Nei giorni in cui questo numero di Urbanistica Informazioni sarà distribuito ai lettori il ciclo di iniziative dedicate ai primi 90 anni dell’Inu, dopo aver subito un significativo slittamento a causa della pandemia, giungerà finalmente alla sua fase conclusiva. Il 23 novembre 2021 verrà inaugurata a Roma, negli spazi del MAXXI, la prima Mostra dedicata integralmente alla storia dell’Inu, che potrà essere visitata fino al 18 dicembre, e che ospiterà un fitto programma di incontri e seminari di studio tra cui un Convegno internazionale (16 dicembre) sul ruolo svolto dall’Istituto e su come la comunità scientifica abbia percepito il contributo offerto dall’Inu all’evoluzione della disciplina urbanistica europea.
Dopo l’esaurimento del ciclo di iniziative programmate – che hanno visto tra l’altro l’organizzazione di numerosi incontri a distanza e di dibattiti pubblici, la ricomposizione della ’Linea del tempo’ con la ricostruzione dei principali eventi che hanno caratterizzato il susseguirsi delle vicende dell’Inu e la produzione di un docufilm – il 2022 sarà dedicato a raccogliere e sistematizzare i principali contributi che sono stati presentati nell’ambito di INU90. In questa nuova fase sarà sempre Patrizia Gabellini a guidare il Comitato scientifico nella sistematizzazione di un vasto materiale e vedrà, oltre alla pubblicazione di un numero speciale di Urbanistica e alla cura di alcuni testi a carattere monografico, anche il trasferimento su piattaforma web dell’insieme della produzione scientifica e culturale che è stata raccolta, e che potrà essere consultata e arricchita in futuro da nuove generazioni di studiosi ed urbanisti.
Nel tentare una valutazione di insieme delle iniziative che hanno ruotato intorno a INU90 si avverte immediatamente la consapevolezza del grande impegno che è stato profuso da un folto gruppo di membri dell’Inu e di esperti (che ovviamente ringrazio di cuore), e subito dopo l’orgoglio di rappresentare un Istituto che oggi, non diversamente da quanto è avvenuto in altri momenti cruciali del nostro passato, ha saputo offrire il suo contributo appassionato, critico e disinteressato.
Riprendendo quanto ho avuto modo di affermare nell’Assemblea Nazionale dell’Inu dello scorso settembre, sono convinto che l’obiettivo più generale di operare un consolidamento del prestigio e della autorevolezza dell’urbanistica e, più in particolare, dell’Istituto sia stato sostanzialmente raggiunto, e che il tentativo di collegare sempre più strettamente il passato al futuro, che abbiamo sperimentato in questi mesi, possa fornirci utili suggestioni quando cercheremo di affrontare le nuove sfide del cambiamento.
Ma c’è una seconda questione che emerge con urgenza dai materiali e dalle riflessioni che abbiamo raccolto in questi mesi, e riguarda la necessità di considerare la nostra storia (e ovviamente non solo quella dell’Inu) non come un flusso lineare e omogeneo di avvenimenti, ma piuttosto come un processo temporale nel quale si susseguono incessantemente percorsi uniformi e momenti di svolta, e in cui questi ultimi costituiscono altrettante opportunità per mettere in discussione delle convinzioni che abbiamo troppo a lungo alimentate.
Nel riproporre i materiali e i documenti che raccontano la presenza di una siffatta scansione temporale nella storia dell’Inu è facile accorgersi che il drammatico passaggio dall’urbanistica di regime alla rifondazione disciplinare degli anni della ricostruzione, oppure l’intensa crisi di rappresentanza segnalata dal Congresso di Napoli, mai celebrato, del 1968, o ancora la svolta degli anni Novanta, con l’emergere di tensioni non ricomponibili nel dibattito interno dell’Istituto rappresentano altrettanti momenti di discontinuità che la riflessione storica può aiutarci ad analizzare ma che nella riflessione di questi giorni abbiamo la possibilità di ricomporre o, comunque, di rielaborare.
Se dunque abbandoniamo la versione rassicurante di una narrazione coesa e omogenea, e preferiamo parlare di una storia plurale dell’Istituto, avremo la possibilità di attualizzare e valorizzare la discussione interna che ha sempre animato l’Inu e che nella riflessione di questi mesi abbiamo etichettato con la formula dell’ “Urbanistica duale”.
Utilizzando tale schema abbiamo potuto compiere un’operazione forse un po’ spericolata, ma efficace, di rivitalizzazione dei confronti a distanza tra Adriano Olivetti e Bruno Zevi (che io stesso ho coordinato), tra Luigi Piccinnato e Giovanni Astengo (coordinatore Giuseppe De Luca), tra Vittoria Calzolari e Attilia Peano (coordinatrice Paola Di Biagi), tra Giuseppe Campos Venuti e Bernardo Secchi (coordinatrice Patrizia Gabellini) e tra Edoardo Salzano e Edoardo Detti (coodinatore Giulio Ernesti).
Si deve a queste iniziative, e più in generale alla decisione di rifuggire da una visione ‘celebrativa’ dell’anniversario che avevamo scelto di ricordare, se l’ipotesi di puntare su una larga comunicazione della storia (delle storie) dell’Inu potrà aiutarci a stabilire un utile confronto tra quanto è avvenuto negli anni del Piano Marshall, o durante i prolungati e infruttuosi tentativi di riforma urbanistica a cui abbiamo offerto il nostro contributo, e lo scenario che si sta delineando in questi mesi in relazione alla formulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o alla elaborazione di una nuova Legge di principi sul governo del territorio.