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PROGETTO PAESE: una nuova urbanistica per il futuro delle città, tra adattamenti climatici e sociali, innovazioni tecnologiche e nuove geografie istituzionali

il Punto
PROGETTO PAESE: una nuova urbanistica per il futuro delle città, tra adattamenti climatici e sociali, innovazioni tecnologiche e nuove geografie istituzionali
Silvia Viviani

Il secondo millennio si apre con una rinnovata centralità di attenzione sulla città, a fronte della perdita della forma chiusa che l’ha caratterizzata durevolmente e della crescita che è stata oggetto del disegno regolatore dell’urbanistica moderna, applicato prima alla città industriale, poi all’espansione per parti funzionalmente definite; coinvolto in processi scomposti di urbanizzazione per progressiva erosione di suoli e per densificazioni prive di servizi; inefficace di fronte ai ritmi convulsi del boom edilizio degli anni Duemila, che lascia dietro di sé carcasse urbane, arroccamenti burocratici, una babele di linguaggi, una pletora di piani.
La complessità e la multiscalarità degli aspetti da affrontare, la necessità di intervenire sulla città esistente, le ricadute territoriali delle politiche di settore (sociali, infrastrutturali, agricole, abitative, industriali), la distribuzione di competenze in vari e diversi soggetti con una propensione nociva al conflitto interno alla filiera pubblica, la mutevolezza delle condizioni economiche e la variegata composizione della società, l’inefficacia dei piani, soggetti a tempi lunghissimi di formazione e a continue varianti, l’opportunità di integrare i valori ambientali e sociali nei conti economici, un proficuo rapporto fra pubblico e privato svincolato dal baratto finanziario, sono alcuni dei principali aspetti che inducono alla definizione di risposte attente ai contesti e flessibili, all’abbandono di modelli.

Gli ostacoli per la costruzione di futuro sono:
- alchimie burocratiche, che assorbono le migliori energie
- carenza di investimenti politici e culturali
- progressivo dominio degli apparati normativi sul progetto
- arroccamento procedurale difensivo
- riforma mancata: appiattimento del piano sulla mera declinazione dei contenuti di legge
- proliferazione dei centri decisionali
- settorialità
- conflittualità nella filiera pubblica
- inappropriato scambio monetario o edilizio fra pubblico e privato
- mancanza di un linguaggio comune

Alcuni punti fermi si possono elencare:
- chiusura in chiave ecologica dei cicli di uso e riproduzione delle risorse e correlato incremento di valore dei suoli urbani;
- pariteticità degli obiettivi di sviluppo socioeconomico e di qualità ambientale e paesaggistica
- nuovo welfare urbano, ruolo dell’housing sociale nei progetti di riqualificazione degli edifici e delle città e nei processi di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico;
- rilevanza della sperimentazione: dal piano che prevede quanto e cosa, al piano che discute in merito al se e orienta verso il come.

L’Inu lancia un progetto Paese, verso il XXIX Congresso che si terrà a Cagliari alla fine di aprile 2016, per:
- interpretare in chiave di infrastrutture complesse dei patrimoni territoriali da curare e rigenerare;
- generare valore pubblico, attraverso la riforma delle politiche e degli attori pubblici dell’abitare sociale, un investimento maturo e trasparente nel partenariato pubblico privato;
- declinare nuovi standard, anche immateriali, per la funzionalità ecosistemica degli ambienti favorevoli allo svolgimento delle attività umane;
- rinnovare il piano, da groviglio procedurale a racconto consapevole e scenario prospettabile, azione conseguente a politiche integrate, accompagnate dall’allocazione certa delle risorse, prodotte da un’organizzazione efficiente della Pubblica Amministrazione per progetti e non per settori incomunicanti;
- coordinare le scelte necessarie alla semplicità e certezza dei codici di comportamento (apparati legislativi), alla chiara attribuzione di compiti e responsabilità (assetto istituzionale), all’individuazione di ambiti territoriali ottimali per l’erogazione di servizi (geografia amministrativa), all’efficacia degli strumenti (riforma urbanistica), all’integrazione di misure incentivanti (fiscalità);
- investire nelle tecnologie a sostegno della nuova pianificazione. Le nuove tecniche, rese possibili dalle nuove tecnologie, agevolano il raggiungimento di obiettivi molteplici: gestire grandi quantità di dati, analizzare e modellare le informazioni, elaborare modelli conoscitivi, svolgere verifiche quantitative e simulazioni tridimensionali, agevolare la pianificazione partecipata. Il piano si avvia ad essere digitale: un incremento delle funzioni web in modo da andare oltre l’attuale livello di sostegno alla pianificazione già fornito dall’informazione geografica potenziata dalle nuove tecnologie. È la rete delle reti – world wide web – il vero erogatore di servizi.
Per una nuova stagione di buona urbanistica, si tratta di far tesoro dei saperi esperti, dei principi di buon governo, delle capacità di procedere utilizzando metodi e strumenti collaudati riuscendo nel contempo ad apprendere dal nuovo.

Data di pubblicazione: 23 ottobre 2015