Con quest’ultimo numero dell’anno 2023 si conclude la collaborazione tra la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e la rivista Urbanistica Informazioni, tracciando un percorso che sembra una coreografia circolare.
La fotografia di questa quarta di copertina si collega direttamente alla prima immagine utilizzata per il numero 307.
Entrambi gli scatti fanno parte di In/Finito, progetto di danza e fotografia per spazi urbani, naturali o storici, nato a Reggio Emilia nel 2018 da un’idea del direttore della Fondazione Gigi Cristoforetti, in collaborazione con Fotografia Europea e in partnership con Fondazione Palazzo Magnani.
Si tratta di sei coreografie di pochi minuti. Esse non vanno in scena, se non nell’ambito di un preciso contesto urbano. Un fotografo, ogni volta diverso, sceglie il proprio punto di vista su quella città e ’mette in scena’ le coreografie in uno o più siti, per fotografarle.
Il risultato finale è una esposizione fotografica, e solo dentro quell’esposizione un pubblico vedrà eseguite le coreografie.
Gli scatti utilizzati per le due quarte di copertina, nati per comporre l’esposizione fotografica "Come non ci fosse un domani.
La danza immagina la città", presentata all’interno di Fotografia 2018, sono stati realizzati da Toni Thorimbert in due luoghi del centro storico di Reggio Emilia.
Se nella foto del numero di gennaio-febbraio la danzatrice Grace Lyell era stata catturata in tutta la sua grazia e bellezza nella Sala Planisfero della Biblioteca Panizzi, in questa immagine invece troviamo la danzatrice Serena Vinzio accanto a un muro di scritte indelebili, lungo la prospettiva del Vicolo delle Rose, una anonima e ombrosa via secondaria del centro cittadino.
La performer è ripresa leggermente ricurva, appesantita dal piccolo secchio metallico sulle spalle tenuto con un laccio sulla testa.
Perché un secchio? Il coreografo Roberto Tedesco racconta che il secchio è un contenitore ma anche una sorta di sfera di cristallo: all’interno c’è il futuro, il cambiamento.
La metafora ci colpisce, soprattutto in rapporto al soggetto della fotografia in primo piano: un bambino che avanza verso lo spettatore con un pallone sotto il braccio.
Lui ci guarda. E il suo sguardo, non timido ma diretto, si collega alle occhiate delle due bambine nella Sala Planisfero: tra tutti gli altri figuranti presenti nello scatto, seduti attorno al tavolo, loro sono le uniche che cercano un contatto visivo con lo spettatore.
I bambini ci guardano, verrebbe da dire, pronti a cogliere ogni sfumatura del mondo che li circonda.
La responsabilità delle istituzioni culturali diventa, pertanto, cruciale nella creazione di progetti formativi che plasmino il loro futuro, aprano porte verso la bellezza, forniscano spazi in cui i bambini possano esprimere liberamente la propria creatività e costruire un senso di appartenenza.
Impegno che la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto porta avanti con progetti mirati alla trasmissione della danza alle giovani generazioni.