Urbanistica INFORMAZIONI

La Biennale dello spazio pubblico

Siamo da tempo testimoni di trasformazioni che modificano radicalmente il panorama urbano, che alterano nei fatti quel delicato equilibrio tra spazi pubblici e spazi privati, tra residenze e servizi collettivi, tra città privata e città pubblica che costituisce a nostro avviso l’essenza del fare urbanistica.
Assistiamo a processi di trasformazione urbana che quotidianamente ci costringono a nuove riletture e a rivedere quei saperi tecnici e professionali ai quali eravamo abituati. Poco più di quaranta anni fa, nel 1968, il decreto sugli standard urbanistici definì la dotazione minima, per ogni abitante insediato, “di spazi pubblici o riservati ad attività collettive, a verde o a parcheggi”. Una norma importante che indicava la quantità di beni collettivi garantiti dallo Stato, e che divenne la bandiera di tante battaglie per una città pubblica migliore. _ Tuttavia da tempo sappiamo che non è più sufficiente a garantire sia l’effettiva dotazione sia la qualità di questi stessi beni. Quali attività collettive e spazi pubblici sono oggi prioritari? Qual’è il valore d’uso e quali sono le condizioni fisiche degli spazi pubblici esistenti? Come si ottengono davvero qualità e sostenibilità urbana ? Nel corso degli ultimi 40 anni si sono registrate molte trasformazioni sociali ( invecchiamento, immigrazione, nuove abitudini e stili di vita) che hanno modificato la domanda sociale e reso obsolete alcune strutture (si pensi a quante scuole medie sono state abbandonate negli ultimi anni). Quanto agli spazi pubblici effettivamente realizzati e ai servizi annessi la loro effettiva manutenzione è stata ridotta molto a causa delle difficoltà economiche delle amministrazioni locali.
Nel corso di qualche decennio si è verificato un totale rovesciamento dei ruoli tra pedone ed automobile, con una netta prevalenza di quest’ultima nell’occupazione dello spazio urbano e nelle abitudini sociali. Assistiamo a fenomeni quali la vera e propria “vetrinizzazione” dei centri storici; al degrado degli spazi comuni e all’inadeguata dotazione di servizi nei quartieri di edilizia pubblica, anche per impostazioni progettuali che a distanza di tempo mostrano evidenti difetti di valutazione spaziale e sociale. I cosiddetti “non luoghi” o “super luoghi” funzionano da potenti attrattori nei vasti territori metropolitani della dispersione insediativa, ma sono chiusi in sè stessi e affermano perentoriamente la loro estraneità al territorio circostante.
Lo spazio pubblico come elemento strutturante del tessuto urbano, elemento di connessione tra vita privata e vita pubblica, luogo di formazione della coscienza civile, è sempre più offuscato, in sintonia con un offuscamento del concetto più generale di spazio pubblico, avversato da un diffuso individualismo e antistatalismo.
Per questi motivi è nata la volontà di organizzare un evento pubblico che aspira ad aprire una più vasta attività di riflessione, di studio, di confronto: un evento periodico, una Biennale appunto, per sollecitare il dibattito e costituire nel tempo un osservatorio permanente sulle condizioni di salute dello spazio pubblico; sui progetti realizzati e le ricerche utili a ridefinire nuovi parametri di pianificazione e progettazione; su vecchi e nuovi diritti di cittadinanza; sulle pratiche urbane e sul ruolo determinante dei cittadini nella difesa e nella valorizzazione degli spazi pubblici considerati beni comuni, inalienabile patrimonio collettivo, senza il quale muore la convivenza civile e con essa la città così come storicamente l’abbiamo sempre intesa.
Con questa iniziativa si è voluto affermare che i destini dello spazio pubblico sono affidati a nuovi equilibri da costruire nel rapporto tra la formalità del piano e delle norme e l’informalità delle azioni dei cittadini e del capitale privato. Nuovi equilibri che vedono come perno della bilancia la pubblica amministrazione, la quale è sfidata a svolgere il ruolo di interprete e mediatrice tra interessi pubblici e privati sia con l’innovazione delle procedure riferite ai tempi lunghi del piano, sia con la dotazione di nuovi strumenti di conoscenza e decisione per rispondere ai tempi rapidi delle trasformazioni reali e dei conflitti che ne derivano. E tra questi strumenti la partecipazione dei cittadini, delle forze sociali ed economiche, su un piano di sostanziale parità, assume una particolare importanza e richiede adeguate forme di realizzazione.
