Il 2022 si è aperto con un traguardo assai rilevante – almeno in termini teorici – sul piano delle innovazioni concernenti diritti e doveri fondamentali. Alla fine di un iter durato quasi tre anni, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi ha fatto il suo ingresso nel dispositivo fondamentale dell’ordinamento giuridico del nostro Paese, cioè in quel testo che raccoglie i principi costitutivi e le regole che disciplinano l’organizzazione dello Stato e le relazioni che esso intrattiene con i cittadini: la Costituzione della Repubblica italiana. E la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra in Costituzione attraverso la modifica dell’art. 9 ovvero proprio laddove (artt. da 1 a 12 – Parte I) si enunciano i principi fondamentali, che affermano i valori imprescindibili di libertà, uguaglianza, solidarietà che sono - oggi più che mai - vitali per un popolo. Principi primari che stabiliscono i criteri di ordine generale a cui si devono attenere le leggi ordinarie nell’elaborazione dell’ordinamento giuridico. Nell’art. 9 era già contenuta la tutela del patrimonio paesaggistico e del patrimonio storico e artistico italiani ma con la sua riforma si attribuisce, direttamente alla Costituzione, anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e, dopo ventiquattro anni dalla prima proposta e dopo cinque legislature nazionali, viene specificato esplicitamente anche un altro importante, fondamentale principio che riguarda la tutela degli animali, che viene affidata alle leggi ordinarie dello Stato.
Per dirla con le parole con cui il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha commentato l’esito del voto definitivo alla Camera dei deputati (Roma, 8 febbraio 2022) “è un passaggio imprescindibile per un Paese come l’Italia che sta affrontando la propria transizione ecologica. Per le azioni che facciamo oggi e per le conseguenze che ci saranno in futuro sulle prossime generazioni, questa conquista è fondamentale e ci permette di avere regole ben definite per proteggere il nostro pianeta”. Parole che, per gli urbanisti, inevitabilmente evocano l’aspettativa di garanzia di quel “primo passo” di “civiltà urbana” che Giovanni Astengo (1967) intravedeva nell’azione dello Stato all’indomani dell’approvazione della legge n. 765/1967 (cosiddetta Legge Ponte) che introduceva l’obbligatorietà del rispetto degli standard urbanistici nel processo di formazione e attuazione dei piani regolatori. Come si sia effettivamente interpretata e applicata quella norma nei decenni successivi è noto, ed è stato ampiamente documentato e discusso nel corso delle articolate iniziative attivate per le celebrazioni dei 90 anni dell’Inu dalla sua fondazione nel 1930 (http://www.inu90.com/eventi).
Cionondimeno salutiamo con entusiasmo il risultato raggiunto con questa nuova modifica costituzionale: il provvedimento, che ha incontrato un diffuso consenso lungo tutto l’arco parlamentare, è stato approvato con maggioranza qualificata e dunque non si è reso necessario un referendum confermativo.
Non va altresì trascurato che il provvedimento approvato lo scorso febbraio modifica anche l’art. 41 della Costituzione che concerne il rapporto – spesso controverso – tra attività economiche private e ambiente. Il testo originario dell’art. 41 è stato implementato con una – apparentemente semplice ma rilevante – disposizione che prevede che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in modo da recare danno non solo alle già sancite sicurezza, libertà e dignità umana ma, da ora, anche alla salute e all’ambiente. E’ questa una modifica costituzionale che interviene su una questione che ha spesso visto contrapporsi le diverse categorie di portatori di interessi economici e sociali. Il caso paradigmatico riguarda le diffuse opposizioni allo sviluppo delle energie rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico, in nome del potenziale ‘scempio’ di paesaggio, tutelato da sempre dalla Costituzione, o consumo di suolo agricolo (fotovoltaico a terra). In questa occasione, il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha osservato che “ora, ambiente e biodiversità vengono messi sullo stesso piano: vanno tutelati allo stesso modo del paesaggio. E questo ci aiuterà come Paese ad affrontare meglio l’emergenza climatica”. Un monito che non può sorprendere nella misura in cui il tema dei cambiamenti climatici attanaglia città e regioni dell’intero pianeta, determinando minacce climatiche comuni. E’ noto quanto in particolare le aree urbanizzate, dove si concentrano popolazione e beni, siano altamente vulnerabili agli effetti negativi delle alterazioni del clima, con probabili perdite e danni come risultato degli impatti del cambiamento climatico che si manifesta, ad esempio, attraverso ondate di calore, siccità, incendi, frane, rischi costieri, inquinamento.
