Urbanistica INFORMAZIONI

Riparte il consumo di suolo: raggiunto il valore più alto degli ultimi 10 anni

Poche settimane fa è stata presentata l’ultima edizione del Rapporto prodotto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” con i risultati relativi al monitoraggio del territorio nazionale riferiti al 2021 (Munafò 2022). I dati mostrano una preoccupante e, per certi versi, inaspettata inversione di tendenza, con il consumo di suolo che tocca il valore più alto degli ultimi 10 anni e sfiora i 70 kmq di nuove coperture artificiali in soli dodici mesi, pari a circa 19 ettari al giorno. Un incremento che rappresenta un’evidente accelerazione rispetto a quanto rilevato nel recente passato, modificando nettamente il trend degli ultimi anni e facendo perdere al nostro Paese 2,2 metri quadrati di suolo ogni secondo.
In un momento in cui si chiude un’altra legislatura ancora senza l’approvazione di una legge per l’arresto del consumo di suolo e per la rigenerazione urbana, nonostante l’ampia e approfondita discussione degli ultimi anni avvenuta sia in Parlamento, sia a livello tecnico-scientifico e istituzionale, le nuove cartografie mostrano chiaramente che le azioni messe in campo non sono sufficienti e che, invece di avvicinarci, ci stiamo allontanando dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 nonostante tutti, almeno a parole, ne siano convinti sostenitori. Il 2030, anno in cui gran parte dei target dell’Agenda dovrebbero essere raggiunti, è ormai alle porte e, con esso, il probabile fallimento degli impegni presi relativi alla trasformazione delle nostre città in insediamenti più inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili e di quelli che puntano, in particolare, ad assicurare che il consumo di suolo non superi la crescita demografica, all’accesso universale a spazi verdi e spazi pubblici, alla riduzione del degrado del territorio e al mantenimento delle funzioni e dei servizi ecosistemici forniti dal suolo.
La consapevolezza dell’importanza e dell’urgenza di fermare il consumo e il degrado del suolo sembrano, comunque, ben consolidati e recentemente questi impegni sono stati fortemente ribaditi a livello comunitario e nazionale con due atti significativi, evidenziando ancora più chiaramente la distanza tra le indicazioni di principio e le azioni effettive messe in atto sul territorio.
Il primo atto è la nuova Strategia dell’Ue per il suolo per il 2030, approvata dalla Commissione alla fine dello scorso anno (Ce 2021) per ribadire come la salute del suolo sia essenziale per conseguire gli obiettivi in materia di clima e di biodiversità del Green Deal europeo. La Strategia definisce un quadro e misure concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile e, oltre a confermare gli obiettivi dell’arresto del consumo di suolo netto a prescindere dalle dinamiche demografiche (entro il 2050) e della “neutralità del degrado del suolo” (entro il 2030), prevede che tutti gli Stati membri stabiliscano (entro il 2023) degli “ambiziosi obiettivi a livello nazionale, regionale e locale” per ridurre il consumo netto di suolo (entro il 2030) e assicurino da subito l’integrazione della “gerarchia del consumo di suolo” nei piani comunali per dare assoluta priorità al riutilizzo di suoli già artificiali e impermeabilizzati, anche “per raggiungere un’economia circolare, includendo il diritto a una partecipazione e consultazione effettive e aperte dei cittadini per la pianificazione dell’uso del territorio e stimolando misure finalizzate a preservare quanto più possibile le funzioni del suolo”. Come si vede, si tratta di azioni concrete con tempistiche stringenti e ben definite che sottolineano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’urgenza della questione e la centralità delle modalità di uso e di trasformazione del suolo e della revisione dei principi e degli strumenti per il governo del territorio per affrontare la crisi ecologica e climatica in atto.
Il secondo atto, in questo caso di livello nazionale, è l’approvazione del Piano per la transizione ecologica - Pte (Cite 2022), che inserisce il contrasto al consumo di suolo tra gli ambiti prioritari che il nostro Paese deve porre alla base del processo di transizione ecologica della nostra economia. L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, ovvero anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile. L’azzeramento del consumo di suolo, secondo il Pte, dovrà avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste, ed è giustamente considerato una misura chiave anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, oltre a confermare la necessità e l’urgenza dell’approvazione della Legge nazionale sul consumo di suolo, già prevista tra le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - PNRR, sono proposte una serie di azioni coordinate, tra cui il potenziamento del sistema di monitoraggio nazionale del suolo e del degrado del territorio a cura del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, integrato con la rilevazione delle destinazioni d’uso e delle previsioni non attuate degli strumenti di pianificazione e del monitoraggio degli interventi di rigenerazione urbana, la realizzazione di una rete di laboratori sul territorio, la realizzazione di interventi di de-impermeabilizzazione, di rinaturalizzazione e di rigenerazione all’interno di una strategia unitaria.
