Urbanistica INFORMAZIONI

Pianificazione e prevenzione

L’Italia vive un’epoca di fragilità, non nuova, ma le tecniche che sostengono la conoscenza e la tecnologia che aiuta la comunicazione sono enormemente aumentate, come lo sono la rapidità del susseguirsi degli eventi. I luoghi colpiti sono estesi e diversi, si accendono come fuochi improvvisi sul territorio, lasciano macerie materiali e immateriali. Dobbiamo accettare l’impossibilità di raggiungere uno stato di totale messa in sicurezza. Si possono, invece, configurare condizioni accettabili, esito di opere specifiche e comportamenti rispondenti a princìpi di cautela, responsabilità e prevenzione.
L’INU ha sempre dedicato particolare attenzione al tema e al contributo della pianificazione alla riduzione preventiva del rischio sismico, considerandone la multidisciplinarietà e la multidimensionalità.
È essenziale per la prevenzione offrire un processo maturo e condiviso che riguarda cause del rischio e loro riduzione. A ciò sono funzionali le scelte di organizzazione spaziale e funzionale dei centri urbani, gli interventi mitigativi mirati e sostenibili sul costruito pubblico e privato, la messa a disposizione di un patrimonio conoscitivo urbanistico-edilizio che consenta di progettare ragionevolmente e di ridurre i costi della messa in sicurezza.
Si tratta anche di utilizzare al meglio i patrimoni conoscitivi prodotti e producibili dalle attività di pianificazione territoriale e urbanistica.
La pianificazione è la prima azione di prevenzione, con la quale agire distinguendo il breve dal lungo periodo, perché il cambiamento sia efficace e duraturo. Affrontare le problematiche del rischio richiede l’integrazione tra gli aspetti funzionali, formali e tecnico-scientifici delle questioni ambientali; la visione storica “globale”, l’integrazione tra memoria del passato, coscienza del presente, progetto del futuro; la visione culturale della complessità. Il contrasto alle condizioni di rischio sismico, geomorfologico e idrogeologico richiede l’adozione di politiche, piani e progetti connotati da un approccio adattivo (caso per caso), multiscalare (dalla scala sovracomunale a quella micro locale), multidimensionale e multiattoriale (caratterizzati da elevata integrazione di saperi, competenze e soggetti). Investire sulla pianificazione urbanistica e territoriale permette di attuare contestualmente politiche che si occupano delle relazioni materiali (difesa dei suoli, sicurezza degli edifici, stabilità degli spazi urbani) e di quelle immateriali (culturali, sociali ed economiche).
Si tratta, per le città e i centri abitati, dell’organizzazione spaziale e funzionale dei sistemi che assicurano la qualità urbana e relativi livelli di prestazione; delle necessità di supportare flussi di persone e risorse tra le parti del territorio; dei caratteri dei tessuti edilizi e delle morfologie urbane, a cui si legano forma degli isolati, presenza di spazi aperti, caratteri del sistema viario; dell’attitudine alla generazione di catene di danno; della riconciliazione tra ambienti urbani e condizioni di naturalità. In modo analogo può dirsi per i territori, ove sono rilevanti trame agrarie, vegetazione, morfologie, pratiche d’uso dei suoli a fini produttivi, nuove domande di lavoro e di abitabilità. L’esposizione al rischio è aggravata dalla mancanza di pratiche manutentive ordinarie e da condizioni di utilizzo del territorio che hanno importato modelli urbani nelle campagne.
Le relazioni tra pianificazione urbanistica ordinaria e prevenzione sismica passa attraverso lo studio della vulnerabilità sismica, non solo e non tanto degli edifici singoli o aggregati, ma degli insediamenti urbani e del loro rapporto con il territorio. Perciò un altro legame vitale è quello con il contesto. È importante riconoscere un ambito di interesse complesso (territoriale, ambientale, economico, sociale e paesaggistico), ove sono compresi anche i modelli di uso, le prospettive e le relazioni visive, le pratiche sociali e culturali, i processi economici e le dimensioni intangibili in relazione alla diversità e all’identità, l’accumulo di attività umane che hanno forgiato i caratteri attrattivi, influenzano le nostre percezioni, permettono di ricostruire un futuro.Questo approccio permette di cogliere l’interrelazione tra i valori del patrimonio materiale (case, borghi, città) e quelli del patrimonio immateriale costituito dai valori culturali, affettivi, simbolici, che risiede nell’immagine condivisa del proprio territorio (paesaggio).
Una condizione essenziale è data dalla responsabilizzazione attiva delle comunità nel processo che va dalla progettazione alla gestione. L’identità complessiva, che deve essere oggetto della ricostruzione e delle politiche di prevenzione, comprende le forme fisiche e i contenuti percettivi, permette il radicamento degli abitanti nei territori e favorisce la propensione alla crescita culturale, economica, sociale. Questa identità è uno dei valori principali del patrimonio dell’umanità ed è esposta al pericolo, anche a quello della perdita che può determinarsene nella ricostruzione e nella messa in sicurezza. Si apre il delicato tema delle scelte ricostruttive. Il Paese non ha maturato una cultura solida, passando dalle infauste new towns aquilane alla difesa del dov’era com’era. La ricostruzione è un progetto collettivo, anche di risanamento e di proiezione al futuro, che deve fare i conti con l’aspettativa di stabilità, il sentimento di incertezza, la stratificazione nel tempo dei mutamenti fisici e sociali, la gestione delle differenze.

Data di pubblicazione: 16 febbraio 2017