Urbanistica INFORMAZIONI

Liverpool Vision: politiche, pratiche, progetti

La rinascita di Liverpool è iniziata oltre vent’anni fa. La profonda crisi economica che ha colpito molte città inglesi a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo colpisce qui più gravemente che altrove, portando alla chiusura di numerose fabbriche e alla conseguente perdita di moltissimi posti di lavoro. La fiorente città che prima della guerra era arrivata ad avere quasi un milione di abitanti, divenne una shrinking city, con una popolazione in forte diminuzione fino ai giorni nostri.
A partire dagli anni Settanta-Ottanta, si stimolò l’investimento dei privati, per i primi significativi flagship projects: il Garden Festival del 1984, il restauro dell’Albert Dock, lo storico complesso di magazzini portuali da allora principale landmark della città; l’insediamento residenziale di Great George St. nel recinto della Cattedrale Anglicana; il Wavertree Technology Park, etc.
Con la designazione del Merseyside a regione Obiettivo 1 per l’Unione Europea per i fondi strutturali del periodo 1993-99 e di nuovo del periodo 2000-06, Liverpool ha potuto beneficiare di risorse per le operazioni di rigenerazione avviate. Per gestire la trasformazione, Liverpool Vision, la prima Urban Regeneration Company del Regno Unito fondata nel 1999, elabora nel 2000 lo Strategic Regeneration Framework, un piano strategico processuale, che evolve con la città (con durata ventennale), che consente alla città di ri-progettare sostanzialmente parti problematiche del centro cittadino, promuovendo strategicamente la nuova immagine della città: l’idea della Capitale Europea della Cultura 2008 nasce con questo documento, come appuntamento d’eccezione per la ricostruzione dell’identità cittadina.
Nel 2004 avviene inoltre l’assegnazione al waterfront della città dello status di UNESCO World Heritage Site, in quanto testimonianza di porto commerciale dei tempi della grande flotta mercantile britannica. Il primo passo è, dunque, la riprogettazione del Pier Head, storico molo dominato da tre grandi edifici storici vittoriani, the Three Graces, a cui viene affiancato il progetto del Liverpool Museum, una Quarta Grazia, dalla forma fluida, come un cannocchiale puntato dalla città verso il mondo esterno. Il progetto del waterfront si qualifica per una grande attenzione allo spazio aperto pubblico, con la realizzazione di promenade pedonali, con rivestimenti e arredi in pietra locale, che collegano fra loro gli antichi magazzini portuali recuperati, e pezzi di architettura contemporanea.
La rigenerazione si è, quindi, diffusa nelle aree retro-portuali, il nuovo Retail Core, concepito intorno al sovradimensionato centro commerciale Liverpool One, come icona post-moderna in luogo degli antichi magazzini e strutture portuali, simbolo della city of consumption che soppianta la city of production, fino ai creative clusters Ropewalks e Baltic Triangle. In particolare, a Ropewalks la cura del verde, delle pavimentazioni, dell’arredo urbano e l’arte urbana come chiave interpretativa dei luoghi, unite ad alcune significative aggiunte di attrezzature per lo sviluppo e la fruizione dell’arte contemporanea, si sono inserite in un processo di rigenerazione di quest’area che è oggi fra le più vive della città.
L’esperimento Ropewalks ha seguito la strada tracciata da altri cultural quarters cittadini (il Georgian Quarter durante gli anni Sessanta; l’area di Matthew Street/Whitechapel, il quartiere del locale "Cavern" dei Beatles durante gli anni Ottanta), innestandosi su di un pre-esistente cluster di creatività interno all’area, costituente la prima ondata di gentrification, stimolato proprio dall’abbondante disponibilità di edifici dismessi e abbandonati, dalla posizione centrale, ma sufficientemente riparata, dal fascino dell’archeologia industriale.
L’amministrazione ha cercato di attrarre, poi, l’investimento di attori intelligenti, nel tentativo di replicare sempre più il fenomeno venutosi a costituire spontaneamente. Ad un certo punto però si è iniziato a svendere il patrimonio di edificato, per necessità di far cassa e perché gli edifici sono troppo malandati per essere riqualificati esclusivamente a spese pubbliche. Il quartiere è così diventato una proliferazione di luoghi di ristoro e negozi simbolo della globalizzazione, attraverso successive ondate di gentrification, che gli donano l’aspetto di un quartiere vetrina.
L’intervento su Ropewalks costituisce inoltre una ricucitura urbana con gli ordinati quartieri residenziali vittoriani e georgiani e con le aree verdi del campus universitario. Nell’area di Hope Street, l’asse che connette le due grandi cattedrali della città, quella Anglicana di inizio secolo e quella Cattolica più moderna, l’amministrazione ha approntato una strategia che prevede l’implementazione del carattere di quartiere della cultura e della conoscenza.
Due documenti, il Knowledge Quarter Prospectus e il Green Infrastructure Plan, sono stati pubblicati per la realizzazione di una rete di percorsi sostenibili fra le attrezzature già esistenti (le cattedrali, l’ex-chiesa di St. Luke, la Filarmonica, l’Università, il Liverpool Institute for Performing Arts, etc.), accanto alla messa a sistema di nuovi spazi per la fruizione diversificata del public realm.

Più a Nord, sono state riprogettate le direttrici di entrata al cuore cittadino: Edge Lane, la riqualificazione della stazione centrale, Lime Street, il quartiere residenziale di Kensigton, etc. Tutti questi interventi, parallelamente a quelli sul waterfront, hanno riguardato la sistemazione del volto “esterno” della città, dei suoi luoghi iconici e landmark, la prima impressione della città sui visitatori.
Ma questi stessi interventi hanno anche mutato profondamente le aree residenziali contermini al nuovo centro cittadino, riprogettate per attrarre una nuova classe creativa. Creating neighbourhoods for the future è stato lo slogan di New Heartlands, programma governativo per la rinascita del mercato immobiliare, che, decostruito nel 2011, ha portato avanti nell’arco di sette anni la rigenerazione di molte aree. Le aree residenziali in declino sono state espropriate per costruire nuove residenze, di migliore qualità e, quindi, più costose. In molti casi vi sono state aperte occasioni di dissenso tra City Council e i cittadini che hanno perso sia la casa sia la possibilità di permettersene una nuova nella stessa area.
Questo modello di aggressive entrepeneurialism, per usare le parole di Paul Jones, non è ancora terminato. I progetti attualmente più importanti per la città di Liverpool riguardano, infatti, la realizzazione di un nuovo grande complesso di uffici e residenze, Liverpool Waters, estensione del waterfront a Nord, che oltre a compromettere la permanenza nella lista Unesco della città di Liverpool, si configura come un paradigma di progettazione old style, dove l’interesse privato guida in maniera sproporzionata una trasformazione altamente insostenibile in una shrinking city, proponendo di fatto il raddoppio dello stock abitativo attuale, già ampiamente invenduto.

Data di pubblicazione: 29 ottobre 2013