berlino è protagonista, traendo linfa dalla sua storia, dalla sua memoria e dalla sua capacità di innovarsi: il suo fascino deriva proprio dalla complessità della propria storia e dal suo presente in veloce trasformazione. Metropoli dalle mille e più anime, simbolo della trasformazione culturale e sociale contemporanea, teatro di avvenimenti storici, in cui convivono contraddizioni e fiducia nell’innovazione e nel progresso, Berlino restituisce un’immagine di museo an plen air, dove è possibile cogliere una chiara contrapposizione tra due mondi: l’Ovest con i suoi spartani grigi e fatiscenti edifici “monoblocchi”, vicino ai quali sorgono elementi urbanistici moderni e innovativi, ma che possiedono talora un senso d’incompiuto; l’Est con un’atmosfera tradizionalmente mitteleuropea amplificata da spazi, luci, ed enormi centri commerciali.
Il suo fascino è anche legato a fenomeni sociali: importanti flussi migratori, nuovi city users, abitanti e comunità artistiche hanno contribuito alla storia della recente identità di Berlino generandone la sua hype. Degno di nota è il periodo berlinese (1976-78) dei musicisti e cantanti David Bowie e Iggy Pop che hanno vissuto nel quartiere di Kreuzberg traendone ispirazione per le opere rock e punk; di registi come Wim Wenders e Tom Tywiker che hanno scelto alcuni dei quartieri storici della città come set per i loro capolavori Il Cielo sopra Berlino e Lola Corre, attorno ai quali sono sorte, poi, comunità creative. Arte, storia, cultura e politica hanno plasmato l’identità della città. I movimenti artistici, i loro esponenti e le loro installazioni, temporanee e permanenti, hanno contribuito a rivitalizzare ampie zone della città: East-Side Gallery è uno dei nodi della rete artistica di Berlino, poi rimangono memorabili il successo dell’impacchettamento del Reichstag di Christo, nel 1996 e l’installazione permanente di Molecule Man di Borofsky dal 1999 sullo Spree River. Muovendo da questa vibrante atmosfera negli ultimi venticinque anni la città si è sempre più caratterizzata come un mixtè reale di elementi culturali, artistici, religiosi, politici, da una forte voglia di libertà, talora espressa anche con forti controversie mai celate. Così grazie alle sue innumerevoli funzioni e attrazioni culturali e di spettacolo, solo per fare alcuni esempi: l’attività puntualmente svolta dalla Filarmonica, dal Festival del Cinema di Berlino, e la presenza dall’Isola dei Musei, vi è un ampio uso degli ambienti urbani per diverse ragioni. I criteri di scelta di localizzazione per le attività e servizi ampliano i caratteri di utilizzo e rendono lo spazio urbano più curioso sui vari punti di vista generando inoltre diversi e nuovi segmenti di cityusers.
Lo spaccato sociale contemporaneo mostra una metropoli che non ha perso, del tutto, il gusto delle sue tradizioni. Berlino appare oggi più che mai più cosmopolita, popolata da una densa schiera di bohémien, da un elevato numero di sostenitori del consumo di cibo critico e alternativo, da legioni di artisti, intellettuali, nonché da migliaia di bike-users, appassionati degli spostamenti sui mezzi pubblici e flaneur metropolitani che definiscono la massa critica del milieu creativo della Berlino odierna. È indubbio che Berlino abbia avuto la capacità di re-inventarsi, in tempi non sospetti, grazie alla promozione, diffusione e il costante svolgimento di eventi artistici e culturali che ne hanno fatto diventare un punto di riferimento e che ne conferiscono oggi un ruolo di special-guest sul palcoscenico europeo e mondiale. Questa è stata la base per attirare un diverso cluster di cityusers, in altre aree giungevano gruppi di artisti, creativi, bohémien che hanno contribuito alla crescita alternativa della città partecipando allo sviluppo fiorente di un turismo alternativo che ha prodotto anche una filiera produttiva di genere. Fino ad oggi la città prospera sulle economie di urbanizzazione e d’innovazione artistica, ma l’economia della città appare in parte ancora debole. La crescita dei lavori di rango dovuti alla presenza della classe creativa, nelle tesi sostenute e argomentate da Richard Florida, non si è realizzata. Questo rende ancora più tangibile la definizione coniata dall’ex Sindaco di Berlino, Klaus Wowereit che la definisce: “una città povera ma sexy”.
