Le tre parole chiave proposte per descrivere le questioni strategiche che attraversano la vita sociale ed ambientale: Europa, montagne, infrastrutture, si incrociano con altrettante geografie che caratterizzano la fase attuale e le modalità con cui l’INU guarda e cerca di interpretare il “Mosaico Italia”: la geografia politica, la geografia fisica, la geografia relazionale.
L’Europa rappresenta il riferimento politico e geografico contemporaneamente del nostro passato e del nostro futuro, un territorio urbanizzato dove sono sorte e cresciute le nostre città che rappresentano i luoghi in cui emergono i problemi ma anche dove si trovano le soluzioni, dove le diseguaglianze hanno raggiunto livelli insostenibili, come analizza Elio Piroddi negli “Scenari per l’Europa” che ci propone in questo numero. Una politica possibile passa dal Patto di Amsterdam, quindi proprio dall’Europa, che prevede azioni congiunte mirate: all’integrazione dei migranti, alla tutela della salute dagli inquinanti, al recupero della pianificazione urbana, ad una offerta di abitazioni a basso costo, alla transizione energetica, al potenziamento del trasporto pubblico, al passaggio alle infrastrutture digitali. Alla diminuzione della crescita fisica serve una visione europea di rigenerazione con una nuova generazione di piani urbanistici che si orientano sulla concezione della Convenzione Europea sul paesaggio.
Le analisi socio territoriali presentano lo spazio montano come un territorio in crisi, caratterizzato da abbandono, che mette a rischio non solo la sostenibilità sociale ma anche quella più strettamente fisica.
La lettura dei fenomeni si concentra su tre fattori che rappresentano la fotografia non solo della montagna italiana ma anche di quella europea: utilizzo incontrollato delle risorse; paesaggio come spazio per il turismo metropolitano; perdita di servizi essenziali.
La montagna è uno spazio troppo grande e troppo importante per lasciarlo all’abbandono e/o per utilizzarlo solo come loisir, è uno spazio naturale e culturale strategico per collocazione geografica, per l’Europa e per il nostro Paese ed è luogo nel periodo più recente di politiche e buone pratiche che si connettono e dialogano con le realtà metropolitane di pianura, in merito: allo sviluppo sostenibile, alla gestione delle risorse naturali ed al riconoscimento dei servizi eco sistemici, alle dinamiche demografiche e alla presenza di nuovi abitanti, alla attenzione alla agricoltura e alla produzione artigianale ed energetica, alla offerta di servizi per gli abitanti delle montagne e delle città.
Le infrastrutture, in particolare quelle “grigie”, le strade, che si identificano con molti dei problemi che caratterizzano l’ambiente e la società: inquinamento, emissioni, il crescente peso del trasporto di persone e merci su gomma, il consumo di suolo, impongono un profondo contributo volto a superare la cronica difficoltà a costruire intermodalità e integrazione della mobilità veloce e quella lenta. Le infrastrutture definiscono il territorio, abbiamo bisogno di valutazioni di impatto e di interventi in grado di incrociare le infrastrutture con i processi di rigenerazione urbana e territoriale.
Europa, montagne, infrastrutture sono i temi della politica, della difesa dell’ambiente, della mobilità e della economia. L’urbanistica si relaziona a questi con una cassetta degli attrezzi vecchia e spuntata: i piani di area vasta hanno sempre funzionato poco e male, le politiche di coesione e quelle di perequazione territoriale sono limitate a poche sperimentazioni, il trasporto pubblico e il trasporto sostenibile di persone e merci è limitato e arretrato, così come sono deficitari tutti i piani e programmi settoriali. Non possiamo quindi limitarci, e forse sarebbe inutile, a rivendicare piani e programmi, la prospettiva che il XXX Congresso dell’INU propone fa perno sul recupero della progettualità e della “capacità di investimento nella sfera pubblica tramite un efficace collegamento tra la pianificazione urbanistica, la programmazione e la gestione delle risorse comunitarie, disponibili per mettere in opera politiche integrate di coesione sociale e di miglioramento delle condizioni urbane”. Ridurre le diseguaglianze tra territori e tra abitanti, agendo su demografia ed economia costituiscono l’obiettivo per contrastare gli scenari più allarmanti che riguardano i fattori ambientali.