Dopo il numero doppio 287/288 un nuovo numero con al centro l’attenzione al Covid-19. Urbanistica Informazioni continua la riflessione attorno agli effetti diretti e indiretti conseguenti alla pandemia e cerca di farlo considerando congiuntamente le variabili spazio e tempo che costituiscono le dimensioni strutturali del nostro vivere il Pianeta.
Continuiamo ad avere questa attenzione a questo tema perché sembra ineludibile anche da parte di chi sta scrivendo e riflettendo su esiti e politiche distanti nel tempo e nelle pratiche come il Piano Casa, i Porti o la gestione del patrimonio pubblico. Proviamo quindi anche noi a misurarci con le sfide che oggi si pongono con l’occasione di avere risorse economiche (tante) a disposizione.
Un’occasione che impone di spendere bene queste risorse avendo al centro la transizione verde e digitale della nostra economia come parte dell’economia europea; d’altronde questa è la “condizionalità” di cui sono gravati i Fondi.
Come spendere ci rimanda inevitabilmente alla necessità del Piano, a quella prospettiva che solo raramente il nostro Paese si è dotato per governare sia in termini generali (Progetto 80; Piano Generale dei Trasporti della prima metà degli anni ’80; il mai definito Piano Energetico) che territoriali (si faccia riferimento ai Piani Territoriali Regionali e alla fallimentare esperienza della pianificazione di Area Vasta - i Piani Territoriali Provinciali) preferendo la prospettiva di affidare cantieri e risorse a “commissari” o sperando nel project financing e nella sua capacità di selezione opera per opera.
Dare soluzione alle drammatiche condizioni di fragilità territoriale e sociale che caratterizzano il nostro Paese e che lo dividono non solo tra Nord e Sud, tra centri e periferie, tra aree turistiche e zone abbandonate, tra addensamenti metropolitani e desertificazioni demografiche, impongono alla politica, ma anche alla responsabilità dei tecnici, di domandarsi quale Italia vogliamo e di quale assetto abbiamo bisogno per rispondere alle criticità e agli obbiettivi.
Quali strutture può e deve attivare e gestire il Piano: la Conferenza Stato-Regioni come un tavolo di decisioni condivise; un assetto metropolitano (città) capace di attrarre talenti e innovazione e gestire le reti digitali, energetiche e di trasporto superando l’attuale obsolescenza tecnica e geografica esistente; un modello insediativo a consumo di suolo nullo e capace di rigenerare le risorse esistenti fornendo prospettive per rispondere alla domanda abitativa e alla domanda insediativa per le imprese.
Un Piano che a partire dalla difesa del territorio affronti le fragilità idrogeologiche, sismiche e climalteranti e che avendo come obiettivo il superamento delle diseguaglianze socioeconomiche e geografiche disegni nello spazio e nel tempo le azioni e i piani di spesa delle risorse di cui potremo disporre.
Un Piano che preveda Tavoli di confronto e Uffici Tecnici con personale formato e attrezzato capace di avere cento antenne locali e centri di coordinamento regionali.
Di tutto questo non si discute nel Governo, nelle Regioni e tanto meno nei programmi regionali dei Presidenti che vanno al voto.