Come nessun’altra Capitale Europea, Berlino è stata esposta a una crescita urbanistica variabile. Per comprendere la struttura urbana di oggi, è necessario compiere una breve retrospettiva per osservare criticamente il mutamento di spazio e società, territorio e comunità. Una prima scelta radicale, dopo l’unificazione, è stata quella di ricollocare le funzioni del governo nazionale dalla città di Bonn a quella di Berlino: inizia così una nuova concezione del sistema di pianificazione del governo centrale. A seguito della caduta del muro di Berlino, nel 1989, la città si è aperta a una nuova contaminazione. Già partire dagli inizi degli anni ’80 la città aveva messo in atto un rinnovamento urbano. L’occasione per definire una struttura diversa della città è stata fornita dall’International Building Exhibition (IBA) del 1984 che proponeva la “ricostruzione critica” (culminata poi nell’ultima esibizione del 1987). Il vero avvio è stato dato con la spinta culturale, sociale e politica con la caduta del muro di Berlino. Questo approccio è divenuto il punto di riferimento per il processo di trasformazione urbana post-bellica superando in particolare la segregazione funzionale centralizzata. In seguito, dal 1991 al 2006 il Servizio di Pianificazione Urbana della Città-Stato è affidato e diretto, in modo non poco condizionante, dall’urbanista Hans Stimman (Boquet, 2007) che ha promosso, riprendendo i principi dell’IBA, la cultura della ricostruzione critica marcando le distanze dalla “Carta di Atene” e riprendendo la traccia dei piani di Schinkel (1830 circa) e Hobrecht (1869). Il Planwerk (del 1999) compiuto da Hans Stimman ha ridisegnato il tessuto storico berlinese e ha tentato di fornire la visione unitaria sino a quel momento ricercata, ponendosi l’obiettivo di rigenerare le condizioni urbane di una moderna città residenziale, con il tentativo di ridisegnare le forme insediative preesistenti alle distruzioni belliche. Il Planwerk ambiva alla ricostruzione critica del modello urbano precedente al primo conflitto mondiale. Il periodo post-unificazione sembrava caratterizzato da un clima di grande euforia.
Berlino diveniva Capitale della Germania unita, finalmente, con una posizione strategica in mezzo al vecchio Ovest ed Est, era in attesa di riguadagnare il suo splendore interrotto dagli eventi bellici e dai mutamenti geopolitici planetari. In questo clima di grande fervore anche le proiezioni demografiche indicavano dati di crescita, con scenari di aumento della popolazione sino a 1,6 milioni di nuovi abitanti entro il 2010 di là della popolazione insediata pari a 3,4 milioni nel 1989. Secondo stime degli osservatori urbani la città avrebbe richiesto nuove abitazioni pari a 800.000 unità, molte delle quali rivolte al settore commerciale della ristorazione, altre di alta qualità per le fasce di reddito più alte in movimento a Berlino. Diversi interventi campione si sono avuti in tutta la città, da Pariser Platz (nei pressi della Porta di Brandeburgo), il Reichstag, passando dalla spina commerciale della Frierichstrabe che attraversa da nord a sud l’intera città barocca (passando per l’Unter der Linden), Alexander Platz e più in là fino a Lindestrabe. Pariser Platz nonostante severe architetture di pietra ospita interventi architettonici rilevanti, il quartiere Mitte con il museo per l’olocausto, e l’Alexander Platz sono stati i punti cardine dell’avvio della trasformazione della metropoli, nonostante la presenza di alcuni edifici degli anni sessanta (es. la Torre della Televisione, la casa dei viaggi, la casa degli insegnanti…), che hanno caratterizzato, legando e separando allo stesso tempo, lo spazio urbano. Anche in questo caso la politica di riqualificazione urbanistica ha provveduto a demolire e riprogettare nuovi edifici e nuove funzioni alterandone il quadro urbano preesistente. I programmi di ricostruzione di Post Damer Platz e le ricadute sulla vicina Leipziger Platz hanno avuto un discreto successo grazie alle teorie di sviluppo urbano più ambiziose del XX secolo. Post Damer Platz prima del secondo conflitto mondiale era un grande centro commerciale, poi divenne un ottimo punto di accesso, oggi è divenuta una reale “centralità” di Berlino e soprattutto per uomini d’affari e agenzie immobiliari. L’area di Post Damer Platz e attorno al famoso boulevard Unter den Linden in Northern Friederichstad ex parte socialista della città è diventata rapidamente l’arena per ingenti investimenti immobiliari guidate da capitali globali. L’area (per gli aspetti simbolici e le valenze politico-ideologiche) è divenuta infatti l’attrazione per molti progettisti di fama mondiale offrendo loro l’opportunità di esprimersi e realizzare edifici di grande significato.
