Due temi, in questa prima parte del secolo, si pongono in una dimensione strategica nel governo del territorio La giustizia sociale, che significa accesso ai diritti di quei beni che gli urbanisti continuano a chiamare standard e che costituiscono le dotazioni territoriali di ogni cittadino presente sul territorio e la transizione ecologica che stiamo vivendo, che significa che il pianeta terra ed in particolare le zone urbanizzate stanno producendo un grave rischio di non ritorno, un serio pericolo alle aspettative di vita di molte specie, compresa quella umana.
Porre attenzione a queste due questioni e all’intreccio tra loro è compito degli urbanisti e di quanti si pongono in un’ottica capace di convivere con l’accorciamento degli orizzonti temporali e la necessità di lavorare all’interno di un processo che si sviluppa nel lungo periodo.
La rigenerazione urbana è diventato il principio ma anche il modello operativo, come si evince dalle aperture di Silvia Viviani e Roberto Mascarucci, un tema però completamente assente dall’Agenda politica del governo che non è ancora riuscito a costruire un progetto per le criticità che continuano a vivere città e territori. Sono stati abbandonati alcuni percorsi positivi si pensi a Casa Italia e a Italia Sicura e si presentano segnali preoccupanti che indicano come il consumo di suolo non stia riducendosi e come anzi questo diventi assieme all’inquinamento un vero e proprio indicatore degli squilibri territoriali: comuni in crescita immobiliare, sviluppo infrastrutturale come le aree dei poli turistici e della pianura padana e comuni in declino demografico ed economico, con i conseguenti abbandoni di territori, della difesa idrogeologica e della tutela paesaggistica di molte aree interne del centro sud. I percorsi di riordino istituzionale, dalle città metropolitane ai piccoli comuni, si sono arenati e i confini comunali tornano ad essere il perimetro delle politiche abbandonando possibili percorsi verso geografie variabili in funzione delle emergenze ambientali, infrastrutturali e sociali.
Le città sono anche il luogo dove si concentrano i temi ambientali che ogni giorno si presentano come emergenze di volta in volta nuove o ricorrenti come le inondazioni post rovesci, post nevicate o come la gestione dei rifiuti (si veda l’articolo di G. Caudo e S. Sampaolo).
Le infrastrutture sono tornate ad essere un tema che divide i territori tra chi chiede la protezione dei luoghi, delle identità e chi ritiene che siano un supporto indispensabile dalle economie e alla accessibilità. Le infrastrutture “grigie”: strade, ferrovie e porti (a quest’ultime dedichiamo un ampio servizio) possono e devono diventare il perno delle scelte progettuali del nostro Paese, non solo per i problemi che presentano: manutenzione, sotto dotazione, l’incrocio tra locale e globale), ma anche e soprattutto perché consentono di costruire un progetto a lungo termine incentrato sulla intermodalità e sulla innovazione tecnologica, superando una visione di costi e benefici incentrata su valutazioni degli impatti fiscali e a breve termine per assumere una prospettiva di accessibilità e mobilità che garantisca una sostenibilità ambientale e fortemente sbilanciate sul trasporto a minori impatti sia delle persone che delle merci.
I temi della transizione ecologica direttamente connessa con le trasformazioni globali dei cambiamenti climatici e con l’urgenza di assumere politiche per il contenimento delle emissioni in grado di non consentire un aumento delle temperature superiore a 1,5°C si connette direttamente con le politiche dei singoli stati sul sistema delle infrastrutture e delle comunità locali in merito al consumo di suolo e rigenerazione urbana.
La giustizia sociale non è estranea e la necessità di rispondere a molti fabbisogni non soddisfatti, di casa e di servizi connessi all’abitare in primo luogo la salute, l’accessibilità e i servizi eco sistemici, costituisce l’emergenza sociale che produce disuguaglianze e che rappresenta la modalità con cui si stanno costruendo le nuove periferie (urbane e rurali, storiche e contemporanee, inaccessibili, inquinate, degradate). I flussi migratori sono contemporaneamente causa ed effetto sia nelle aree di accentramento sia nelle zone di fuga, dove si determinano nuove polarità e zone di abbandono. La presenza degli spostamenti migratori in arrivo e in partenza determina una geografia a macchia di leopardo ancora tutta da studiare ed impone una politica e azioni sul versante dell’offerta in termini di servizi, di politiche abitative e della accessibilità.
La scommessa consiste nel rispondere alle domande e ai fabbisogni con una strategia integrata e ridotti impatti agendo sulla rigenerazione urbana e anche sulle infrastrutture veloci, sul trasporto locale e ciclabilità, modificando la geografia delle disuguaglianze che la rete nazionale e locale di strade e ferrovie oggi determina.