Sindaco Romani, una delle prime iniziative del suo mandato amministrativo, riguarda lo sviluppo del territorio ed in particolare il recupero del centro storico, incentrando l’iniziativa non solo sul rinnovo del patrimonio edilizio, che rimane comunque una priorità, ma guardando anche oltre i confini amministrativi per rilanciare l’economia locale a partire dal patrimonio territoriale, paesaggistico, archeologico di cui dispone. Crede che il Qsv possa rappresentare una vera occasione di sviluppo locale?
Credo che il Qsv possa fornire un effettivo contributo verso l’avvio di un processo di sviluppo, in quanto è riuscito ad inquadrare con chierezza i punti di forza di questo territorio, che esprime grandi potenzialità, non solo per aumentare e potenziare i flussi turistici, ma anche e soprattutto per consolidare e sviluppare un tessuto socio economico che per sua natura fa perno proprio sulle risorse che questo territorio esprime. Si tratta di intessere relazioni e tavoli con tutti i soggetti coinvolti, cosa che con il Qsv si è cominciato a fare, in modo tale da concretizzare alcune prime azioni importanti di livello territoriale, quali l’attuazione del progetto di valorizzazione dell’Antica via Flaminia e il potenziamento e trasformazione della Ferrovia Centrale Umbra, per poi avviare alcuni interventi, non più rimandabili, di riqualificazione dei rispettivi centri urbani storici, che nel caso di Acquasparta, riguarderebbero in prima istanza il recupero edilizio di importanti contenitori di grande pregio architettonico. A questo proposito si è cominciato a ragionare sul recupero e rifunzionalizzazione di uno dei palazzi storici più importanti della Regione, Palazzo Cesi, il cui recupero darebbe un forte impulso all’economia locale in quanto costituirebbe non solo un contenitore di pregio, ma potrebbe ospitare una serie di attività socio economiche e culturali di rilievo non solo locale.
Ritiene che la dimensione intercomunale possa favorire il processo avviato oppure possa costituire una ulteriore difficoltà ad avviare il processo?
Ritengo che in questo particolare momento caratterizzato anche dal dibattito sulla riforma di tipo istituzionale dove le unioni di comuni assumerebbero un ruolo differente, ragionare di intercomunalità significa avere occasioni di sviluppo maggiore piuttosto che proseguire sulla linea della chiusura e del campanilismo. Certamente si tratta di mantenere forti e salde ognuno la propria identità e specificità, ma l’unione con i territori con caratteristiche simili caratterizzati da medesime tipologie di risorse, risulta una ricchezza, sia nell’ottica dell’ottimizzazione dei risultati sia nell’ottica della competitività rispetto al panorama regionale. Non c’è dubbio che avviare questo processo in sinergia con le altre Amministrazioni comunali risulta più complesso, peraltro si tratta di tre Comuni di cui due appartenenti alla Provincia di Terni e uno, Massa Martana, alla Provincia di Perugia, ma è altrettanto vero che bisogna lavorare per unire le forze, magari anche con altri Comuni limitrofi, intorno a progetti, bisogna lavorare per oltrepassare i limiti amministrativi per attuare politiche e azioni sul territorio rispetto ad aree geografiche a geometria variabile che dipendano il più possibile da obiettivi e azioni da intraprendere su specifici temi, piuttosto che su limiti teorici, come spesso accade, definiti a tavolino che nulla hanno a che vedere con i processi di sviluppo in atto o che potenzialmente si possono attuare. Vorrei a questo proposito precisare che in questa sede non parlo solamente a titolo personale, ma ritengo di esprimermi nell’ottica intercomunale, quindi mi riferisco ad una idea di sviluppo, che non può prescindere dalle risorse territoriali e dai Comuni di San Gemini e di Massa Martana, amministrati dai miei colleghi sindaci rispettivamente Leonardo Grimani e Maria Pia Bruscolotti, con i quali abbiamo perfetta sintonia rispetto a questa visione, che supera i confini Amministrativi.
Rispetto alle iniziative intraprese, secondo la sua opinione, in che modo pensa che la Regione possa essere di supporto per proseguire sul percorso avviato?
In prima istanza credo che sia indispensabile che la Regione continui a svolgere il ruolo di animazione e supporto, non solo finanziario, al proseguimento e all’attuazione del Qsv, nelle fasi successive previste dalle Linee guida che essa stessa ha prodotto. In secondo luogo credo che sia importante il ruolo della Regione nel supportare i Comuni che propongono progetti di territorio. Mi spiego meglio: il Qsv si sta rivelando un contenitore ricco di progetti territoriali di sviluppo, così come auspicato dalla Regione nel disegno strategico territoriale (Dst), ora nel redigendo Piano urbanistico strategico territoriale (Pust), progetti di sviluppo che stanno nascendo dal basso, per iniziativa dei territori (comunali), progetti che richiedono una forte sinergia e una forte integrazione di risore e politiche, quali quelle infrastrutturali, turistiche, agricole, ambientali, culturali, integrazione, che difficilmente i Comuni, da soli, possano far si che portino a risultati concreti, in quanto gli atti di programmazione sono regionali e il nostro contributo può essere di tipo propositivo, appunto facendo proposte di territorializzazione dello sviluppo. Auspico quindi un supporto della Regione in queste due direzioni.