Con Maurizio ci conoscemmo alla Magliana, a metà degli anni ’70. Noi partecipavamo attivamente alle lotte del quartiere per il diritto alla casa e alla città. Maurizio scriveva sul Manifesto e ci veniva a trovare per sapere “come vanno le cose”. Iniziò allora un’amicizia fatta di stima e di impegno comune. Nell’81, rientrati da un periodo negli Stati Uniti, lui a Berkeley, io alla Columbia, ci ritrovammo a discutere e ragionare insieme delle nostre esperienze, di ciò che avevamo capito delle città americane e di ciò che avremmo voluto fare per le nostre. Decidemmo di collaborare alla rivista Urbanistica diretta da Bernardo Secchi. Ne nacquero, qualche tempo dopo, i saggi su “centro e periferia nelle città USA”, poi un numero dedicato a “Roma: la ricerca del Piano” che uscì nel 1986. Non avremmo mai detto che di lì a qualche anno saremmo stati chiamati a svolgerla sul campo, quella ricerca.
Le lotte alla Magliana si conclusero con una vittoria - caso insolito nella seconda metà degli anni ’80 - e noi continuavamo a vederci. Condoni e laissez faire ci sembravano suonare la campana per un’urbanistica davvero riformatrice. Maurizio respirava un’aria diversa nei suoi viaggi in Europa, soprattutto in Spagna. Portava nel dibattito esperienze e speranze che altrove sembravano ben fondate, da noi utopie. Erano boccate di aria fresca.
Quando all’inizio degli anni ’90 il sistema crollò consumato dagli scandali, ci impegnammo insieme per una nuova stagione politica e urbanistica. Non tutto, forse, ma molto sembrava possibile. Avevo incontrato Rutelli e proposi a Maurizio di partecipare al comitato per la sua elezione a Sindaco. Lo fece con la consueta generosità. Preparammo insieme una serie di incontri del candidato Sindaco nelle principali città d’Europa e la guida di Maurizio in Spagna fu preziosa. Grazie a lui e al suo grande amico Jordi Borjas, l’amicizia di Rutelli con il mitico Sindaco di Barcellona, Pasqual Maragall, si rinsaldò: fu preziosa soprattutto nei primi anni della nuova amministrazione romana.
I sette anni durante i quali siamo stati impegnati insieme nella costruzione di una nuova urbanistica per Roma sono stati straordinari. Maurizio ha cominciato a raccontarli, da par suo, con il bel libro “Pensare la città contemporanea, il nuovo piano regolatore di Roma” edito da Laterza. Siamo stati una squadra, capaci di un lavoro davvero collettivo. Maurizio era il centravanti, riconosciuto e stimato da tutti.
E non aveva smesso di battersi. Il suo lavoro di questi ultimi anni per costruire la nuova dimensione metropolitana dell’urbanistica romana, lo dimostra. Il suo slancio cordiale, la sua contagiosa energia, la chiarezza con la quale ha indicato quella dimensione come ineludibile per il futuro restano patrimonio e impegno per noi e per le nuove generazioni.