Urbanistica INFORMAZIONI

Spiagge

In Italia ci sono 5.800 spiagge distribuite in circa 3.400 km, dalle pocket beach incastonate tra le scogliere liguri, alle lunghe spiagge del litorale riminese in Adriatico.
Le spiagge naturali in Italia non sono tutte uguali ma differiscono tra loro per tipologia di substrato, pendenza e dimensioni e sono caratterizzate da un delicato equilibrio fisico, ecosistemico ed ecologico molto fragile e unico nel suo genere. A fronte del fatto che sono ben poche in proporzione all’estensione del litorale, il loro habitat è spesso vissuto come spazio da sfruttare e non come risorsa da salvaguardare.
La formazione delle spiagge segue un processo lento e continuo che parte dalle montagne e arriva fino al mare grazie ai fiumi che trasportano le sabbie fino alla foce: da qui le correnti litoranee e le mareggiate le distribuiscono lungo i litorali limitrofi. Il mantenimento di una spiaggia viene garantito da quella riserva naturale che è rappresentata dalle dune costiere, veri e propri ecosistemi che hanno la funzione di compensare il deficit sabbioso generato dalle forti mareggiate.
Tuttavia questo processo risulta ormai compromesso dai continui interventi dell’uomo che, da una parte, sottrae materiale dai fiumi – per destinarlo all’edilizia – riducendo sensibilmente le quantità di sabbie che giungono al mare e, dall’altra, contribuisce all’eliminazione delle dune, causa l’incremento della pressione antropica sui litorali che dagli anni ‘50 ad oggi è in costante aumento.
La zona costiera italiana infatti è caratterizzata da una densità di insediamenti ed attività antropiche molto elevata che si traduce nell’urbanizzazione e conseguente irrigidimento dei litorali; questo determina l’insorgere di una serie di criticità legate ad un sempre crescente consumo di suolo associato da un lato alle attività umane che proliferano sulla retrospiaggia, e dall’altro al fenomeno erosivo che interessa il confine terra-acqua. La perdita di spiaggia è ormai un fenomeno acclarato che determina negli anni l’assottigliamento della fascia costiera e che si traduce in perdita di biodiversità, di aree protette e zone ad alta valenza naturalistica, ma anche di infrastrutture, insediamenti urbani e beni archeologici, nonché di tutte quelle attività economiche legate al turismo e al commercio.
Seppure a livello internazionale e comunitario non si dispone di una normativa specifica in materia di erosione marina e difesa della costa (Linee guida nazionali del Tnec, MATTM-Regioni 2016), vi è il Protocollo sulla Gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo che definisce la gestione integrata come “un processo dinamico per la gestione e l’uso sostenibile delle zone costiere, che tiene conto nello stesso tempo della fragilità degli ecosistemi e dei paesaggi costieri, della diversità delle attività e degli utilizzi, delle loro interazioni, della vocazione marittima di alcuni di essi e del loro impatto sulle componenti marine e terrestri” (Ue 2009).
A livello nazionale il Dlgs n. 152/2006 (“Norme in materia ambientale”) propone attività di difesa e protezione delle coste ma solo attraverso interventi di ripascimento e ricostruzione degli habitat.
Quella del ripascimento è una pratica comune e diffusa ma che spesso ha durata breve (stagionale) con un rapporto costi benefici svantaggioso. Ad oggi però sembra essere l’unica tipologia di intervento soft che possa compensare il deficit di sedimento ma che necessita di un’attenta pianificazione a scala regionale e che invece troppo spesso interessa zone di litorale molto ristrette.
L’estensione delle spiagge in Italia non supera i 120 km2, poco sotto l’estensione dell’intero municipio di Ostia. La distribuzione della superficie rapportata alla lunghezza di costa occupata dalle spiagge non è affatto uniforme tra le varie Regioni; sono quelle del sud e le isole maggiori a costituire oltre due terzi delle spiagge italiane, mentre Regioni come la Liguria o Emilia-Romagna si trovano a dover gestire una risorsa relativamente ridotta. Se si considerano i valori della superficie delle spiagge italiane, le Regioni del sud valgono metà della superficie nazionale e la Calabria da sola vale il 20% del totale. Le spiagge adriatiche, invece, sono generalmente le più profonde, con quelle del Veneto profonde mediamente 67 m e quelle dell’Emilia-Romagna 72 m, circa il triplo dei valori di Liguria (26 m) e Sardegna (22 m): questo dato è significativo per comprendere quanto il sistema spiaggia sia fragile perché rappresenta una fascia molto sottile soggetta a continue fluttuazioni. Le spiagge si muovono e cambiano assetto, possono avanzare o arretrare nell’arco di un anno o di una stagione secondo processi naturali che ne caratterizzano il delicato equilibrio dinamico. Il confine terra-acqua non è mai immobile, ma in costante variazione.
Entro questo scenario risulta difficile ma necessario avviare un processo virtuoso di pianificazione delle attività che coinvolga tutte le amministrazioni competenti al fine di salvaguardare il futuro della risorsa spiaggia.

Riferimenti

MATTM - Regioni (2016), Linee guida per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici [https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio_immagini/Silvia%20Velo/tnec-llgg_nazionali_difesa_della_costa_dallerosione_9nov2016.pdf [https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio_immagini/Silvia%20Velo/tnec-llgg_nazionali_difesa_della_costa_dallerosione_9nov2016.pdf]].
Unione europea (2009), Protocollo sulla Gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo [https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ [https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ]:L:2009:034:0019:0028:IT:PDF].

Data di pubblicazione: 15 agosto 2024