Urbanistica INFORMAZIONI

Transizioni

Nel generale clima di attesa/sospensione il ventilato ritorno alla normalità a tutto come prima si concretizza ogni giorno di più come improbabile, “come era e dove era” non è stato possibile dopo i terremoti e lo è ancora meno dopo un evento di cui non si conoscono la durata, le cure e che coinvolge tutto il pianeta e tutti i suoi abitanti.
Il quadro delle responsabilità che gli urbanisti devono assumere nel pieno e nel percorso per il superamento della crisi sanitaria è profondamente mutato nelle gerarchie e nelle urgenze, ma forse non è mutato negli obiettivi. Oggi serve garantire protezione civile, infrastrutture ospedaliere e sanitarie, servizi essenziali, trasporti sicuri ed efficienti e piattaforme in grado di garantire tutti i servizi on line anche quelli per i quali ancora non ne conosciamo le modalità.
Il governo del territorio inteso come “regolazione” dei rapporti tra pubblico e privato viene messo da parte e le conseguenze economiche del COVID-19, di cui le più evidenti sono già oggi l’accumulo di debiti pubblici e privati, e quelle attese sono l’aumento delle povertà e delle diseguaglianze sociali e territoriali, prefigurano la necessità di costruire una regia pubblica con al centro la gestione delle crisi a cui siamo sottoposti con frequenze sempre più ravvicinate.
In questa situazione che forse potremo definire di transizione una prima riflessione utile (in forma di elenco) è quella di ripensare al modo in cui affrontiamo le politiche di sviluppo urbano e territoriale provando ad identificarle, fornendo risposte non convenzionali, e confrontandoci a partire dalle eredità lasciate dal modello di sviluppo a crescita infinita di cui il cambiamento climatico e le pandemie sanitarie stanno evidenziando le fragilità
1. La difesa del territorio, per difendere anche gli uomini, diventa la prospettiva strategica del Piano e dell’Urbanistica. Solo ripartendo da questa ipotesi gli obiettivi di contenimento del consumo di suolo acquistano un senso, superando così gli sterili tentativi di “misurare” i contributi compensativi (si vedano i cosiddetti piani casa e le difficoltà dei Piani Operativi) con “premi” sempre interpretati nella forma di nuovi volumi che i mercati, anche quelli più dinamici, non sono in grado di assorbire.
2. Lo spazio pubblico, la costruzione e il finanziamento della città pubblica sono state al centro delle politiche urbanistiche, prima con la lotta alla rendita e poi con politiche e pratiche perequative. Nella stagione della quarantena segnata da una assenza di spazio pubblico che si è ritirato/ricostruito nello spazio privato, l’insieme delle dotazioni urbanistiche, a maggior ragione tenendo conto della bassa qualità delle abitazioni, necessita di essere ripensato a partire dalle modalità di accesso ed uso e dal loro rapporto con la forma della città che prefigura relazioni diverse nei territori della metropolitanizzazione, dello sprawl, dei piccoli centri delle aree interne. Sanità, scuola, cultura indicano la necessità di rivedere i modi di accesso ed erogazione dei servizi sia in termini di struttura e localizzazione dei presidi, sia in termini di accessibilità e non pensiamo banalmente al web quanto piuttosto alla riorganizzazione dei distretti, dei punti di eccellenza e della politica dei cosiddetti “tagli” che ha caratterizzato gli ultimi decenni.
3. Il sistema dei trasporti, in primo luogo il trasporto pubblico locale che deve garantire accessibilità e sicurezza di chi deve muoversi, così come il trasporto e la logistica delle merci hanno evidenziato in questa prima gestione della crisi sanitaria almeno tre questioni:
- l’intensità e la frequenza degli spostamenti forse può essere ridisegnata ponendo al centro certamente i servizi essenziali, ma ridisegnando a partire da questi le modalità con cui possono essere erogati;
- l’enfasi sempre posta sulle infrastrutture fisiche di trasporto ha relegato ad un ruolo marginale le piattaforme e le infrastrutture di trasporto dati quali la banda larga, e impedito così il loro sviluppo e accumulato ritardi nel loro uso, conoscenza e nella loro accessibilità che oggi si fatica a recuperare;
- l’accessibilità alle infrastrutture di trasporto rischia di rafforzare i divari che si presentano attraverso una geografia che discrimina in modo nuovo tra centro e periferia, tra sud e nord, perché se da un lato abbiamo sistemi capaci di dare risposte dove si concentra la domanda (anche quando questa è di carattere emergenziale) dall’altra modelli a bassa densità insediativa producono nuove periferie lontane dai servizi vecchi e nuovi.
4. La riduzione degli inquinamenti e il conseguente miglioramento della qualità dell’aria costituisce una delle evidenze della quarantena. La riduzione delle attività ha prodotto certamente un “riposo” per le tensioni a cui sono sottoposti i fattori ambientali (aria, acqua, suolo, biodiversità, ecc.) Si tratta di un segnale che deve fornire indicazioni di governo in termini di controllo delle emissioni, di gestione dei servizi eco sistemici (il ruolo delle aree boscate e delle zone umide in relazione alle concentrazioni metropolitane), di allocazione delle funzioni, di distribuzione insediativa delle persone e delle attività, di rigenerazione di territori e insediamenti nei piccoli centri montani necessari non solo per “fuggire” dai contagi nelle crisi sanitarie.
5. L’armatura amministrativa è stata in questi primi decenni del Duemila sottoposta ad importanti trasformazioni, ricordiamo il Titolo V della Costituzione e la normativa concorrente (tra queste il governo del territorio), la cancellazione delle Provincie, l’istituzione delle Città Metropolitane, la fusione dei piccoli comuni. Non si è risolta la struttura gerarchica e non si sono prodotte Agenzie e sistemi cooperativi con capacità di direzione e orientamento. Sono piuttosto prevalsi comportamenti competitivi incapaci nelle situazioni di stress quali quelle attuali di gestire la complessità in forma di complementarietà e sussidiarietà e il centralismo sembra la sola risposta all’immobilismo caotico o all’impotenza degli amministratori locali senza risorse.
Il Governo del territorio e politiche complesse chiedono politiche e investimenti capaci di essere selettivi e democratici contemporaneamente nella lettura dei fabbisogni e delle opportunità territoriali e sociali agendo sui divari economici, sociali e culturali. Nella transizione si deve sperimentare e le certezze del passato non ci possono bastare.

Data di pubblicazione: 4 aprile 2020