Fino all’età di 14 anni ho vissuto a Piotrków Trybunalski, una cittadina della periferia di Łódź, nel centro della Polonia.
Piotrkow è fatta di quartieri popolari, di palazzi squadrati che si elevano dai quattro agli undici piani, tutti rigorosamente in cemento e per tale ragione soprannominati “betonowe szufaldy”, che tradotto letteralmente vuol dire “cassetti di cemento”.
Proprio in virtù del materiale che li compone, i palazzi nascono grigi, ma una ‘libertà non scritta’ ammette che, una volta abitati, i balconi di ciascun appartamento vengano dipinti dai rispettivi inquilini.
La libertà che ciascun abitante ha di poter utilizzare un colore di suo gradimento ha dato vita al caratteristico effetto patchwork/mosaico delle facciate, che a loro volta contrastano con la fredda struttura a blocco dell’intero edificio.
Ancora oggi, in Polonia, nonostante i regolamenti urbani indirizzino all’uniformazione delle facciate, si possono ancora osservare molti di questi ‘parallelepipedi variopinti’ che sono il frutto della libera iniziativa ‘fai da te’ dei cittadini.
Io li ritraggo per nostalgia della mia casa lontana. Sono un ricordo della mia infanzia, di quando andavo con i miei amici sui loro tetti, i nostri veri e propri parchi gioco di allora.
Piotrków appartiene alla raccolta di opere denominata Block, che raccoglie le memorie del paesaggio urbano della mia gioventù.