La questione assume una rilevanza particolare quanto più si consideri che tutto il mondo si sta (finalmente!) cominciando a porre il problema di come far pervenire alle prossime generazioni un pianeta più sano, pulito e sicuro. Problema che la sfida dei cambiamenti climatici rende ancora più pressante. Fra i 17 obiettivi (goals) di sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite nel 2015 (raccolti nel noto testo come “Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”), l’obiettivo n. 13 riguarda proprio le azioni per il clima. In coerenza ad esso l’Europa ha varato il programma Next Generation EU, che fra i suoi scopi ha quello di spingere gli Stati membri a effettuare le riforme per accelerare la transizione ecologica, fornendo loro le risorse per gli investimenti necessari. In Italia, di questo vasto programma fa parte anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un’imperdibile occasione di sviluppo e rilancio sostenibile del nostro Paese.
Per quanto non vada dimenticato che la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali sia già entrata nella Carta costituzionale – con la riforma del Titolo V nel 2001 – come materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato (art. 117 comma 2, lettera s), il nuovo goal raggiunto con la modifica nella I parte della Costituzione apre un fronte di aspettative assai ampio e variegato, tanto per la gente comune quanto per coloro che operano nel campo tecnico, teorico, politico e amministrativo della pianificazione, del paesaggio, dell’ambiente, del governo del territorio. In quest’ultimo caso, l’impegno consiste nel saper trasformare le conoscenze che derivano dalle analisi multiple dei rischi – di profilo tipicamente ingegneristico – in dispositivi utili alla definizione di soluzioni tecniche pianificatorie, individuando elementi, componenti e relazioni strutturanti del sistema ambientale e, complementariamente, quelli di criticità. Conoscenze necessarie per informare all’indispensabile sostenibilità il nuovo progetto di suolo per l’abitare nella contemporaneità.
Nel 2022 anche Urbanistica Informazioni raggiunge un importante traguardo, inaugurando il suo cinquantesimo anno di produzione: l’idea di fondo che portò alla nascita della rivista nel 1972 era fondata sulla convinzione che la conoscenza fosse la base per comprendere i processi sul territorio ma soprattutto che la diffusione della conoscenza fosse la chiave per la prosperità collettiva. Attualizzando il concetto potremmo dire, oggi, che la conoscenza/informazione rende le persone libere. Con questo primo, importante, obiettivo Edoardo Salzano diede vita ad una proposta editoriale in grado di informare, formare e mobilitare, attivare interessi, iniziative, relazioni attraverso la voce dell’Inu. Oggi più che mai la rivista conferma e rafforza questo compito, da cui scaturisce il doppio lavoro che facciamo: da una parte l’impegno per creare un luogo dove le conoscenze possano essere portate in evidenza e liberamente discusse e/o condivise. Dall’altra, il tentativo di fornire strumenti per acquisire consapevolezza dei processi di transizione in atto, leggere e interpretare quanto avviene su scala globale, nazionale e locale a livello tecnico, culturale, politico e socio-economico, per muoversi entro il cambiamento in corso.
Entro il profilo di questa intenzione operativa e nella consapevolezza che non si dispone ad oggi di una conoscenza sistematica di come le città – soprattutto italiane – si stiano preparando ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, né di quali misure stiano mettendo in atto per aumentare la loro resilienza e capacità di adattamento, Urbanistica Informazioni apre il 2022 con un Focus, a cura di Stefano Salata, appositamente ideato per affrontare il tema del rapporto fra cambiamento climatico e governo del territorio, alla ricerca delle possibili prospettive di sinergia e convergenza. Infatti, capire come le città pianificano la gestione dei rischi climatici è necessario per identificare le lacune di azione, ipotizzare come allocare le risorse e definire una politica climatica meglio informata a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Sotto questo aspetto c’è sicuramente molto lavoro da fare, come sottolinea la densa intervista rilasciata sul tema da Luca Mercalli ma allo stesso tempo cominciano a sedimentarsi diversi lavori di studio e ricerca in grado di fornire prime proposte metodologiche e operative che illustrano i progressi della pianificazione dell’adattamento, concentrandosi sugli impatti identificati in diverse condizioni insediative e sulle misure di adattamento proposte.
