Urbanistica INFORMAZIONI

L’Inizio della governance

Relazione al Convegno Nazionale: “Dopo l’emergenza Verso il governo della Ricostruzione”

L’Aquila 26 settembre 2009

Il processo di Ricostruzione dell’Aquila sarà caratterizzato da diverse antinomie tipiche del piano e non del tutto risolte, oggi, in Italia.
- eccezionalità v/s ordinari età
- pubblico v/s privato
- natura previsiva v/s natura regolativa
- centralismo v/s localismo
- conservazione v/s trasformazione
In termini più sintetici, si tratta di declinare la pianificazione come la costruzione di scelte razionali condivise in una situazione in cui la società locale è dispersa e destrutturata, l’economia locale non sembra avere prospettive a medio termine ed il sistema insediativo è pesantemente compromesso sia nelle componenti strutturali (armatura urbana) che in quelle residenziali.
La risoluzione di queste antinomie in una logica di governance virtuosa comporta la costruzione di alcuni scenari realistici e praticabili che provo a tratteggiare:

1. Una visione economica regionale: L’Aquila come capitale regionale
L’economia aquilana già di per se in condizioni critiche prima del sisma non può essere recuperata in termini autarchici sulla base delle tradizionali “vocazioni” peraltro mai arrivate a maturità: turismo, cultura, natura.
La regione ha una sua strategia economica, i principali telai infrastrutturali sono da tempo in via di completamento. Un progetto per L’Aquila deve necessariamente essere costruito all’interno della programmazione regionale e provinciale, la rilettura del Por ed una riutilizzazione dei fondi Fas o di quelle aggiuntive comunitarie deve porre il tema Aquila al centro di una visione condivisa regionale.
Ed in questo senso devono essere rimessi in gioco anche ruoli e sistemi che oggi vengono dati per scontati: Università, Infrastrutture, Sedi degli Uffici regionali, Alta direzionalità ma anche il ruolo dell’industria e della Ricerca.
Non si aiuta L’Aquila solo con una ridistribuzione bilanciata di fondi ma ripensando l’intera strategia territoriale regionale; un nuovo Quadro strategico regionale.
La eccezionalità dell’evento sismico e le interazioni della poliarchia commissariale postulano la necessità di sperimentare una reale governance plurilivello con proprie strutture tecniche e di supporto e con contenuti politici condivisi, superando il buonismo di facciata e le Intese solo retoriche.

2. Una visione territoriale, le politiche prima degli strumenti tecnici
La natura tecnica degli strumenti per la ricostruzione non può essere anteposta in termini vagamente giustificativi alle condizioni politiche ed alle politiche da essa derivanti.
Parlare oggi di “strumenti” e peggio ancora dei loro potenziali autori come negli anni ’60 fa parte di una concezione del piano e della politica vecchie e un po’ provinciali.
Invocare nomi di Archistar (da Fuksas a Piano) e rinviare a strumenti quali un Masterplan (?) o un Piano di Recupero del centro storico rivela una sostanziale impreparazione rispetto alla natura dei problemi o peggio una soluzione tecnicistica invocata per coprire operazioni di gestione casalinga altrimenti impresentabili.
Il problema è quello di dover affrontare una attività molto complessa di riorganizzazione dell’intero insediativo, caratterizzato già prima del sisma da un policentrismo sbilanciato, da una armatura urbana debole e incompleta, da una rete vegetazionale deframmentata e da un alto consumo di suolo derivante dalla presenza di vuoti urbani e di aree dismesse, e da uno sprowl insediativo generato da una recente gestione deregolativa dall’urbanistica.
Il terremoto ha introdotto in questo quadro già problematico nuovi problemi quali la inagibilità dell’intero centro storico, la pesante compromissione della più recente periferia consolidata e in via di formazione, la criticità funzionale del sistema dei servizi e delle principali attrezzature Gli interventi del progetto C.A.S.E nella fase emergenziale hanno appesantito molti nuclei frazionali e soprattutto modificato una già molto critica situazione della mobilità.
A questa criticità deve essere aggiunta quella derivante da una assurda localizzazione degli edifici scolastici provvisori che essendo stati ubicati, in assenza di una analisi della domanda prevalentemente nelle fasce di rispetto e nelle aree residuali degli svincoli autostradali, renderanno ancora più complessa la mobilità.
Pensare di gestire questi problemi con un Piano di recupero del centro storico o con pasticciate soluzioni viabilistiche, elargendo al contempo edificabilità ai numerosi benefattori che promettono asili e campetti ed agli improvvisati amanti delle case”provvisorie”, anche sulle aree gravate dai vincoli paesaggistici significa non aver chiaro che ci si trova di fronte ad una delle più grandi e complesse imprese urbanistiche a livello europeo.

