Vi sono almeno due buone ragioni per continuare col discorso attorno alla ricerca di una giusta dimensione per la pianificazione d’area vasta.
La prima attiene alle origini della disciplina urbanistica in Italia (tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo) ed alle forme ed ai modi attraverso cui è stato effettuato uno sforzo per codificarla e legittimarla. La disciplina urbanistica si afferma in quanto tale, per la sua capacità di riproblematizzare la nuova complessità della questione urbana, componendo in un nuovo quadro teorico e strumentale di tipo comprensivo, i tradizionali e settoriali saperi ottocenteschi e le relative categorie di efficienza e razionalità. La disciplina, dunque, nel suo movimento di ricodificazione come sapere nuovo perché organico nella sua necessaria natura interdisciplinare e sintetica e legittimabile nel consolidamento del proprio ruolo di governo, come strumento del primato dell’interesse pubblico. Tale consolidamento giunge in via definitiva con l’approvazione della legge urbanistica nazionale n. 1150 del 1942 e l’affermazione del piano come strumento di governo per regolare la crescita espansiva della città.
La seconda ragione fa riferimento alla tipica natura di politica pubblica cui ricondurre l’attività della pianificazione. In quanto tale essa è oggetto dell’azione di governo degli attori istituzionali e quindi sottoposta alle rispettive forme organizzative e di interazione dei soggetti istituzionali stessi.
La riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 ha, di fatto, riconosciuto l’urbanistica (e dunque la sua attività operativa, cioè la pianificazione) quale ambito d’azione pubblica direttamente collegata alla materia del governo del territorio cioè a quell’attività che individua poteri, competenze, strumenti e, in ultima analisi, regole di controllo e di indirizzo dello sviluppo e delle trasformazioni territoriali.
Oggi non sembra essersi esaurita l’utilità di un percorso di lavoro che miri a fare chiarezza su che cosa si debba intendere per territorio, nel senso di quali componenti debbano essere prese in considerazione per consentirne una reale forma di governo e, in secondo luogo, su quali siano/possano/debbano essere gli organismi dotati della competenza di governo, quale sia/possa/debba essere il quadro delle competenze loro affidato e quali siano, infine, gli strumenti più efficaci ed idonei per l’esercizio, oggi, di tali competenze.
Ciò assume maggiore rilievo se si pensa al rinnovamento del modello delle autonomie tracciato dalla L. 56/2014 (cd. Delrio), fondato su due soli livelli territoriali di diretta rappresentanza delle rispettive comunità e quindi elettivi di primo grado: le Regioni (perché dotate del potere legislativo) ed i Comuni (perché base fondamentale del principio di sussidiarietà) quali perno della democrazia, della cittadinanza, della responsabilità e del fare. E se si pensa, altresì, al cambiamento dell’assetto istituzionale e territoriale determinato dalle Unioni di Comuni, dalle Città metropolitane e da ciò che resta delle Province è legittimo aspettarsi il potenziale emergere di nuove forme di governance che potrebbero svilupparsi se si praticasse un nuovo modo di pianificare il territorio e le città, con nuovi piani e programmi formati e progettati con il metodo della copianificazione, in cooperazione con gli enti che governano l’area vasta regionale o che sono protagonisti a livello intermedio (la Città metropolitana e le nuove Province) e locale (le Unioni e le Fusioni dei Comuni) di un’innovativa governance di essa, tutta da inventare (e non solo in forme istituzionali) e da sperimentare.
Per il successo di un nuovo modello di governance istituzionale, non sfugge quanto sia importante che la funzione della pianificazione del territorio sappia porsi come una sorta di azione innovativa rispetto a finalità, metodi, procedure e soprattutto rispetto agli strumenti che deve essere in grado di offrire; non trascurando come il nuovo modello di governance possa divenire espressione anche di una nuova domanda di pianificazione, in grado di scardinare lo storico modello gerarchico-verticale. Ciò è praticabile nella misura in cui il concetto di governance si riferisce all’idea di governo quale attività plurisoggetto e multi-scalare, che tiene conto della molteplicità degli attori coinvolti nella gestione del territorio. Praticare forme di governance richiede di mettere in valore il sistema di relazioni che coinvolge organizzazioni, individui ed anche istituzioni e che interviene a definire scelte collettive su funzioni e usi dello spazio a tutte le scale.
Adottare un approccio di questo tipo, richiede l’attivazione di processi di concertazione che, coinvolgendo molteplici attori nella definizione di un progetto di nuova urbanità, promuovano nuove forme di partecipazione civica e responsabile al soddisfacimento di un benessere sociale, economico e ambientale condiviso.
Ragionare attorno a queste potenzialità richiede, infine, di aprire la discussione su forma e strumenti della pianificazione, da affrontare a partire dalla riconsiderazione dei rapporti tra Regione, nuovo ente intermedio (metropolitano o provinciale), Unioni o Fusioni di Comuni ed i rispettivi piani e compiti di pianificazione del territorio. In tal senso, vi sono alcuni ambiti tematici che paiono prioritari per lo sviluppo della discussione e confronto.
