La lunga crisi finanziaria, economica e sociale è diventata, come sappiamo, crisi immobiliare e ha profondamente inciso a livello territoriale cambiando le condizioni del mercato delle aree e degli edifici e ha modificato le modalità di relazione tra gli interessi pubblici e privati, tutti temi intorno ai quali si è scritto molto sia in termini generali che in riferimento alle specifiche caratterizzazioni locali.
Torniamo sull’argomento perché in questa fase sia in Parlamento che nei Consigli di alcune Regioni stiamo assistendo ad una ripresa dell’attività legislativa in materia di governo del territorio. Legge urbanistica e legge sul consumo di suolo riprendono il loro cammino e sono a diversi gradi di approvazione o elaborazione la Toscana, la Calabria, l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, l’Alto Adige.
Considerando lo stato della pianificazione dall’osservatorio di Urbanistica Informazioni emergono una serie di segnali contraddittori:
in alcune regioni si continuano a fare piani (molti, anche se a volte sembrano dei puri adempimenti burocratici), in altre non si fanno proprio e si sceglie di governare senza piano;
si fanno comunque meno piani e si ha meno fretta di farli;
venuta meno la pressione edilizia per molti Sindaci non c’è ragione di impegnarsi in avventure costose, lunghe e piene di insidie burocratiche e politiche (le giunte nonostante tutto cadono ancora sui piani);
le deroghe al piano stanno diventando la nuova e vera forma di governo del territorio. Il Piano Casa, anche se con esiti lontani da quelli auspicati, in molte Regioni sta per passare da deroga a norma producendo consumo di suolo ed espansione senza qualità e servizi. Le normative di liberalizzazione all’insediamento delle attività commerciali, così come lo sportello unico per le attività produttive, in nome della libera concorrenza e del sostegno alle imprese per contrastare la crisi, aprono la strada ad un modello insediativo “casuale” dove la regola viene data alla proprietà dei terreni e alle capacità di investimento nelle aree più o meno dismesse.
Certamente l’INU non ha nostalgia per i piani che prefigurano e determinano un futuro incerto e spesso improbabile, anche se da molte parti le spinte e le nostalgie per il vecchio PRG che garantiva rendita e certezze sono molte. Il panorama è frammentario e complesso, la lettura che emerge delle molte voci che vanno a comporre Urbanistica Informazioni afferma che serve il piano e serve un piano autorevole e capace di governare la complessità della città contemporanea, la urgente necessità della difesa del territorio, attivare risparmio energetico e contenimento del consumo di suolo, tutelare e valorizzare il paesaggio.
Piano e politiche per affrontare il tema della mobilità, della congestione del traffico e della carenza infrastrutturale nel trasporto pubblico oltre ad affrontare i fabbisogni abitativi e di servizi tuttora non soddisfatti.
Di fronte a questa domanda si riscontra una pratica che è sempre più lontana dal Piano tradizionale, anche dal piano riformato, una pratica che ha a che fare con esperienze sia botton up che top down e che a seconda dei luoghi, delle comunità e delle istituzioni coinvolte propone esperienze e soluzioni che attengono a:
la geografia amministrativa: unioni e fusioni sostenute diversamente dal passato da referendum che trovano il consenso di quasi la totalità dei cittadini; e su un altro versante l’attivismo nel quadro delle nuove dimensioni delle città metropolitane;
progetti di spazio pubblico nel patrimonio dismesso, interventi di rigenerazione urbana negli scali ferroviari, nelle caserme;
sperimentazioni di accordi con riconoscimento di interesse pubblico in piccoli e medi comuni;
la costruzione di alleanze e patti inediti tra territori rurali e metropolitani incentrati sul tema dei servizi tradizionali e delle dotazioni ecologiche;
la frontiera delle infrastrutture verdi e blu come alternativa e complemento alle infrastrutture grigie;
i territori della produzione tra dismissioni, nuovi insediamenti e il ritorno al centro di esperienze innovative.
Progetti e politiche che partono dalla necessità di riconsiderare i nuovi scenari che si vanno a delineare e tra questi in primo luogo:
i profondi cambiamenti climatici e l’urgenza di azioni anche locali per contrastarli;
i processi di metropolitanizzazione, la continua espansione che genera alti consumi di suolo, diseconomie di scala e una progressiva disarticolazione delle funzioni urbane;
la minore disponibilità di fondi per gli investimenti sia da parte pubblica che da parte privata.
Nel quadro della riflessione e riscrittura delle norme statali e regionali UI fornisce una lettura delle criticità in cui sono immersi gli attori che operano sul territorio, in primo luogo i comuni, dove le contraddizioni non sono solo tra i diversi ruoli ma anche nelle azioni che promuovono i singoli attori. Il secondo tema attiene all’intreccio tra la dimensione geografica, socio economica e amministrativa che impone la necessità di pensare allo sviluppo in chiave contemporaneamente globale e locale connessa con la competitività dei sistemi urbani nell’ambito dell’Unione Europea.
Il terzo infine rimanda alla sperimentazione di politiche e piani che sono sempre più distanti dalla forma piano che abbiamo conosciuto:
Tavola e testo delle regole.