Non si credeva, non si sperava, ma il riordino amministrativo di provincie, comuni e città metropolitane è oggi una realtà con cui bisogna misurarsi e fare i conti. Si tratta di uno scenario particolarmente importante per il governo del territorio e per gli urbanisti perché se è vero che la pianificazione territoriale viene confermata come una prerogativa dell’area vasta, restano da definire, ripensare e riarticolare gli strumenti nel quadro delle nuove geografie amministrative e della riscrittura del titolo V della Costituzione con il conseguente varo della riforma urbanistica di principi in attesa dal 1942.
Tutta la legge, sia nella parte relativa alle città metropolitane che in quella relativa alle province e alle Unioni di comuni, è dominata dalla volontà di ridurre la classe politica e i costi della politica, questa giusta esigenza, non deve però ridurre anche la capacità delle istituzioni locali di dare risposte ai livelli territoriali adeguati e coerenti con le necessità dei problemi del Paese.
L’analisi delle funzioni chiarisce il nuovo quadro di riferimento.
Le città metropolitane esercitano le seguenti funzioni fondamentali:
a. adozione e aggiornamento annuale del piano strategico del territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l’ente e i comuni;
b. pianificazione territoriale generale, comprese le comunicazioni, le reti di servizi e delle infrastrutture;
c. gestione dei servizi pubblici di ambito metropolitano;
d. mobilità e viabilità, anche in coerenza con la pianificazione urbanistica comunale;
e. promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale;
f. promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione.
Le provincie , esercitano le seguenti funzioni fondamentali:
a. pianificazione territoriale provinciale di coordinamento e valorizzazione dell’ambiente;
b. pianificazione dei servizi di trasporto, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale;
c. programmazione provinciale della rete scolastica;
d. assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.
Le province esercitano altresì la cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata.
Il riconosciuto peso strategico delle città metropolitane e la ridotta estensione delle competenze delle nuove province fa chiarezza sul ruolo del nuovo ente come ambito della pianificazione di area vasta con specifica attenzione all’ambiente, e nel contempo rafforza le competenze dei comuni e delle unioni di comuni assicurando ad essi una accresciuta operatività.
Siamo quindi in presenza di un nuovo assetto che ridisegna non solo la geografia amministrativa istituzionale del nostro Paese, ma anche ruoli e competenze del governo del territorio che fin qui aveva, nella sua architettura piuttosto che nella pratica, una rigida struttura piramidale. Guardiamo a questo processo certamente con interesse e prospettiva anche perché la vicenda dei piani Provinciali di Coordinamento su cui tutta la cultura urbanistica, compreso l’Inu, aveva investito si è rivelata dopo venti anni dal 1992 un vero fallimento: la pianificazione di area vasta promossa dalle provincie è stata nei migliori dei casi una produzione di “piani di carta”.
A fianco del riordino amministrativo il Governo e il Legislatore sono ora impegnati nella riscrittura del Titolo V della Costituzione e nella definizione della materia concorrente tra Stato e Regioni.
In tema di Governo del Territorio l’assenza di una legge cornice che detti principi fondamentali ha favorito, da parte del legislatore regionale, importanti innovazioni rispetto alla legge 1150 del 1942 nel contempo ha creato però una proliferazione di discipline regionali certamente disarticolata in particolare per quanto riguarda i contenuti dello strumento urbanistico.
Oggi l’eliminazione della potestà concorrente sposta sulla competenza esclusiva statale l’emanazione di norme generali sul governo del territorio, portando all’attenzione l’esigenza di norme certe e chiare in merito: alla tipologia dei piani urbanistici, al regime dei vincoli urbanistici, alle prescrizioni conformative della proprietà e del territorio, alla garanzia delle dotazioni territoriali, alle norme e le misure di salvaguardia, proprio al fine di superare la frammentazione legislativa regionale.
Nuove geografie amministrative, norme certe, ma anche strumenti adeguati alle sfide che la crisi e il futuro ci portano in evidenza: sostenibilità delle forme di sviluppo, efficienza ambientale della città esistente, incremento della capacità di reagire ai cambiamenti climatici, contenimento del consumo dei suoli.
L’urbanistica torna ad assumere un ruolo centrale, nella politica nazionale così come nel governo dell’economia e della società, a questo deve corrispondere un insieme coordinato di azioni per incrementare le risorse finalizzate al cambiamento delle condizioni urbane, in primo luogo: abitazioni sociali, mobilità, reti tecnologiche difesa del suolo e conservazione del paesaggio.