Cambiano le provincie, si istituiscono le città metropolitane, si associano i comuni. Un nuovo scenario si apre, non solo nella chiave della spendig review, ma nella prospettiva di innovazione del governo del territorio, della pianificazione e progettazione delle città e dei territori.
Le ragioni della riforma sembrano essere prettamente economiche e le modalità di riordino, numero di abitanti e superficie territoriale, molto semplici, come del resto lo sono tutte le azioni di questo governo, ma lo scenario può diventare favorevole se si saprà governare nel prossimo anno il processo di attuazione della Legge 135/2012.
Con il decreto legge del Governo dal primo gennaio le provincie delle regioni a statuto ordinario passano da 86 a 51 comprese le 10 aree metropolitane costruite intorno alle grandi città. L’effetto della riforma non è quello di cancellare le provincie, previste dalla Costituzione, ma di trasformarle da organi rappresentativi eletti con il voto popolare ad enti di secondo grado. I poteri che la legge assegna alle provincie sono tre: pianificazione e coordinamento del territorio; pianificazione dei trasporti pubblici, costruzione e classificazione delle strade provinciali; programmazione della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica delle scuole superiori. L’articolo 18 della legge 135/2012 fa nascere 10 città metropolitane (Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Reggio Calabria) cui sono attribuite, oltre alle funzioni delle provincie:
Se da un lato, come ha già avuto modo di sottolineare l’Inu e come l’emergenza ambientale e le ripetute frane e alluvioni ci ricordano costantemente, le modalità costitutive della nuova geografia amministrativa, riferite semplicemente ad abitanti e superficie territoriale, risultano banali ed affrettate, il governo del territorio in questi anni si è progressivamente ridotto e la pianificazione di area vasta è stata (a giudizio di tutti) il vero punto debole, la vera dimensione mancante nel governo delle emergenze paesaggistiche, ambientali, dei trasporti e non ultimo nel contenimento del consumo di suolo. È mancato l’ambito sul quale progettare il futuro urbanistico, ma anche culturale, economico e sociale della dimensione territoriale sovra comunale.
Il superamento delle provincie così come si sono strutturate negli ultimi quarant’anni e la costruzione delle città metropolitane rompe lo schema dell’amministrazione napoleonica con lo Stato da una parte e dall’altra i Comuni tutti uguali, e costituisce un elemento di modernizzazione e una opportunità per una amministrazione e un governo del territorio diverso. Un governo che contemporaneamente guardi alle competenze confermate alle provincie e attribuite alle città metropolitane completando il ridisegno del territorio in funzione della difesa del suolo, di tutela e promozione del paesaggio e di strutturazione in funzione del salto di scala provocato dalla globalizzazione e dalla domanda di mobilità e comunicazione.
Uno scenario possibile, ma tutto da costruire si può strutturare valorizzando le competenze ora attribuite alle provincie e organizzandole nel ruolo di ente intermedio della pianificazione e finalmente praticando la prospettiva delle Unioni di Comuni proprio nella direzione della miglior organizzazione e accessibilità al sistema dei servizi urbani alle popolazioni e alle imprese.
Una innovazione che a partire dalle “nuove dimensioni” di provincie, città metropolitane e comuni sia indirizzata verso nuove forme e modi di pianificare il territorio e le città valorizzando la copianificazione in cooperazione con gli Enti che governano l’area vasta; cogliendo fino in fondo le potenzialità della distinzione fra piano strutturale e piano operativo, e quelle della perequazione territoriale, intesa come metodo per facilitare scelte in tema di risparmio di suolo e riduzione delle esternalità negative sull’ambiente e il paesaggio, attivando forme positive di intercomunalità nello sviluppo locale.
Si tratta cioè di cogliere, da subito, le potenzialità di fondo di questo passaggio, per una prospettiva in cui sviluppare un’innovazione del governo del territorio, della pianificazione e progettazione delle città e dei territori, della definizione e pratica di nuove politiche dello sviluppo locale, di maggiore efficienza amministrativa ed efficacia per i cittadini e le imprese e dunque anche di competitività e concorso a indispensabili azioni di crescita sostenibile.