Uno riguarda il complesso tema delle Città metropolitane, a partire dalle tre tipologie di pianificazione che la Legge Delrio assegna loro, senza peraltro chiarire con quali strumenti di piano, mentre alle nuove Province viene confermata la sola pianificazione territoriale di coordinamento. Va chiarito il modo in cui relazionarsi e avvalersi delle esperienze e degli strumenti di piano (ovvero dei contenuti) già disponibili e vigenti per l’intero territorio ma, va altresì previsto un mirato nuovo piano redatto dalla neonata Città metropolitana che potrebbe, ad esempio, assumere il profilo di un piano strutturale metropolitano, lasciando ai Comuni competenza e ruolo nella redazione e gestione di piani finalizzati all’operatività, coerenti con la pianificazione strutturale metropolitana. In tal modo si limiterebbe di molto la sottrazione di potestà o sovranità comunale, che costituisce un terreno di confronto-scontro problematico fra i Comuni e l’ente metropolitano. In aggiunta, per la Città metropolitana assume particolare pertinenza l’approccio ed il profilo strategico della pianificazione, soprattutto nella prospettiva della nuova programmazione dei Fondi europei. In un modello di governance così ipotizzato, alla Città metropolitana spetterebbe il compito di redigere la pianificazione configurativa del territorio, di vision ed indirizzo strategico per le politiche e le progettualità, mentre ai Comuni metropolitani spetterebbero i piani operativi e gli strumenti regolativi, conformativi della proprietà, in coerenza ed interazione con i piani della Città metropolitana.
Un secondo, fondamentale ma incerto, ambito tematico è costituito dai territori non metropolitani per i quali il modello di governance della riforma Delrio appare più in difficoltà nell’avviarsi ad una fase operativa. I nodi più urgenti da affrontare sembrano riferirsi, fra gli altri, a temi come la dialettica fra nuove Province elettive di secondo grado e/o le Unioni per la pianificazione territoriale; la gestione delle competenze nuove e di quelle ereditate dalle Province; la formazione di aggregazioni territoriali ed aree omogenee: tutti aspetti fortemente intrecciati con la necessità (o meglio, opportunità) di una nuova pianificazione del territorio vasto e locale.
Su queste ed altre questioni si interroga Urbanistica Informazioni n. 296 a partire dal Focus ‘Area vasta e dimensione intermedia in divenire’ (a cura di Francesca Calace) che documenta la travagliata condizione della pianificazione intermedia in Italia offrendo un articolato insieme di riflessioni non mainstream, di approfondimenti e proposte sul futuro della pianificazione territoriale e sugli assi portanti del suo governo: la sussidiarietà, il pluralismo, la collaborazione, l’autonomia degli enti locali e il decentramento amministrativo, il welfare, l’innovazione tecnologica. Prosegue poi il viaggio attraverso la Biennale Spazio Pubblico 2021 (servizio a cura di Domenico Cecchini e Paola Carobbi) dedicato all’approfondimento di argomenti significativi per gli apporti teorici e operativi emersi sul tema del gioco e del rapporto scuola/città, attraverso l’esposizione degli esiti di alcuni degli incontri e dei dibattiti delle giornate conclusive.
La fenice che risorge dalle proprie ceneri è l’immagine che attraversa il servizio a cura di Domenico Passarelli e del Cdr Inu Calabria (Mosaico Italia) che documenta la ricchezza del patrimonio culturale e ambientale della millenaria storia di un territorio dalla posizione strategica nel bacino del Mediterraneo. Dotazioni, prestazioni, servizi e qualità dell’abitare sono gli spunti della riflessione ed elaborazione proposta dai gruppi di lavoro della Community Ricerche e sperimentazioni nuovi standard, cui fa seguito il prolungamento della discussione sulla programmazione europea 2021-27 a cura della Community Risorse comunitarie per i progetti territoriali.
Il servizio Una finestra su… ci mostra come i recenti fenomeni di urbanizzazione massiccia nella penisola di Izmir/Smirne in Turchia abbiano alterato radicalmente il delicato equilibrio tra la città e il suo paesaggio (servizio curato da Stefano Salata), mentre nello Spazio Giovani vengono restituiti gli esiti di alcune attività promosse dal laboratorio Inu Giovani con i dialoghi di sostenibilità, la Masterclass di Colleferro e una selezione di letture per una cultura urbanistica a partire dai giovani.
Camillo Boano legge e interpreta metodologia ed esiti della ricerca nello spazio e nel progetto territoriale dell’Amazzonia ecuadoriana che Antonio di Campli compie, assieme ad altri, lasciando segni di prospettive dinamiche e insolite, mentre i temi trattati nello Speakers’ corner (da Paolo Foietta) attraversano vent’anni di esternazioni, confronti e scontri sulla linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione.
Andrea Arcidiacono aggiunge una nuova locuzione al repertorio di Significante&Significati, affrontando le molte ambiguità e la molteplicità dei significati che si sovrappongono nel portato definitorio dell’espressione ‘consumo di suolo’.
Pierpaolo Rovero ci sorprende, con apparizioni estemporanee di dettaglio, con un altro quadro di Imagine all the people dedicato ad una Istanbul che ama i suoi gatti, che sono i veri padroni delle strade.