Tuttavia è solo recentemente che la politica urbanistica amministrativa si è concentrata dapprima sul cambiamento di alcune parti della metropoli e in seguito nel tentativo ambizioso di trovare una visione unitaria. I più recenti progetti per l’espansione della metropoli hanno rappresentato un nuovo tipo di crescita. Il nuovo impianto urbano era essenzialmente caratterizzato dall’uso misto e compatto dei lotti e si andava consolidando dalla periferia di Berlino, sulle parti anche più decentrate della città esistente, come ad esempio Karow nel nord-est; Città d’acqua di Rummelsburg nel sud-est e Spandau, nel nord-ovest; ma anche al di fuori dei confini ufficiali della città nei comuni vicini, come ad esempio le "città giardino" Falkenhoe e Rudow e Kirchsteigfeld vicino a Potsdam. La nuova struttura urbana era finanziata in gran parte attraverso i sussidi governativi e mediante detrazioni fiscali, il tutto prevedeva un rinnovamento urbano ma anche culturale, che rigenerava saldamente l’immagine e il modello di periferia, consueta i berlinesi erano abituati, dai decenni del dopoguerra. In questa grande euforia si assisteva alla realizzazione di nuovi e importanti progetti ideati da noti esponenti del jet-set dell’architettura, ma la loro attuazione non procedeva speditamente e la crescita della popolazione del tempo (a discapito di quanto proiettato dagli scenari demografici), non si è mai concretizzata così ché alcuni di quei progetti sono rimasti incompiuti.
Il sistema di pianificazione di Berlino possiede una struttura molto complessa. Essa opera a diversi livelli e ad essi deve essere allineato, perché Berlino non è solo una città, ma anche una Città-Stato, a livello regionale, forma una città-regione con lo Stato di Brandenburgo. Insieme, queste entità definiscono la strategia spaziale di Berlino-Brandeburgo. Il programma di sviluppo statale per la Regione di Berlino-Brandeburgo, detta poi specifiche strategie di pianificazione globale per l’area regionale. Poi vi è il sistema della pianificazione territoriale comune tra i lander (LePro, LePev e i piani regionali) e nella fattispecie quello di Berlino-Brandeburgo che fornisce il quadro per la crescita sia regionale (d’area vasta) che territoriale (intermedia). Quest’ultimo piano definisce la struttura spaziale e contiene gli obiettivi per l’espansione delle aree aperte e dei centri abitati. Il sistema di pianificazione e i documenti di programmazione che il sistema produce come punto di partenza per azioni concrete si basa sulla legislazione federale con una pianificazione a livello su larga scala, ne sono esempio gli asserviti Piani di Sviluppo per ambiti urbani (BeP). Al di sotto di questo livello, a Berlino ci sono poi diversi piani che contengono disposizioni specifiche anche settoriali sul regime d’uso dei suoli, poi vi è il piano d’azione intermedio, piani paesaggistici e programmi urbanistici. Tuttavia questi ultimi sono completati da un gran numero di concepts di pianificazione informali per specifiche aree o materie. Al fine di rispondere alle sfide in continua evoluzione, Berlino sta via via producendo una serie di piani e programmi non previsti dalla legge recentemente concordati tra istituzioni e stakeholders, che includono il piano di sviluppo urbano, il piano di valutazione climatica, la strategia sulla biodiversità e la strategia per la qualità del paesaggio urbano. Ad oggi Berlino non possiede una sua unità fisica reale ma trasmette una nuova immagine basata su alcune nuove “centralità” metropolitane che connotano il suo assetto spaziale. Dal Planwerk si è passati al piano strategico per Berlino: Urban Development Concept Berlin 2030 (Senate Department for Urban Development and the Environment, 2013) che parte da una visione fondata su concetti chiave su cui far crescere la città: forte, intelligente, creativa, urbana, verde, dinamica, socialmente responsabile, coscienziosa, impegnata. Il Piano strategico è stato prodotto nel quadro di un processo di consultazione pubblica in tutta la città, il Stadt-Forum 2030 in due anni, periodo in cui migliaia di cittadini ed esperti in molti campi hanno partecipato a conferenze, dibattiti e interazioni varie anche e per via digitale.
Questo forum ha assunto la tradizione di un più notevole esercizio di pianificazione cooperativa e partecipata che ha avuto il suo periodo di formazione tra il 1991 e il 1996. In contrasto con il suo precursore, il Piano strategico 2020, che si era concentrato sui perimetri storici del centro città, l’Urban Development Concept Berlin 2030 sta ri-orientando l’attenzione sui siti importanti della periferia urbana. Nelle sue stesse parole, "il piano strategico fornisce una visione di sviluppo sostenibile a lungo termine della capitale e imposta le aree e le direzioni in cui la città dovrà crescere e svilupparsi, le aree individuate come dorsale saranno il fulcro per la trasformazione urbanistica futura". Apprezzabili sono gli obiettivi che si pone il piano e la manifestazione più visibile del nuovo approccio deve essere considerato positivamente nell’individuazione delle dieci aree di trasformazione incorporate nella caratteristica struttura “multicentrica” di Berlino, che si estende dal centro in tutti gli angoli dell’area urbana e anche oltre. Occorre sempre tener presente che il processo di pianificazione urbanistica fa fatica a seguire le attese sociali; il processo di pianificazione strategica, seppur più flessibile, definito dall’Urban Development Concept Berlin 2030 sta, ora, facendo i conti con l’inaspettato incremento della popolazione, dovuto all’afflusso ingente di profughi. La città è da sempre esposta a note forze endogene ed esogene, muta repentinamente e i piani fanno fatica a inseguirne e adattarne le trasformazioni, cosicché la nuova ondata di rifugiati arrivati alla fine del 2015 e la eco delle mutazioni geopolitiche mondiali condizioneranno, siamo certi ancora una volta, l’assetto urbano di Berlino.