Anche il Focus “Lifelines. Una ricerca in campo urbano” (a cura di Elisabetta M. Bello, Maria Teresa Gabardi, Luis Martin) sollecita riflessioni in rapporto ad una grande crisi globale come quella connessa alla pandemia da Covid 19 e al suo convergere con la crisi ecologica già in atto, evidenziando come tale condizione abbia accelerato e sottolineato la pervasiva precarietà e vulnerabilità della condizione contemporanea, obbligando a riconsiderare i paradigmi dell’abitare. UI 301 è anche occasione per l’avvio di una nuova rubrica denominata “Inu 90 Podcast”, destinata a documentare parte degli esiti delle iniziative legate alla mostra “90° Inu” che si è svolta nella cornice del MAXXI (Roma, dicembre 2021) quale manifestazione di chiusura delle celebrazioni del novantennale della fondazione dell’Inu. In particolare, in questo numero Francesco Domenico Moccia cura un servizio sul rapporto fra urbanistica italiana, Inu e contesto disciplinare internazionale, attraverso le voci di Janet Askew e John Forester.
Mosaico Italia torna sui temi della qualità dell’abitare e offre, nel servizio curato da Matteo Basso, una ricca riflessione e documentazione sui modi con cui i Comuni veneti hanno risposto alle sollecitazioni provenienti dai PINQUA, proponendo una panoramica delle progettualità presentate oltre a spunti di riflessione critica sui contenuti innovativi delle diverse proposte. Le questioni dell’abitare sono al centro anche della rubrica Inu Community “Progetti e programmi in cerca di una nuova urbanità” curata da Laura Pogliani che tesse un racconto attraverso esperienze e progetti di rigenerazione in Emilia-Romagna, a Milano e Città metropolitana, Perugia e Imola. Una Finestra su…approda a Valencia col servizio a cura di Emanuela Coppola che illustra le iniziative dell’amministrazione locale che hanno portato la città ad essere uno dei territori del Mediterraneo con i più elevati standard di qualità della vita. Città in transizione, verde urbano e adattamento ai cambiamenti climatici sono gli sguardi che strutturano i lavori di Spazio Giovani, Phd & Professione (curato da Luana Di Lodovico e Antonio Bocca) mentre la Rubrica Urbanistica, Società, Istituzioni (nella curatela di Emanuela Coppola e Carmen Giannino) illustra esperienze relative al modo in cui Napoli affronta il cambiamento climatico, al valore meta-progettuale delle piattaforme fluviali a scala metropolitana, al Festival di architettura e design di Afragola ed al progetto di valorizzazione a base culturale per la Valle dell’Alto Volturno. Mentre lo Speakers’ Corner fa eco al PNRR avanzando proposte per una ragionevole ripartenza e Assurb discute in tema di una certa im(previdenza) professionale, Letture&Lettori presenta, attraverso i percorsi a cura di Federico Camerin, un nuovo ciclo di proposte editoriali. Completa UI 301 la Rubrica Significante&Significati che, in virtù della numerosità dei lemmi che caratterizzano il linguaggio contemporaneo del governo del territorio, raddoppia il proprio spazio ed apre il 2022 con due concettualizzazioni fra le più strutturanti per l’urbanistica: Zoning, che nella descrizione interpretativa di Bertrando Bonfantini disvela le debolezze del pensiero di chi, pregiudizialmente, confonde lo strumento tecnico con i modi del suo utilizzo ed argomenta compiutamente circa il suo costituirsi come contenuto imprescindibile del progetto urbanistico contemporaneo; Valutazione ambientale strategica, locuzione anch’essa latrice di equivoci diffusi nella misura in cui, come illustra esaustivamente Simona Tondelli, è stata troppo spesso utilizzata come uno strumento di giudizio ex post delle scelte del piano, invece che a supporto del processo di pianificazione come strumento di comprensione oggettiva dello stato del territorio e dell’ambiente in rapporto alle previsioni progettate.
Con il n. 301 si rinnova anche il racconto visivo di UI che, per il 2022, è affidato alla pittrice polacca Gosia Turzeniecka che offrirà ai lettori alcuni estratti dalle sue collezioni di acquarelli, a partire da Block, la raccolta di opere realizzate attingendo alla memoria di quel paesaggio urbano ’duro’ della sua gioventù.