3. Un quadro conoscitivo condiviso per operare scelte on going
In questo senso senza aspettare interventi salvifici da parte di qualche illustre urbanista, che si fa sponsorizzare nel frattempo sulla terza pagina di La Repubblica, si può riflettere su alcune condizioni di operatività di cui l’Amministrazione già potrebbe disporre se volesse.
a) Un formidabile impianto di conoscenza territoriale di sfondo che è stato prodotto dalla Regione Abruzzo, per la elaborazione dei nuovi Piani Paesaggistici ed è recentemente stato pubblicato sul sito della Regione. Questo sistema informativo può essere utilizzato per individuare le parti di territorio da poter “rimettere in gioco” ma soprattutto quelle da tutelare e comunque da sottrarre al processo di “occupazione” che la leva fondiaria ingenera nelle fasi di crisi.
b) Le numerose pubblicazioni e le Ricerche del Dipartimento di Architettura ed Urbanistica della facoltà di Ingegneria che da oltre trent’anni studia sistematicamente il territorio del Comitatus e in particolare i centri storici minori ma soprattutto quello della città dell’Aquila (da Spagnesi – Properzi a Centofanti, Zordan, Tamburini, Rolli, Ciranna etc.).
- L’archivio “Stockel” (le trasformazioni urbane tra ‘800 e ‘900) che è stato recentemente riordinato sulla base di una collaborazione operativa con la Soprintendenza B.A. in riferimento alla documentazione della ricerca sulle trasformazioni tra ‘500 e ‘700 curate nell’Antinoriana da Raffaele Colapietra, costruendo un primo sistema informativo riferito ai dati catastali. Si tratta di documenti, Rilevi, analisi eccezionali indispensabili per la ricostruzione ignorati dalla Protezione Civile e dallo stesso Commissario per i beni storico artistici che si spera possono essere utili al Comune.
- I Laboratori interdisciplinari di Sistema Abruzzo (Fac. Ing AQ-Fac. Arch. PE-Fac. Geol.) istruiti sulla base del Protocollo con Regione Abruzzo che hanno avviato la sperimentazione nei comuni del cratere (che inutile ed errata parola) con attività di assistenza e di accompagnamento.
c) La nuova legge di governo ed uso del territorio che è in via di definitiva approvazione ed introdurrà nuove modalità di pianificazione quali: il progetto dell’Armatura Urbana, le Verifiche di coerenza e di compatibilità, la Carta dei Luoghi e dei paesaggi (vedi anche punto a) L’attività urbanistica, o meglio di governo della ricostruzione della città e del territorio deve essere organizzata rispetto a questo sistema in movimento.
Si tratta di una occasione eccezionale per costituire con modalità inclusive e non familisticamente selettive, una struttura di supporto al processo, nel quale le componenti tecniche istituzionali si integrano con quelle delle professionalità locali e con quelle della ricerca universitaria, in una logica relazione di pubblica evidenza.
Queste condizioni: conoscenza condivisa utilizzabile nelle scelte, strutture tecniche di supporto, interazione con i soggetti istituzionali, gli utenti e gli operatori, possono garantire una ragionevole possibilità di successo alla governance.

4. Una Visione sociale da costruire
Nel caotico sovrapporsi di idee, di proposte, di offerte e di “doni” con i loro portatori (dis)interessati è inoltre venuta a mancare in termini, per la verità preoccupanti, una informazione di base ufficiale e “credibile” quale amalgama per le nuove componenti sociali.
La stampa non sempre riferisce l’andamento reale del processo disgregativo che ha investito una società locale non particolarmente coesa e già segmentata intorno a tre o quattro subculture-residuali.
Al processo di ricostruzione rischia quindi di venir meno l’attore principale: la cittadinanza aquilana sulla quale il tardivo censimento fatto per C.A.S.E rischia di produrre ulteriori conflittualità tra esclusi e inclusi.
Ma ancora più complessa appare la mappa che si va ridisegnando sulle macerie del terremoto in relazione alle nuove centralità spontanee ed alla ascesa economica dei soggetti che operano nella ricostruzione.
Sembra in questo senso necessario garantire una o più dimensioni di aggregazione sociale alle quali manca oggi una visione condivisa.
Il piano o meglio le attività di pianificazione sembrano essere una sede ottimale per configurare visioni anche di tipo spaziale, da proporre come amalgama per la nuova società aquilana.

