L’INU Istituto Nazionale di Urbanistica, ha messo a disposizione delle Amministrazioni locali abruzzesi ed in particolare del Capoluogo la notevole esperienza maturata dai propri soci (amministratori – professionisti – docenti universitari) nei precedenti eventi sismici che hanno interessato il nostro paese in particolare in quelli dell’Irpinia, del Friuli e dell’Umbria.
A questa offerta del tutto gratuita e volontaristica ma al contempo ai più alti livelli disciplinari, nello spirito dello statuto dell’Ente, non ha fatto seguito nessuna richiesta da parte degli enti locali, né della protezione civile pur essendo da tutti riconosciuta l’assoluta eccezionalità dell’evento che ha praticamente distrutto uno dei più importanti centri storici dell’Italia Centrale.
Oggi, a tre mesi dell’evento, e a fronte di un incerto quadro operativo caratterizzato da un lato da un dirigismo efficentista proprio dell’intervento emergenziale e dall’altro da una disarticolazione dell’attività delle amministrazioni locali configurata da un Decreto Legge costruito sulla base della separatezza delle fasi temporali e delle fonti di spesa, ma anche su quella delle responsabilità e delle competenze dei quattro commissari
l’Istituto Nazionale di Urbanistica
promuove attraverso la diffusione del Manifesto degli Urbanisti italiani una necessaria riflessione sui temi della unitarietà del processo di governo della ricostruzione dell’Aquila.
Questo processo deve ispirarsi a criteri di ragionevolezza condivisa, sostenibilità, coerenza ed in particolare dovranno essere garantiti:
CONOSCENZA, PARTECIPAZIONE, COMUNICAZIONE - La destrutturazione della società locale prodotta dal terremoto può avere una sua compensazione e un suo nuovo asse ordinatore proprio nel sistema della conoscenza. Conoscere cosa è successo, conoscere quello che viene fatto, conoscere quello che ne pensa la cittadinanza.
Costruire il sistema della conoscenza e con esso quello della comunicazione e della partecipazione è il primo impegno anche nella emergenza.
Conoscenza condivisa come patto sociale per la ricostruzione, che conferisca identità e senso ai luoghi ma anche come sistema di indicatori per la Valutazione dei rischi (Vedi anche punto 4 - Qualità della vita).
VISIONE GUIDA – ARMATURA URBANA - Costruire una visione guida attraverso le prassi della conoscenza e della partecipazione alle scelte è il compito primo delle amministrazioni che devono superare la segmentazione imposta dal decreto.
La Visione guida dell’Aquila post terremoto non può derivare dalla sommatoria degli interventi e delle “offerte” che oggi non sempre disinteressatamente si accavallano.
La definizione di un’armatura urbana che superi le storiche insufficienze di quella pre terremoto e che interpreti un ruolo di capitale regionale sinora dimezzato appare un obiettivo sicuramente strategico al quale pervenire rapidamente con una plurilivello governance (vedi punto 5). Su queste armature urbane e territoriali dovrà essere regolato il processo di ricostruzione pubblico e privato attraverso modalità perequative ed eventuali premialità all’innovazione.
Saranno le nuove centralità a definire il ruolo ma anche la dimensione della nuova Aquila.
CENTRO STORICO - Il centro storico dell’Aquila, di notevolissima estensione (oltre 160 ha) era prima del terremoto abitato da circa 7.000 residenti e da oltre 8.000 studenti proponendosi piuttosto come un campus universitario diffuso. In questo ambiente denso di monumenti di assoluto valore ma caratterizzato anche da un particolarissimo tessuto urbano il cui valore ambientale era costituito dall’impianto ortogonale della lottizzazione angioina “modificato” da una stratificazione accellerata da precedenti terremoti, sono presenti oltre 800 attività commerciali e moltissimi studi professionali oltre alle sedi di rappresentanza delle amministrazioni e di numerosi enti.
Questo impianto urbano complesso e al contempo fragile non può essere “perimetrato” con i meccanismi del Decreto e delle Ordinanze. Si tratta di interpretare i temi simbolici e identitari (conferimento di senso) ma anche quello delle interazioni sociali che governavano questo processo.
La garanzia per i cittadini e gli utenti della città storica di “partecipare” alla ricostruzione passa attraverso una chiarezza della modalità di intervento (costituzione di laboratori di “quarto”) evitando lo stravolgimento dei quadri proprietari che costituiscono le matrici delle strutture sociali.
Si propone di definire con uno specifico testo legislativo anche regionale le modalità di intervento nei tessuti storici della città e del comitatus, individuando al contempo ulteriori risorse anche comunitarie.
QUALITÀ DELLA VITA - La ricostituzione dell’Ambiente Urbano (non solo quello della città storica) impegna un sistema urbano complesso che si estende per circa 10 km inglobando nuclei storici, tessuti consolidati, parti di città in formazione, aree dimesse e notevoli parti residuali di una naturalità che partecipa dei parchi naturali del Gran sasso e del Velino Sirente. In questo sistema si sono già oggi inseriti elementi di forte impatto paesaggistico ambientale quali gli insediamenti delle C.A.S.E. che alterano sia gli equilibri dei centri minori ai quali sono stati “sovrapposti” sia quelli delle aree agricoli che hanno investito.
Le stesse deliberazioni comunali relative alla “liberalizzazione” degli interventi privati emergenziali rappresentano una pesantissima compromissione del territorio in quanto autorizzati anche in deroga ai vincoli paesaggistici e ambientali. Così come la pressione che la leva fondiaria rappresenta sempre nel dopo terremoto in presenza di strumenti urbanistici superati (PRG 75) o inefficaci (PS 2004), rischia di compromettere pesantemente l’intero sistema ambientale interrompendo la continuità vegetazionale e consumando suolo con uno sprowl di iniziative.
Rispetto a questo appare indispensabile definire in coerenza con le iniziative regionali (DdL Norme di Governo del territorio, nuovi Piani Paesaggistici Regionali) un quadro conoscitivo condiviso da assumere a base delle scelte nel breve periodo.
GOVERNANCE PLURILIVELLO - L’intero processo deve assumere la governance plurilivello come modalità decisionale attuando nei fatti il superamento dello “spezzatino” prefigurato dal Decreto.
La Governance si potrà sostanziare in “luoghi” di interazione e in particolare dovrà fornire anche con provvedimenti specifici (leggi regionali) quello che manca nel quadro sino ad oggi prefigurato come è avvenuto nella esperienza del Friuli.
I suoi primi impegni saranno la definizione di:
Una Legge sulla città storica.
Criteri omogenei per la valutazione del danno ed un prezziario condiviso anche dall’utenza.
Nuovi strumenti per il partenariato pubblico privato.
Una struttura di controllo e monitoraggio dei processi.