La Regione Piemonte è da tempo impegnata sul tema della mobilità cicloturistica. Nel luglio 2015 ha approvato il “Progetto di Rete ciclabile di interesse regionale” in coerenza con il Ptr e con il Documento strategico di indirizzi per la redazione del Piano regionale dei trasporti (Dsptr). Il progetto individua una rete a maglia larga di ciclovie su tutto il territorio regionale, con gli obiettivi di favorire la mobilità lenta per il trasporto quotidiano e per il tempo libero, attraverso un sistema articolato di itinerari, di favorire l’intermodalità, di revisionare le norme tecniche regionali in modo da far convergere le risorse economiche disponibili. La rete si collega ad analoghe infrastrutture di Stati e Regioni confinanti (Eurovelo e Rete Bicitalia) e si propone come opportunità di sviluppo economico ed occupazionale ad impatto zero, attraverso lo sviluppo dell’imprenditoria turistica e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico ed ambientale. Su questa base sono state avviate alcune iniziative.
Nel 2016 la Regione ha aderito al protocollo d’intesa con le Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e il Politecnico di Milano per la realizzazione della ciclovia VENTO (Torino-Venezia) lungo l’asta del Po, per la quale la legge nazionale ha stanziato le risorse necessarie [1]. Inoltre all’inizio del 2017 ha stipulato un Accordo di programma con la Città Metropolitana di Torino e le Province di Vercelli e Novara, con l’adesione degli Enti Parco del Po e della Collina Torinese, del Ticino e del Lago Maggiore, dell’Associazione di irrigazione Ovest ed Est Sesia e della Coutenza Canali Cavour, finalizzato alla realizzazione della Ciclostrada Canale Cavour, opera idraulica che a settembre 2016 ha festeggiato i 150 anni dalla costruzione. Il tracciato (85 km) attraversa il territorio delle risaie del vercellese e novarese con valenze paesaggistiche notevoli ed ha una storica importanza per la zona. La ciclovia, che è parte del Piano del 2015, dispone già di un finanziamento di 2 milioni di euro e di un progetto di fattibilità sviluppato dal Politencio di Torino. I primi chilometri coincideranno con il tracciato di VENTO.
Nel 2015 la Regione, in occasione dell’approvazione del Piano annuale di attuazione degli “Interventi regionali per lo sviluppo, la rivitalizzazione ed il miglioramento qualitativo dei territori turistici” (Lr. 4/2000), stante la carenza di risorse economiche, ha deciso di procederre alla raccolta, attraverso un bando, di studi di fattibilità che consentissero una valutazione preventiva delle proposte sotto il profilo tecnico, economico-finanziazrio, ambientale, amministrativo e procedurale. Il bando forniva Linee guida per la redazione degli Studi di fattibilità, finanziabili con risorse a fondo perduto, per interventi destinati a incrementare i flussi turistici e il loro contributo all’economia regionale, in territori a forte sviluppo tutistico o in declino o che necessitavano di un miglioramento qualitativo. Gli studi dovevano essere presentati da soggetti (Comuni, Province, associazioni, soggetti no-profit) di “area vasta”, ovvero gruppi di almeno 5 comuni o in alternativa aree con almeno 20.000 abitanti. Fra le tipologie di interventi considerate prioritarie particolare rilievo avevano gli interventi di realizzazione, potenziamento e miglioramento dei percorsi ciclabili individuati nel progetto di Rete ciclabili di interesse regionale. Gli studi di fattibilità selezionati riguardano 11 percorsi, alcuni già in parte realizzati o in fase di avanzata progettazione. Ad es. Corona di Delizie, appoggiato al ventennale progetto di Corona Verde nella CMTO, che connette in rete parchi e residenze sabaude attorno a Torino, e affianca alle valenze turistiche ed ambientali quella della valorizzazione di beni storici. Altri percorsi stanno avviandosi a cogliere opportunità di finanziamento europeo: ad es. la Via Francigena progettata dall’Unione Montana Valle Susa potrebbe ottenere finanziamenti dall’Interregg Alcotra, mentre i progetti in Provincia di Novara potrebbero trovare finanziamenti nell’Interreg Italia-Svizzera, e il tratto di via Francigena verso il mare in provincia di Alessandria potrebbe trovare risorse nelle compensazioni previste per la realizzazione del cosiddetto terzo valico ferroviario della linea Genova-Rotterdam. Complessivamente si tratta di quasi 3.000 km di percorsi ciclabili, per un investimento previsto di quasi 137 miliardi, che coinvolgerebbe 78 comuni oltre a due province e a un’Unione di comuni. Uno di questi percorsi – Cherasco-Ceva (la via del Mare) - si svilupperà sul sedime ferroviario della vecchia linea Brà-Ceva dismessa, per la quale è in corso un accordo con le ferrovie. L’utilizzo di ferrovie dismesse non è una novità in Regione: nel 2011, infatti, è stata inaugurata la Via delle Risorgive, percorso ciclabile, oggi della Città Metropolitana di Torino e della Provincia di Cuneo, sul sedime della vecchia ferrovia Airasca-Moretta.