Una Agenda strategica

Da dove ripartire? E come ricostruire la necessaria dialettica tra cittadini, amministratori e scelte di piano? In questo senso si può parlare piuttosto di rifondazione che di ricostruzione.
Da “tutto com’era e dov’era” declamato nei primi giorni dal sindaco come risposta ad una new town minacciata pensando a Milano 2 ma che in realtà serviva a far sperimentare da Protezione Civile il progetto del Consorzio C.A.S.E sulle spalle degli aquilani, si è passati ad una incertezza pressoché totale dopo la diaspora e la paventata selezione a punteggio per le prime sparpagliate C.A.S.E.
Cosa vogliono gli aquilani? Esistono valori urbani fondanti? Le oltre 6.000 domande di spostamento della residenza a cosa preludono? Dove andranno e quanti saranno gli universitari nei prossimi anni? Quanti commercianti e quanti professionisti torneranno nel centro storico? Come si organizzerà in via definitiva la popolazione che ha optato per il provvisorio e l’agglomerativo spontaneo? In sintesi quale città? Costruire i “luoghi” per questa discussione corale gestirne senza forzature gli esiti, raccordarli con le elaborazioni della struttura tecnica di supporto è una impegnativa attività che non può essere affrontata in termini volontaristici e pasticciati come si è fatto sinora né tanto meno demandata a strutture tecniche frutto di accordi di reciproca copertura tra Protezione civile e Sindaco.
A questa attività peraltro non può essere estranea la ricostruzione dello stesso tessuto politico che il terremoto sembra aver scosso più delle mura.
Anche in questo caso le interazioni tra attività politica e prassi operative della ricostruzione non possono seguire il tradizionale andamento sequenziale: prima il quadro politico consapevole del terremoto e poi le scelte della ricostruzione; questi due processi avverranno in parallelo, con tutte le difficoltà del caso Si tratta pertanto di un processo lungo e complesso rispetto al quale non sono praticabili accelerazioni efficientiste, ma possono essere assunti solo alcuni criteri prudenziali: - costruire (prima), in riferimento al citato disegno di legge regionale, un sistema di regole condivise (Quadro conoscitivo Carta dei luoghi e dei paesaggi) per la valutazione delle politiche pubbliche di carattere territoriale che si presentano sempre con i caratteri dell’urgenza propri della (presunta) pubblica utilità; valutare in termini di coerenza rispetto alle politiche territoriali regionali e nazionali; valutare in termini di compatibilità rispetto ai Quadri conoscitivi condivisi; - operare le scelte strategiche e strutturali all’interno di un sistema di relazioni più ampio (nazionale, regionale) in termini di condivisione e di progressiva interazione; sistema dei Parchi Nazionali; sistema delle Infrastrutture nazionali e regionali; sistema delle Politiche Regionali; - operare attraverso Accordi e Intese prodotti in sede di governance plurilivello per la definizione del nuovo ruolo della città capitale regionale; Fondi Fas; Programma Jessica; Attività e sedi regionali provinciali e comunali; nuovo modello delle Università; Infrastrutture innovative per la mobilità del comprensorio; - affiancare alla attività di governo una potente macchina per la comunicazione e sostenere i nuovi processi di partecipazione dal basso; politica dell’ascolto; monitoraggio economico e finanziario; white list imprese; osservatorio sociale; osservatorio del lavoro; Urban Center; - organizzare una struttura operativa (Agenzia di Pianificazione) per la produzione di piani e progetti per la ricostruzione, mettendo in valore le notevoli risorse locali; - utilizzare tecniche perequative nelle fasi di ricostruzione del centro storico e nelle aree di nuovo impianto; monitoraggio del mercato immobiliare; linee guida per partenariato pubblico-privato; controllo dei processi di perequazione – mobilità pubblica – servizi; protocolli premialità e realizzazione e scomputo; - applicare i criteri di microzonazione sismica in termini estensivi e con criteri omogenei e condivisi.

Data di pubblicazione: 6 aprile 2011