Urbanistica INFORMAZIONI

Servizi di prossimità

Prossimità (da proximus, superlativo di prope, vicino), vicinanza nello spazio ma anche nel tempo, è parola antica, che ha influenzato la costruzione dell’urbanistica moderna e la conformazione morfologico-insediativa delle città europee.

Molti piani della modernità sono strutturati gerarchicamente sulle figure urbane del quartiere, dell’isolato e delle relazioni con i servizi di prossimità. Esempio paradigmatico è il Piano Cerdà per Barcellona (1860), che sgrana lo spazio urbano sulla base del rapporto fra differenti dimensioni dell’abitare e relativi servizi: il quartiere (25 isolati), il distretto (4 quartieri), il settore (4 distretti), rapportati alla rete essenziale dei servizi (1 scuola ogni quartiere, 1 mercato ogni 4 quartieri, 1 parco urbano ogni 8 quartieri, 1 ospedale ogni 16 quartieri).

Con una lunga storia nobile di progettazione e studi urbani alle spalle, la prossimità, un fiume carsico che l’intreccio fra crisi sanitaria, crisi climatica e fragilità sociali ha riportato in superficie, rappresenta solo apparentemente una novità. Il quartiere come fatto naturale (spontaneous neighborhood), unità urbana organicamente innervata da servizi residenziali e lavorativi raggiungibili in 10 minuti a piedi, assieme all’unità di vicinato (neighborhood unit), hanno rappresentato per lungo tempo le figure urbane, istituzionali e sociali di riferimento, da perseguire con un pianificato decentramento dei servizi e delle attività: il planning by neighborhoods, che lega la prossimità anche alle opportunità di lavoro locali, una sorta di dispositivo progettuale che affronta operativamente la scala umana dell’urbanistica.

La prossimità trova inoltre una nuova e fertile declinazione nelle sperimentazioni del modello urbano policentrico, per il quale la città eguale è quella delle differenze (Biennale dello Spazio Pubblico 2021). Abbiamo quindi ereditato un robusto campo di ricerca e azione che ruota attorno al tema della prossimità, plasticamente rappresentato in Italia dalle realizzazioni dei Quartieri INA Casa, un programma spaziale e sociale che sembrava superato dagli stili e dai ritmi di vita della contemporaneità.

In occasione del cinquantenario del Decreto interministeriale 1444/1968, si è riaccesa la discussione sulla revisione degli standard urbanistici (verde, parcheggi, istruzione, attrezzature collettive), per attualizzare e ampliare il paniere di questi spazi a nuove tipologie di dotazioni, adatte ai nuovi stili di vita contemporanei, in una duplice direzione:

  1. la definizione e realizzazione di un nuovo welfare trasformativo;
  2. il sostegno e la valorizzazione delle ’economie di prossimità’. Nel primo caso si rende necessario lavorare su diverse dimensioni riconoscibili in:

- la sanità e la cura (le case della salute, le strutture sanitarie decentrate previste dal PNRR, con il compito di integrare la prevenzione, la cura, il mutualismo sociale);
- l’istruzione, il tempo libero, la cultura (le scuole aperte, i distretti culturali), le infrastrutture verdi e blu e i servizi ecosistemici, telaio multi-scalare della città contemporanea (i dispositivi territoriali per favorire la transizione ecologica-urbana e mitigare gli effetti del cambiamento climatico);
- la residenza sociale (dotazione e al contem-po presidio, capillare e diffuso sul territorio);
- la multi-modalità del trasporto, lo sharing, la mobilità lenta e attiva nelle sue differenti declinazioni, modalità efficaci per ridurre il traffico in città, ma anche per migliorare il benessere, intrecciando i temi del welfare, della salute, della sicurezza urbana, dell’ambiente, del turismo sostenibile; costruendo in questo modo un telaio interconnesso e ospitale, che definisca nuove trame di paesaggi e spazi pubblici, integrando l’approccio provvisorio, sperimentale e adattivo dell’urbanistica tattica con una dimensione strutturale e regolativa e la trasversalità fra azioni spaziali, politiche e dispositivi temporali degli interventi.

Nel secondo caso si tratta di sostenere e valorizzare le ’economie di prossimità’ localizzate al piede degli edifici (commercio al dettaglio, artigianato di servizio, pubblici esercizi), il ’basamento vitale’, che abilita la quotidianità e di questa si nutre, luogo d’incontro, scambio, interazione, con una attenzione a quelle a forte impatto sociale. Senza la vita urbana nello spazio della strada e dei pedoni viene a mancare il presidio, che rende lo spazio pubblico sicuro, ma anche una delle condizioni che lo configurano come luogo di condivisione, che ci consente di fare esperienza dei luoghi.

Emerge pertanto la necessità di ripensare la prossimità come ricchezza, valore sociale ed economico, come processo inclusivo e partecipato, non una semplice prestazione e nemmeno un modello applicabile acriticamente e ovunque, ma da contestualizzare radicando il disegno allo spazio, alle politiche e alle azioni locali.

Data di pubblicazione: 23 maggio 2022