Il tema delle infrastrutture verdi non è un tema recente nel contesto piemontese. Da tempo si è compreso che mantenimento e incremento della qualità degli ecosistemi non hanno solo vantaggi dal punto di vista strettamente ambientale ed ecologico, ma consentono anche un ritorno economico attraverso la gestione dei servizi ecosistemici. A livello nazionale, il tema della remunerazione dei servizi ecosistemici è sancita dall’art. 70 della L. 221/2015, che introduce la possibilità di ricorrere a meccanisimi di carattere negoziale per la remunerazione di una quota del valore aggiunto derivante dalla trasformazione dei servizi ecosistemici e ambientali in prodotti di mercato, ferma restando la salvaguardia nel tempo della funzione collettiva del bene.
Dal 2015 un progetto europeo “AlpES. Alpine Ecosystem Services. Mappatura, conservazione, gestione” [2] è dedicato a questo tema: vi sono incluse come aree pilota il territorio di Corona Verde della CMTO e il lato italiano del Monte Bianco. Il progetto AlpES propone politiche regionali e transnazionali per i servizi ecosistemici alpini, attraverso la definizione di un concetto comune a scala di spazio alpino, la mappatura (webgis) e la valutazione dei servizi ecosistemici e lo sviluppo di strumenti didattici per la diffusione del tema.
Per quanto riguarda le reti ecologiche vale la pena ricordare l’importante ruolo svolto dall’ex Provincia di Torino, oggi CM, che nel 2014 ha elaborato, in collaborazione con ENEA, le Linee Guida per il Sistema del Verde (LGSV) [3], che comprendono in particolare le Linee Guida per la Rete Ecologica (LGRE). Le LGRE individuano la Rete Ecologica Provinciale (REP) e forniscono alle amministrazioni comunali indicazioni generali per contenere il consumo di suolo, incrementare, qualificare e conservare i servizi ecosistemici, con attenzione alla biodiversità e alla promozione di un uso razionale delle risorse naturali. In particolare, la metodologia indicata dalle LGRE identifica la funzione ecologica del territorio a partire dalle diverse tipologie di uso del suolo individuate su base Land Cover Piemonte, ed i criteri per la valutazione, definendo cinque indicatori chiave per la valutazione dello status ecologico e per la costruzine della cosiddettà Carta della strutturalità ecologica del territorio: Naturalità, Rilevanza per la conservazione, Estroversione, Fragilità, Irreversibilità.
Attribuire un significato ecologico e quindi un ruolo ecosistemico al territorio significa passare dalla scala sovralocale alla scala locale. Per questa ragione è fondamentale non limitarsi ad analizzare lo stato della naturalità e della diversità alle diverse scale, ma è necessario dare priorità al perseguimento della coerenza ecologica di tutto il territorio: a partire delle LGRE, infatti, sono state avviate alcune sperimentazioni applicative per la specificazione a livello locale della rete ecologica provinciale, comprensiva di un corpus normativo di riferimento per le amministrazioni locali, in particolare nei Comuni pilota di Bruino, Ivrea e Bollengo, Chieri [4].
