Con il XXIX Congresso, l’INU ha rinnovato volontà e capacità di promuovere l’aggregazione, la messa a sistema delle conoscenze e delle proposte, il coinvolgimento dei tanti soggetti in grado di fornire esperienza, sia di metodo che di contenuti, per integrare la sostenibilità ambientale, economica e sociale nelle politiche urbanistiche.
Sulle traiettorie aperte nel Congresso ci muoveremo per mettere a punto ipotesi operative per mantenere, generare e integrare in modo equilibrato le funzioni sociali, economiche, culturali, i diritti da garantire nella trasformazione della città, secondo appropriatezza ai contesti urbani, sulla base di una corretta conoscenza delle condizioni di stato e di rischio, per informare e formare la cittadinanza, qualificare le competenze necessarie e sostenere le economie e le filiere locali, e infine, ma non per ultimo, per declinare i nuovi standard di funzionalità eco-sistemica degli ambienti urbani. E’ un percorso lungo il quale sarà possibile dimostrare concretamente l’utilità sociale dell’urbanistica, una progettualità esperta al servizio del cittadino e delle forme democratiche della convivenza. Vi è compreso un programma intenso di formazione, sia tecnica che politica.
Dopo il viaggio e il racconto è giunto il momento della raccolta delle idee e delle riflessioni, accompagnata da sperimentazioni concrete. Su di esse si potrà convergere per imprimere una diversa e più efficiente progettualità da parte della sfera pubblica nelle azioni di trasformazione urbana. Siamo convinti che le città potranno essere motori di sviluppo se e per quanto il governo pubblico saprà generare progetti, garantire diritti, stimolare investimenti, controllare la qualità. Vi sarà indispensabile superare una capacità di spesa ancora limitata e ottenere coesione nella filiera pubblica, per la convergenza nell’attuazione di politiche pubbliche integrate. Vi s’incardina la nuova urbanistica, funzionale a città adattive, sane e sicure, favorevoli allo scambio dei capitali sociali e alle capacità di impresa, che ha per riferimento alcuni potenziali rilevanti della contemporaneità:
le città possono dare un contributo fondamentale al cambiamento dell’attuale modello economico e sociale verso lo sviluppo sostenibile riassunto nei Sustainable Developments Goals dell’Agenda dell’ONU 2030, alla quale ha aderito anche l’Italia;
le città sono luoghi di accesso ai servizi materiali e immateriali e sono inserite in una dinamica che va oltre la scala locale;
i sistemi urbani e territoriali possono evolvere come piattaforme per offrire una gamma di opportunità di investimento, in cui la creazione di reddito e di occupazione si deve misurare con problemi di congestione, inquinamento, rischio, convivenza multietnica;
sta maturando un concreto e innovativo smart planning, neologismo internazionale che costituisce uno spunto di riflessione multidisciplinare proposto dalla UE;
la tecnologia digitale sta modificando radicalmente la produzione e lo scambio di servizi nei campi del turismo, della mobilità, del welfare, della progettazione, dei servizi alle imprese, della logistica urbana;
l’utilizzo dei big data e di software a elevato contenuto organizzativo e di sociabilità (componenti cognitive della sharing economy) fanno ritenere che la struttura insediativa potrà essere meno rigida e più agilmente utilizzabile;
la produzione si sta modificando sulla base di nuove forme di cooperazione, con la diffusione di pratiche di agricoltura urbana e di economia circolare;
le misure concernenti il rinnovamento materiale urbano vanno coniugate con misure intese a promuovere l’istruzione, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale. Intense collaborazioni tra cittadini, società civile, economia locale e i diversi livelli amministrativi costituiscono un prerequisito di tale processo. Si deve insistere, dunque, nel collegare i processi e le azioni materiali e immateriali, affinché i luoghi urbani rigenerati siano anche collettori di flussi;
la necessità di operare la trasformazione insediativa all’interno dell’impronta urbana già formata, senza consumo di ulteriore suolo, è lo scopo urbanistico di processi e politiche che investono tanto la sfera pubblica quanto quella privata. In tale quadro, assume un diverso paradigma anche l’intervento sulla città storica, nella consapevolezza che i nostri centri sono una peculiarità italiana dentro una peculiarità europea e che non è facile rivitalizzare il cuore antico delle città italiane in chiave smart.
Vi sono, oltre alle azioni di adattamento climatico e agli standard di cui si è già parlato e che dovranno essere concretamente definiti, tre questioni che assumono una rinnovata e diversa centralità nei progetti urbanistici: l’accessibilità, l’abitare, la mobilità.
La ridefinizione delle barriere urbane è il mezzo per invertire le condizioni frequentemente inaccessibili degli usi - non solo degli spazi, collettivi e privati - che rendono le città ostili, invece che amiche delle persone. Un approccio olistico e innovativo, come quello dell’Universal Design e del Design For All, costituisce una sfida creativa ed etica per ogni attore nel processo creativo della re-invenzione urbana, sia esso progettista, imprenditore, amministratore pubblico o leader politico.
L’abitare, a sua volta, costituisce un’opportunità per la riabilitazione fisica e sociale delle città. Guardare alla residenza in termini di servizi abitativi può rappresentare uno strumento per ridisegnare la mappa e i ruoli delle città, dei cittadini, degli attori e, fra di loro, dei nuovi gestori sociali.
Quanto alla mobilità, essa è fattore determinante per raggiungere la sostenibilità ambientale, economica, sociale in forma integrata e multiscalare, incidendo sui comportamenti, con effetti di lunga durata e impatti misurabili.
Infine, si riaccende l’attenzione su un tema caro agli architetti e agli urbanisti che non scindono ricerca disciplinare e pratica esperta: quello della rappresentazione, uno degli attrezzi nella cassetta a nostra disposizione. La rappresentazione costituisce una componente non banale del progetto, sia per quanto attiene gli aspetti tecnici che per quelli politici. Per i primi, la sistematizzazione dei contenuti soddisfa esigenze redazionali, di composizione delle conoscenze, di racconto e interpretazione degli stati attuali e di progetto, di valutazione e controllo di coerenza, di regolazione ed efficacia normativa, di aggiornamento, riproducibilità, comunicazione. Non vi sono estranee questioni attinenti la cultura, la deontologia, l’importanza etica dell’esempio da parte del pianificatore. Per quanto riguarda la sfera politica, la rappresentazione è ingrediente necessario della discussione, della formazione del consenso, dell’accessibilità e della partecipazione; un aiuto al “prendere parte” a un determinato atto o processo, ed “essere parte” di un organismo, di un gruppo, di una comunità.