E così sono emersi gli argomenti di principale interesse, che attraversano da un lato la storia e la cultura, il progetto, la gestione e i piani di rigenerazione urbana e dall’altro lato i diritti di cittadinanza, vecchi e nuovi protagonisti tra inclusione ed esclusione, la città degli eventi e i contributi dell’arte pubblica, il ruolo della partecipazione. In sostanza un confronto tra la città progettata, che stenta a regolare i flussi della trasformazione, e la città reale, che si autoriproduce e trasforma ogni giorno con quelle pratiche urbane che molto spesso sfuggono all’occhio di chi pianifica o governa.
La prima Biennale dello spazio pubblico svoltasi a Roma dal 12 al 14 maggio 2011, promossa dall’Inu Lazio in collaborazione con l’INU nazionale, nata quasi in sordina, è cresciuta nella sua preparazione e si è trasformata in un evento capace di coinvolgere molte sezioni regionali dell’Istituto, l’Università di Roma Tre, la Casa dell’Architettura, la Cornell University, e molti altri.
I temi affrontati e la partecipazione di oltre mille persone sono la testimonianza del grande interesse sviluppato in un virtuoso intreccio tra operatori e studiosi.
La sessione su Roma dalle origini ai giorni nostri non è un caso: la Roma antica costruì un modello di spazi pubblici che ha fatto scuola nella formazione della città moderna. Roma, che presenta un catalogo infinito di spazi pubblici di ogni epoca e dove il rapporto con i beni archeologici è più diffuso e rilevante che in qualunque altra città.
È emersa la rilevanza dei litorali, che circondano gran parte del nostro paese, dove lo spazio pubblico assume il doppio volto della riqualificazione dei waterfront urbani e della regolazione del rapporto pubblico/privato nell’uso delle spiagge aggredite da un’imprenditoria privata fiorente ma poco sensibile alla tutela dell’ambiente e ai diritti di uso collettivo di un bene comune come le aree demaniali. Il recente decreto sulle concessioni conferma purtroppo le peggiori previsioni.
Una sessione di lavoro ha voluto comprendere quanto sia determinante partire dalla ricostruzione degli spazi pubblici se si vogliono creare le condizioni di rinascita di una comunità frantumata da eventi catastrofici,come insegna la complessa e triste vicenda della ricostruzione de l’Aquila.
Progetto e realtà dello spazio pubblico ha proposto una rivisitazione critica di programmi avviati da alcuni Comuni; è comune convincimento del mondo della ricerca e di quelle amministrazioni pubbliche che hanno promosso i programmi più avanzati, che riqualificare una piazza è poca cosa se non si inserisce in un programma di costruzione / ricostruzione di una rete di spazi pubblici, collegati e interagenti tra loro, in grado di fare sistema, di rappresentare la struttura portante dei processi di rigenerazione urbana. E per riuscire in questo intento si dovrà partire dall’analisi delle condizioni reali dei contesti urbani, costruire mappe degli spazi pubblici esistenti e necessari, mappe che contengano sia analisi oggettive frutto di indagini approfondite sul campo sia giudizi soggettivi ricavati dalla percezione dei cittadini.
Lo spazio pubblico, per sua intrinseca natura, non esclude nessuno, a patto che si rispettino le regole che lo governano. Nei prossimi due anni, nel percorso che ci separa dalla biennale del 2013 di cui il sito (biennalespaziopubblico.it) sarà informatore attento, potremo costruire uno spazio pubblico virtuale che raccoglie con più efficacia di quanto abbiamo fatto finora, tutti i protagonisti della difesa e riconquista degli spazi pubblici delle nostre città. E con tutti costoro cercheremo di costruire una “carta dello spazio pubblico” che rappresenti il manifesto ideale e programmatico di un vasto arco di forze sociali, economiche, culturali ed istituzionali. Una biennale aperta quindi, non riservata agli esperti.

Data di pubblicazione: 7 luglio 2011