Sulla base di questo piano strategico sono state individuate le fondamentali aree di trasformazione della città: Spandau, Berlin TXL, Wedding, City West, Sudwest, Berlin Mitte, Buch, Marzahn-Hellersdorf, Stadtspree und Neukolln, Schoneweide-Adleshorf-BER. Nondimeno è sulle “spine” della mobilità, dei trasporti, del verde e delle aree chiave di trasformazione urbanistica che si giocano le sfide del mutamento futuro della metropoli. La città con il suo piano strategico ambisce a trovare una dimensione diversa, più stabile, di crescita robusta, e punta a minimizzare gli effetti negativi di progresso per raggiungere un’alta qualità della vita. Per quanto riguarda aspetti ambientali e politiche per la mobilità, con l’affermazione delle recenti politiche europee in materia di sensibilità ambientale e culturale si è avviata anche a Berlino la rivalutazione del fiume, lo Spree River con la possibilità di navigarlo e percorrerne gli spazi pertinenti riuscendo così a scorgere parti della città di grande valore. La città con il potenziamento degli spazi ciclopedonali è una delle principali sedi della mobilità alternativa tra le capitali europee, dal momento che buona parte della popolazione si sposta utilizzando prevalentemente il sistema car-sharing, la bici (che snoda il maggior traffico lungo le vie dei Prenzlauer Berg o sui viali che costeggiano la Sprea River) ed il trasporto pubblico garantito dalle linee S-bahn (ferrovia urbana veloce) ed U-bahn (metropolitana). Il progetto pubblico più immediatamente visibile e spettacolare è la costruzione dell’Humboldt-Forum, che sostituirà il "Palazzo della Repubblica" realizzato dalla DDR, demolito nel 2008, che, a sua volta, era sostituito con il Palace Berlin della dinastia prussiana, demolito da DDR nel 1950 (Bodenschatz, & Disko, 2010). La "ri-costruzione" del palazzo è diventata una delle progettazioni più complesse (amministrativamente parlando) e controverse (dal punto di vista del dibattito culturale) dello sviluppo urbano di tutta la città. Oggi per Berlino non è più necessario avere un edificio con funzioni governative, ed esso sarà rimpiazzato da un museo e da un centro di attività per le culture internazionali, in particolare quelle di Africa, Asia, America, Australia e Oceania. In seguito ad una decisione del Parlamento federale nel 2007 per la costruzione del Humboldt-Forum e in seguito ad un concorso vinto dall’architetto italiano Franco Stella, il nuovo edificio, è previsto per essere contenuto entro le facciate ricostruite dell’ex palazzo barocco della città. Tuttavia, ci sono altri progetti pubblici che stanno per cambiare la città in modo meno immediatamente visibile. Si trovano nel settore delle infrastrutture di trasporto, come i progetti per le grandi nuove stazioni di Berlino, nella stazione centrale Hauptbahnhof e Suedkreuz, inaugurata nel 2006 che sta cambiando in modo rilevante gli usi e le gerarchie spaziali di utilizzo anche dell’area metropolitana in crescita. Altri grandi mutamenti si avranno nel sistema aeroportuale, vale a dire la chiusura dell’aeroporto di Tempelhof e la chiusura programmata dell’aeroporto di Tegel, per la realizzazione del nuovo terminal di Flughafen Berlin Brandenburg International Willy Brandt (BER) a Schönefeld, anche questo progetto notevolmente dibattuto sarebbe dovuto essere realizzato già nel 2013, ma ancoraoggi il suo collaudo tarda ad arrivare. Un altro oggetto di controversia, che ha suscitato polemiche tra i politici e la comunità, è il progetto Sprea Media-City, che prevede l’insediamento di un centro delle telecomunicazioni e servizi multimediali di circa 30 ettari, localizzato vicino alla stazione di S-bahn. Tuttavia dopo la caduta del muro, una vivace scena della cultura alternativa ha auto-sostenuto e auto-sviluppato la zona lungo la Sprea, ma il Senato di Berlino ha scelto di sviluppare l’area per l’industria mediatica e il suo indotto al fine di raggiungere un livello di competizione e attenzione nazionale ed europeo.