Per raggiungere questi obiettivi sarà comunque indispensabile il ruolo delle Regioni, dei Comuni e delle Città metropolitane, che dovranno pianificare azioni efficaci e definire strumenti utili per tutelare il suolo e le risorse naturali e per rivedere le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati, in un quadro organico e coordinato a livello nazionale. Infatti, come riportato nella Carta nazionale dei principi sull’uso sostenibile del suolo, redatta da Ispra (2021) e dagli Osservatori sul monitoraggio del consumo di suolo e sulla pianificazione sostenibile del territorio di Regioni e Province autonome, per raggiungere l’obiettivo dell’arresto del degrado, del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo è necessario che nelle politiche territoriali si agisca sia nell’ottica di limitare la futura occupazione del suolo, andando ad agire sulle politiche di governo del territorio e, dunque, sulle previsioni di sviluppo dei piani comunali rapportate all’evolversi degli scenari demografici, sia nell’ottica di evitare l’impermeabilizzazione e il consumo di suolo effettivo, sia, infine, nell’ambito di politiche e di piani di settore.
In questo senso, l’intervento sull’esistente ha un’importanza cruciale e più generale anche per raggiungere l’obiettivo di una rigenerazione urbana che possa rappresentare una priorità per ripensare, in direzione di una sempre più necessaria e urgente transizione ecologica, l’assetto del territorio e delle nostre città, che dovranno essere in grado di fronteggiare le pressioni crescenti e le ricadute locali dei cambiamenti globali ormai ineludibili, in primis tutelando tutti gli spazi aperti e i suoli naturali in ambito urbano, che rappresentano un’essenziale, limitata e non rinnovabile risorsa naturale che genera benefici alla collettività, sul piano ecosistemico ma anche sul piano economico e sociale.
Invece oggi, in particolare in queste aree, si assiste a un consumo di suolo crescente a tassi ancora più elevati di quelli, già preoccupanti, registrati a livello nazionale. Solo gli edifici, ad esempio, aumentano costantemente, oltre 1.120 ettari in più in un anno, distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Correre ai ripari sarebbe possibile: si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 kmq di edifici residenziali non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli messe insieme.
Va ricordato, infine, che a livello nazionale, con la recente Legge costituzionale n. 1 del 2022, il Parlamento italiano ha compiuto un’importante innovazione normativa, che introduce due significative modifiche alla Carta costituzionale inserendo, tra i principi fondamentali, la “tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e, tra i diritti e doveri dei cittadini nell’ambito della libera iniziativa economica privata, la previsione di svolgersi “in modo da non arrecare danno alla salute e all’ambiente” e che la stessa iniziativa economica sia indirizzata e coordinata, oltre ai già previsti fini sociali, anche “ai fini ambientali”.
In particolare, questi ultimi rappresentano un comando precettivo che, quindi, va rispettato e fatto rispettare anche in assenza di norme regolatrici della materia. In generale, comunque, queste modifiche dovranno necessariamente indirizzare verso una profonda revisione delle politiche e delle norme di tutela del suolo e di governo dei processi di trasformazione del territorio ai diversi livelli, in una chiara prospettiva di sostenibilità ambientale e di conservazione e ripristino delle risorse naturali, degli ecosistemi e della biodiversità, mettendo al centro l’azzeramento del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo che, evidentemente e insindacabilmente, quando avvengono, arrecano un danno alla salute e all’ambiente quasi sempre irreversibile, assai difficilmente compensabile e, quindi, non giustificabile.
In altri termini, non esiste un consumo di suolo ‘buono’ e un consumo di suolo ‘cattivo’, ovvero non è possibile, in questo caso, che il fine giustifichi il mezzo e che, quindi, legittime esigenze legate a nuovi insediamenti logistici (anche se ‘sostenibili’), a nuove attività produttive (anche se portano lavoro), a nuovi servizi e residenze (anche se ‘sociali’), a nuove infrastrutture (anche se necessarie) e a nuovi impianti di energia (anche se rinnovabili) consumino suolo, arrecando un inequivocabile danno all’ambiente, quando non sono realizzate su aree già edificate o impermeabilizzate.

Riferimenti

Ce - Commissione europea (2021), Strategia dell’UE per il suolo per il 2030. Suoli sani a vantaggio delle persone, degli alimenti, della natura e del clima (Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions - EU Soil Strategy for 2030. Reaping the benefits of healthy soils for people, food, nature and climate), COM/2021/699 final [https://eurlex.
europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52021DC0699].
Cite - Comitato interministeriale per la transizione ecologica (2022), Approvazione del Piano per la transizione ecologica ai sensi dell’art. 57-bis, comma e) e seguenti, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Delibera 8 marzo 2022.
Ispra (2021), Carta nazionale dei principi sull’uso sostenibile del suolo, Report Soil4Life Life GIE/IT/000477.
Munafò M. (a cura di) (2022), Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022, Report Snpa 32/22.

Data di pubblicazione: 14 ottobre 2022