Urbanistica INFORMAZIONI

Prevenzione emergenza ricostruzione

Gli eventi sismici e le emergenze climatiche degli ultimi mesi hanno messo in evidenza, ancora una volta e con violenza efferata la fragilità del nostro Paese.
Le conoscenze scientifiche ed empiriche sono largamente sufficienti per comprendere ed attendere fenomeni di tale natura, ma abbiamo continuato a sperare che le cose potessero andare bene, abbiamo continuato a credere che la priorità fosse gestire il presente senza attrezzarci per quello che sappiamo deve arrivare. Una responsabilità certamente collettiva, ma che oggi deve far assumere a ciascuno: governo, comunità scientifica, amministratori, tecnici e cittadini, le responsabilità necessarie ad avviare una discontinuità incentrata sulla capacità di difendere le persone e il territorio.
Il primo passo in questa direzione consiste nell’affiancare alla gestione dell’emergenza un programma che sappia distendersi nel medio e nel lungo periodo garantendo nel contempo soluzioni temporanee e interventi di messa in sicurezza del territorio delle infrastrutture e degli edifici.
In questo numero di UI dedichiamo uno spazio significativo alla riflessione su cosa significa per gli urbanisti misurarsi con il “rischio sismico” sia nella fase degli aiuti immediati sia nella programmazione della prevenzione. A fianco di questi contributi avviamo una discussione, nella forma dell’intervista, con gli amministratori locali: sindaci ed assessori regionali, per dare concretezza e prospettiva al progetto di Casa Italia.
Rileggendo i titoli dei materiali prodotti dall’INU negli ultimi 20 anni, cito solo il numero di urbanistica 154 uscito la scorsa estate e il documento prodotto in occasione della audizione con il Governo (riportato nelle pagine seguenti) emerge un quadro molto importante che qualifica l’INU come interlocutore esperto e portatore di una visione e di una conoscenza che è mancata nella difesa del territorio nel secolo passato.
La capacità cioè di legare:
- la fragilità del nostro territorio con l’attenzione all’uso delle risorse;
- la fragilità sismica, ma anche idrogeologica con la fragilità demografica e socioeconomica;
- le politiche e azioni di salvaguardia e di difesa del suolo con le politiche per le aree interne, con le politiche fiscali con le politiche di piano;
- il sistema delle conoscenze accumulate in occasione della redazione dei piani strutturali con il sistema delle conoscenze che serve alla ricostruzione e alla prevenzione.
“In Italia il terremoto è una tragedia che non avviene solo durante la violenza del sisma che squassa la terra e smotta le comunità, ma inizia prima nell’assenza di prevenzione e controllo e spesso continua dopo durante la ricostruzione che aggiunge inefficienze al dramma” [1].
Analizzando [2] l’ultima, triste, esperienza dell’Aquila si potrebbero mettere in evidenza tanti errori, reiterati nel tempo (Oliva F., 2014): 1) la inadeguata scelta delle aree su cui realizzare gli edifici prefabbricati che avrebbero dovuto comportare una valutazione dell’assetto urbanistico; 2) la mancanza di un chiaro rapporto tra emergenza e programmazione sviluppato fuori dai canoni della pianificazione urbanistica; 3) una sottovalutazione del ruolo focale che i centri storici avrebbero potuto avere nel restituire senso identitario e ancoraggi spaziali a comunità locali smarrite e in cerca di nuovi radicamenti territoriali.
La lettura della coincidenza geografica tra i confini delle aree della Strategia Nazionale Aree Interne e le aree interessate dai recenti eventi sismici prefigurano uno scenario di sinergie e coerenze possibili “indirizzate ai seguenti obiettivi: aumento del benessere della popolazione locale; aumento della domanda di lavoro e di occupazione; aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale; riduzione dei costi sociali della de-antropizzazione; rafforzamento dei fattori di sviluppo locale; aumento dell’attrattività dell’area” [3].
Gli stessi programmi di prevenzione attiva in corso (art.11 della legge 77/2009; detrazioni fiscali) “otterrebbero maggiore sostenibilità ed efficacia se non si ancorassero solo a politiche edilizie a pioggia ed a priorità in base alla pericolosità espressa dalla classificazione sismica, ma incentivassero anche conoscenze multidisciplinari sul rischio sismico, territorialmente articolate a scala subcomunale, in modo da poter poi sostenere maggiormente gli interventi là dove più necessari” [4].
Il compito che l’INU si è dato (Viviani S., 2016) è quello di lavorare nella complessità della ricostruzione e rendere i passi da compiere più semplici da comprendere e da praticare, distinguendo il breve dal lungo periodo, perché il cambiamento sia efficace e duraturo.
Questo contribuendo alla costruzione di un Programma che individui:
- le politiche urbanistiche per la ricostruzione in modo che gli interventi nei borghi e nei centri storici possano essere attuati legandosi al principio richiesto dagli abitanti: “dov’era com’era”, ma sapendosi adeguare alle identità dei luoghi e ai bisogni in un nuovo rapporto tra economia e sociale;
- il contributo che i piani urbanistici sono in grado di dare alla conoscenza del territorio in termini di difesa del suolo, paesaggio e valori storico-culturali come fattori strategici della ricostruzione;
- le politiche per la rigenerazione da attuare mentre si attua la ricostruzione;
- gli strumenti economico e fiscali.

[1Maurizio Carta, Un new deal per la qualità e la sicurezza del territorio italiano, UI 267/268

[2Francesco Domenico Moccia, Massimo Sargolini, Una strategia per la “ricostruzione delle aree interne danneggiate dal sisma, UI 267/268

[3Francesco Domenico Moccia, Massimo Sargolini, op. cit.

[4Irene Cremonini, Valter Fabietti, Politiche di prevenzione sismica e strumenti di governo del territorio, UI 267/268

Data di pubblicazione: 16 febbraio 2017