Proprio Bruino e Chieri sono poi considerati come casi pilota all’interno del progetto “SAM4CP, Soil Administration Models 4 Community Profit” finanziato dal programma europeo Life+ 2007-2013. Il progetto, a partire dal 2014, propone la definizione di alcuni strumenti per una migliore gestione del suolo in termini di servizi ecosistemici: l’azione si concentra sull’influenza delle trasformazioni del territorio sulle risorse ambientali, al fine di migliorare la capacità delle amministrazioni locali di considerare anche gli effetti delle scelte di pianificazione territoriale [5], simulando scenari di sviluppo ed ottenendo così un quadro degli effetti ambientali del consumo di suolo, nonché la stima dei costi e benefici associabili a diversi scenari di uso del suolo e a politiche di tutela e di indirizzo proprie degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.
A livello locale il tema delle infrastrutture verdi passa anche attraverso la riqualificazione urbana. In particolare a Torino il progetto pilota OrtiAlti [6] Fonderie Ozanam dimostra come la progettazione di un orto sul tetto possa funzionare da dispositivo anche per la rigenerazione urbana. L’ortoalto si trova su uno degli edifici principali di Casa Ozanam (ex stamperia di lamiere SIMBI nata nel 1938) nel cuore di Borgo Vittoria, che oggi ospita numerose attività per gli abitanti del quartiere condotte da associazioni e cooperative sociali. L’ortoalto si sviluppa su 300 mq di tetto, recuperati, grazie alla tecnologia del verde pensile, e alla realizzazione di camminamenti che corrono intorno ai 150 mq di orto, comprensivo di un apiario con alveari per la produzione del miele. Dalla sua inaugurazione a maggio 2016, l’ortoalto si è aperto in varie occasioni pubbliche alla cittadinanza, proponendosi come spazio innovativo, accessibile, per produrre, imparare e socializzare.
[1] VENTO si integra con la rete ciclabile europea Eurovelo (itinerario mediterraneo n. 8) e con la ciclovia del Po e delle Lagune, parte della rete nazionale Bicitalia.
[2] Progetto Alpine Space (2015-2018), http://www.alpine-space.eu/projects/alpes/en/home.
[3] Le LGSV (art. 35 c. 4, NdA Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, PTCP2) si articolano in 3 parti: Linee Guida per la Rete Ecologica (LGRE), Linee Guida per le Mitigazioni e Compensazioni (LGMC) e Linee guida per le Aree Periurbane (LGAP), in corso di definizione.
[4] Cfr.: Variante al Piano Urbanistico di Bruino (art. 31 ter, Lr 56/77) su B.U. n. 31 del 06/08/2015; “Proposta normativa per il recepimento del disegno di rete ecologica al livello locale tra Ivrea e Bollengo” (2014-2015), ricerca nell’ambito della “Misura 323 del PSR 2007-2013”, Gruppo DIST (Politecnico di Torino): Voghera A., Regis D.; “Attività sperimentale di elaborazione partecipata della rete ecologica provinciale”, ricerca DIST in collaborazione con Città Metropolitana ed ENEA; Contratto di Prestazione di servizi tra il Comune di Chieri e DIST relativi a “Rete ecologica locale e Biciplan della città di Chieri”, Gruppo DIST: Voghera A. (Responsabile scientifico), Guarini S., La Riccia L., Negrini G. , Staricco L..
[5] Cfr. Barbieri C. A. (a cura di), 2015, “I servizi ecosistemici del suolo e la pianificazione del territorio. Il progetto Life SAM4CP”, Urbanistica Informazioni, 261-262, pp. 104-120.
[6] OrtiAlti è un progetto (di Elena Carmagnani e Emanuela Saporito) per la realizzazione di orti pensili di comunità, attraverso una metodologia collaborativa che favorisce la partecipazione degli abitanti alla cura e gestione degli orti, costruisce occasioni di inserimento lavorativo e di animazione dei nuovi spazi, innesca nuove micro-economie alla scala del quartiere, grazie alla valorizzazione dei vegetali freschi a “km 0”.